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George Soros, il coronavirus e la famiglia

George Soros, il coronavirus e la famiglia

«L’abolizione della famiglia non significa porre fine all’amore e alle cure, ma serve e estenderli a tutti»: questo il titolo di un articolo apparso su opendemocracy, portale di informazione globale fortemente finanziato dal filantropo multimiliardario George Soros.


«La pandemia mostra come dobbiamo ripensare le cure al di là delle strutture familiari obsolete e inadeguate», spiega l’occhiello, perché il focolare domestico e la famiglia sono luoghi di violenza, razzismo e abusi sessuali, soprattutto in questo periodo di pandemia. L’autrice Sophie Silverstein, specializzata in gender studies, cita Johanna Brenner e Nancy Holmstrom, esponenti del movimento femminista socialista: quello che vogliamo tutti è solo parentela, amore e “cose buone da mangiare” e la famiglia non è il modo migliore per soddisfare questi desideri. La Silverstein cita anche Sophie Lewis, autrice di Full Surrogacy Now: Feminism Against Family (cioè: “Sì alla surrogazione di maternità: femminismo contro la famiglia”) che vede la pratica dell’utero in affitto non come un problema, ma un’opportunità per abolire l’istituto familiare. Anche Madeline Lane-McKinley, sullo stesso portale, ha scritto che la crisi Coronavirus dimostra che è ora di abolire la famiglia (The coronavirus crisis shows it’s time to abolish the family).

Queste teorie molto esplicite, di impatto, sono la punta di un iceberg fatto di propaganda cominciata per lo meno nel Sessantotto, tesa a destrutturare la famiglia, una delle “sovrastrutture borghesi” che più ostacolano l’affrancamento del proletariato auspicato da Marx. I media politicamente corretti hanno sempre ingigantito la portata del triste e tragico fenomeno della violenza domestica e degli abusi in famiglia, senza mai dar rilievo ai dati oggettivi: fa certamente più rumore l’albero che cade, rispetto alla foresta che cresce. Non è alla moda dire che statistiche serie e mai smentite dimostrano che la famiglia vera, fondata sul matrimonio, è il luogo più sicuro e adatto per la crescita delle nuove generazioni. Abusi e violenza familiare, in realtà, sono di gran lunga prevalenti nelle convivenze, nelle famiglie allargate e nelle unioni civili tra persone dello stesso sesso.

È vero che la convivenza è difficile. È vero che diventa più difficile quando è forzata, magari in spazi stretti, e condita di ansia e paura per il contagio e per le difficoltà economiche conseguenti al lockdown. È vero che dovremo fare i conti con i problemi psicologici che si sono scatenati negli adulti e nei bambini costretti per più di due mesi in casa, seduti davanti agli schermi di Tv e tablet.

Ma questa epidemia è stata anche l’occasione per molti di riscoprire valori come la solidarietà e la vicinanza verso i propri cari, gli anziani, i malati, i diversamente abili. L’isolamento forzato può essere anche stata occasione per riflettere su noi stessi, su chi siamo, sul senso della vita. Isolati, abbiamo imparato ad apprezzare l’importanza di persone e relazioni che in tempi normali davamo troppo per scontate. Paradossalmente, anche a distanza abbiamo imparato a riscoprire le relazioni autentiche. Del resto, persino un recente studio della Harvard University durato 80 anni, conferma che gli amori stabili e le relazioni umane rendono molto più felici che il successo e la ricchezza.
La famiglia è costituita da legami affettivi fecondi e generativi (a differenza dello sfruttamento economico e dell’abuso psicologico che caratterizzano i rapporti tra coloro che sono invischiati nella pratica dell’utero in affitto). La famiglia garantisce il futuro della società. Educa alla condivisione, al perdono, al rispetto delle persone; insegna a far pace dopo le liti. L’educazione affettiva familiare – nonostante i tanti errori che fanno tutti i genitori, che sono comunque esseri umani fallaci – dà ai giovani la forza di spiccare il volo verso la vita, ma è al contempo il porto sicuro dove sempre si può tornare quando si commettono errori e si incontrano difficoltà.

La famiglia è la prima tra le strutture intermedie che, dando forza e sicurezza alla persona, la protegge dai centri di potere ideologici, finanziari e politici.

La famiglia educa al risparmio. Forse per questo i grandi capitali di Soros la vorrebbero vedere distrutta: le persone sole e fragili sono ottimi consumatori.

Invece, in famiglia si risparmia perché si vive in prospettiva del futuro, per i figli, i nipoti.

La famiglia è risparmio anche per lo Stato, in termini di sanità, scuola e assistenza sociale. A meno che lo Stato non sia venato di quel totalitarismo che vuole il controllo diretto sulla mente e la vita dei cittadini: allora ha ragione Soros. Del resto la storia insegna che in tutti i regimi dittatoriali i bambini vengono educati prevalentemente dalla scuola statale, a tempo pieno.

La famiglia è il sogno dell’uomo: nulla rende più felice il cuore come un altro cuore che gli corrisponde. Anche se oggi si tende a ridicolizzare parole come queste e si va dietro ad amori effimeri e carnali, nel profondo tutti sognano l’amore per sempre, autentico, oblativo, fecondo, fedele.

Oggi chi definisce la famiglia “tradizionale” lo fa con una vena di disprezzo, e non si rende conto che la famiglia è progresso: tradizione, dal latino tradere, vuol dire trasferire tra le generazioni i valori e la cultura che sono la base necessaria per lo sviluppo e la crescita non solo degli individui, ma di tutta la società. La tradizione «non è culto delle ceneri ma preservazione del fuoco» (G. Mahler).

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