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Arcuri: il boiardo di Stato che ha collezionato solo flop

Arcuri: il boiardo di Stato che ha collezionato solo flop

Il commissario «alla qualsiasi» Domenico Arcuri, fortissimamente voluto da Giuseppe Conte, ha fallito anche nella gestione
di Invitalia. Basta vedere i soldi sprecati per il mancato rilancio di Ilva, Bagnoli, Blutec ed Embraco.


Qualunque sia il giudizio che ne daranno i posteri, a Giuseppe Conte resterà l’impareggiabile orgoglio d’essere accolto in terra natia come il più immenso degli statisti. Volturara Appula, il paesino di 392 anime del foggiano dove nacque 56 anni or sono, è pronto a tributare all’avvocato ogni onore. E non solo per l’indubitabile prestigio indirettamente conferito alla cittadinanza. Ma soprattutto per i cinque milioni di euro che pioveranno sul borgo pugliese grazie all’interessamento dell’ex premier e il beneplacito di Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia.

Nobilissimo lo scopo del finanziamento: «Creazione di un sistema aperto per l’utilizzo del lago di Occhito a uso turistico». Anche a San Marco in Lamis, che il giovane Giuseppe bazzicò per frequentare liceo classico «Pietro Giannone», sono pronte le fanfare: arriveranno 2,6 milioni di fondi pubblici. Nella cittadina, quei visionari di Invitalia immaginano «le vetrine del Gargano», ovvero l’insediamento di attività dedite all’artigianato locale.

Si preparano epocali festeggiamenti pure a San Giovanni Rotondo, dove l’ex primo ministro si trasferì durante la fanciullezza e vivono ancora i genitori, Nicola e Lillina. Nel paese noto per custodire le spoglie di Padre Pio, di cui il nostro è devotissimo, sarà riqualificato il centro storico: altri cinque milioni. Ulteriori 4,5 milioni sono destinati alla «circumvallazione sud». E a Candela sono pronti a portare Giuseppe in processione, come fanno con San Rocco. Da queste parti ha frequentato l’asilo: tanto proficuamente da meritare, nel novembre 2019, la cittadinanza onoraria. «Ho ripercorso i luoghi della mia infanzia: la casa dove vivevo con i miei genitori, le strade dove giocavo a pallone…» ricorda l’allora premier, tra festanti ali di folla, durante la passeggiata che segue il tributo.

Così, anche questo paese di nemmeno 3.000 abitanti sarà inondato di danari: il Contratto istituzionale di sviluppo per la Capitanata, come si chiamava anticamente la provincia di Foggia, prevede quasi 10 milioni di euro per la progettazione dalla strada regionale che collegherà proprio Candela a Poggio Imperiale, passando per la strategica Volturara Appula. Seguirà, assicura Invitalia, la realizzazione dell’infrastruttura: ben 195 milioni. Insomma: gli ameni luoghi del cuore di Conte sono destinati a rinascere. «Oltre 40 progetti che partiranno immediatamente, finalizzati alla crescita economica, sociale e culturale di questa provincia» annuncia il giurista pugliese ad agosto 2019. «Abbiamo gare per 280 milioni di euro che interessano 15 comuni, imprese, fondazioni e consorzi. L’effetto moltiplicatore supererà i 560 milioni di euro».

Purtroppo, la solerzia dimostrata nell’occasione sembra isolata. Invitalia si occupa, con alterne fortune, di sovvenzionare idee promettenti e reindustralizzare aree strategiche. È il parastato che, all’occorrenza, apre valigie piene di soldi pubblici. Ma è diventata, durante il governo giallo-rosso, anche l’agenzia a cui affidare ogni incombenza sanitaria: dalle mascherine alle inoculazioni. Adesso Arcuri ha annunciato che investirà 81 milioni persino in un vaccino tricolore, prodotto da Reithera. È così riuscito in un compito che sembrava impossibile: mettere d’accordo virologi ed esperti mediatici. Dal burbero Massimo Galli alla materna Antonella Viola, c’è unanime concordia: soldi spesi tardi e male. Un’accusa, del resto, che perseguita il commissario all’emergenza fin dal giorno del suo insediamento. L’imperturbabile Arcuri ha però rilanciato: altri 15 milioni saranno usati per sviluppare un farmaco a base di anticorpi monoclonali.

Del resto, il prode Mimmo tutto poteva. Giuseppi ne ha fatto un onnipotente, concedendogli libertà di fallire. Se l’ex premier era la mente, il supercommissario è stato il braccio. E il progetto della Capitanata appare uno dei più fulgidi risultati del loro sodalizio: «Fortemente voluto dal presidente del Consiglio Conte» certifica persino Invitalia, il 24 giugno 2019, in una nota ufficiale. Viene in mente l’impresa di un altro ex presidente del consiglio, Amintore Fanfani. Il politico che Montanelli battezzò «il Rieccolo» chiese e ottenne una modifica del tracciato dell’Autostrada del Sole, per farla passare dalla sua Arezzo. Una gobba di calcestruzzo nota, ancora oggi, come «curva Fanfani».

Ah, cosa non si fa per gli amati concittadini. Anche l’entroterra garganico sarà dunque adeguatamente apprezzato. Grazie al suo più illustre figliolo, certo. Nonché a Invitalia: «In quattro settimane abbiamo immaginato la fattibilità di un progetto di sviluppo possibile, che offre reali opportunità per il rilancio e la valorizzazione di questo territorio» gongola Arcuri, a dicembre 2018, sei mesi dopo l’arrivo di Conte a Palazzo Chigi.

Che coppia, Giuseppi e Mimmo. Un sol uomo, fino all’ultimo. Il fu primo ministro ha affidato allo stimatissimo boiardo le missioni più delicate e strategiche. Tutte le forniture miliardarie per l’emergenza pandemica: chirurgiche, ventilatori polmonari, banchi a rotelle. Appalti su cui adesso ha aperto un’indagine la Corte dei conti, ipotizzando il danno erariale. E poi la campagna vaccinale: l’uomo giusto è sempre Arcuri. Ai compiti commissariali si aggiungono però anche quelli che continua a cumulare Invitalia. Gli ultimi, solo per rimanere in Puglia, sono il salvataggio dell’Ilva di Taranto e la Popolare di Bari.

Certo, molti precedenti non incoraggiano. Da anni, per esempio, l’agenzia governativa si cimenta a Bagnoli, gigantesca area dismessa alle porte di Napoli. I risultati sono stati certificati, due mesi fa, dalla solita Corte dei conti. Invitalia ha finanziato interventi per 442,7 milioni. Il risultato è quello che si scorge oltre il perimetro della zona: il deserto. Dal 2015, spiegano i magistrati contabili, sono state «realizzate soltanto attività di studio e di caratterizzazione, propedeutiche alla progettazione degli interventi di bonifica e di risanamento in corso».

Il cavaliere bianco planò anche su Termini Imerese, abbandonata dalla Fiat nove anni fa. «Dal 2011 al 2013 abbiamo fatto almeno una ventina di riunioni. Arrivava Arcuri: “Abbiamo venti proposte”. La settimana successiva uno spariva, l’altro l’arrestavano, l’altro ancora non aveva i requisiti. La verità è che erano a caccia di soldi pubblici: fabbrica gratis e fondi statali» racconta Roberto Mastrosimone, operaio dello stabilimento e segretario regionale della Fiom Sicilia. Alla fine, viene scelta Bluetec. «La decisione preferita dalla Fiat, ma tutti sapevano che era piena di debiti». I vertici vengono arrestati a marzo 2019. «Invitalia, dopo averci consegnato nello loro mani, è sparita» sostiene Mastrosimone. «Intanto, continuiamo a pagare le conseguenze: mille persone senza lavoro, società in amministrazione straordinaria e 21 milioni buttati».

E ora tocca all’ex Embraco, a Riva di Chieri, in provincia di Torino. «Vicenda paradigmatica delle nostre reindustrializzazioni» assaltano i sindacati. Il presunto salvataggio, pure in questo caso, si sarebbe trasformato in saccheggio. E una settimana fa sono partiti i licenziamenti.

Più facile, per Invitalia, auto-celebrarsi in diverse vesti. Il sito strilla: «Sosteniamo grandi investimenti», «creiamo nuove aziende», «rafforziamo le imprese». Altissimi fini, corredati da poco dimostrabili risultati, cui sono già stati destinati una ventina di miliardi. E poi c’è lo sviluppo di territori, in particolare al Sud, dalle potenzialità inespresse. Come la Capitanata. Altro che crisi pluriennali irrisolte, lì sono bastate «quattro settimane» per progettare un epocale piano di rinascita. E adesso torna a casa, Giuseppi. Tutti aspettano solo te.

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