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La lotta più comoda all’inquinamento

La lotta più comoda all’inquinamento

L’editoriale del direttore

Prendersela con chi guida un’auto vecchia (quasi sempre si tratta di persone che non possono permettersene una nuova) è facile. Cioè si fa bella figura con niente, anche se poi il problema non è risolto e le polveri sottili continuano a circolare


Molti lettori mi hanno scritto a proposito del divieto di circolazione delle vecchie auto in vigore da inizio ottobre a Milano. L’argomento interessa, e non solo gli abitanti del capoluogo lombardo o i pendolari che per lavoro vi gravitano, ma anche quelli di altre città dove sono state adottate, o lo saranno in un prossimo futuro, misure analoghe. Beppe Sala infatti sta facendo scuola e altri sindaci si preparano a seguirlo, copiando il divieto in nome di una difesa della salute pubblica. Che l’aria di numerosi comuni italiani, soprattutto quelli più popolosi, sia inquinata non è in discussione: da anni comitati spontanei sorti un po’ ovunque segnalano con preoccupazione la concentrazione di polveri sottili e non solo di quelle. L’aria che respiriamo è pessima e le malattie che ne derivano, insieme alla mortalità dovuta all’inquinamento, sono altissime. Tempo fa la rivista Lancet, un’autorità nell’ambiente scientifico, pubblicò uno studio secondo il quale ogni anno nel mondo muoiono circa 9 milioni di persone a causa dell’aria malsana e in Italia, secondo un’altra ricerca, si parla di almeno 60 mila decessi. Nessuno, dunque, può avere dubbi sulla situazione, ma le divisioni sono sulle cause. Il problema è se la colpa di tutto ciò sia da attribuire alle auto vecchie, quelle dichiarate fuorilegge da diverse direttive europee, oppure se le responsabilità vadano cercate altrove, cioè negli impianti di riscaldamento, che spesso sono vecchi o non in regola.

Ovviamente, ognuno è libero di pensarla come crede e a sostegno delle diverse tesi ci sono studi e ricerche. Tuttavia, non essendo un tecnico ma un osservatore, mi limito a guardare i dati di fatto. Ogni volta che i sindaci di alcune città del Nord hanno deciso di promuovere le domeniche a piedi, proprio per cercare di ridurre l’inquinamento, le percentuali di polveri sottili non sono calate, segno evidente che la circolazione delle auto non è la causa principale della cattiva qualità dell’aria che respiriamo. Qualcuno potrebbe obiettare che un giorno di stop non basta, anche se coinvolge tutto il parco vetture che circola in una città. Può essere, ma le cose non sono andate meglio nel 2020, quando per effetto del lockdown calò drasticamente il traffico cittadino. A Milano, nonostante il blocco avesse fermato per settimane il 70 per cento delle auto, le polveri sottili calarono solo del 14 per cento. I dati raccolti da Arpa, cioè dall’azienda regionale per l’ambiente, non segnalavano infatti grandi variazioni nella diffusione di sostanze nocive. Dunque, che senso ha prendersela con chi guida le auto più vecchie se queste non sono determinanti per la produzione di polveri sottili presenti nell’aria? Forse, l’unica risposta è che colpire i proprietari di veicoli datati è la soluzione più facile e più a portata di mano, perché le proteste alla fine sono limitate. Anche se i risultati sulla qualità dell’aria sono modesti, il «danno» politico per chi adotta il divieto è contenuto, cosa che sarebbe ben diversa se un sindaco firmasse un’ordinanza che impone controlli sugli impianti di riscaldamento e magari anche provvedimenti che ne impongono la sostituzione.

Insomma, i paladini dell’ambiente, o meglio coloro che si atteggiano a difensori della salute pubblica, non è detto che siano tali. Prendersela con chi guida un’auto vecchia (quasi sempre si tratta di persone che non possono permettersene una nuova) è facile. Cioè si fa bella figura con niente, anche se poi il problema non è risolto e le polveri sottili continuano a circolare. Anni fa, il dottor Roberto Boffi, pneumologo dell’Istituto nazionale dei tumori, insieme ai suoi collaboratori fece un esperimento, dimostrando che cinque sigarette emettevano, nel fumo, la stessa quantità di polveri sottili di una locomotiva. Pensate che questo abbia fatto cambiare idea a Sala e compagni, rinunciando a colpire i già tartassati automobilisti? Ovviamente no, perché a fare la differenza non sono i dati che, come abbiamo visto, non mettono sul banco degli imputati esclusivamente le auto più vecchie, ma l’impostazione ideologica. Come quando in passato si misero nel mirino le vetture diesel (perché tanti italiani le avevano comprate approfittando del basso prezzo del gasolio), ora a essere accusate sono tutte le auto con motore endotermico che, secondo una direttiva europea, non dovranno più essere prodotte dal 2035. Bruxelles, peraltro, è alla base del diffondersi di piste ciclabili, che sempre più spesso (Milano è un esempio) portano a restringere le strade per lasciar spazio alle biciclette, con conseguente intasamento automobilistico delle vie cittadine. Ah, dimenticavo: più un’auto rimane in colonna, bloccata nel traffico con il motore acceso, e più inquina. Ma questo è un dettaglio che i sindaci verdi non considerano.

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