I paladini che difendono cinghiali, piccioni e altre specie spesso cadono nel ridicolo. E dimenticano gli esseri umani.
È meglio abbattere i cinghiali in sovrabbondanza che ormai invadono varie città, Roma in testa, oppure è meglio, per certo animalismo estremo, non toccarli permettendo che una notte ne esca uno all’improvviso da un’area non protetta e provochi il ferimento di un uomo di 58 anni oggi in coma con lesioni alla testa e in altre parti del corpo? Oppure, dimostrando che un regista mentre girava un film ha utilizzato 40 piccioni, i quali non hanno subìto nessun danno, è giusto, per la stessa furia animalista, portare il suddetto a processo in tribunale? Lo so, lo so bene, ci sono problemi ben più importanti di cinghiali e piccioni, ma in questo caso c’è di mezzo una vita umana e, di certo meno grave, un signore che deve subire un processo per qualcosa di francamente incomprensibile.
Per quanto riguarda i piccioni, si tratta di una quarantina di volatili che il regista Michael Bay aveva impiegato per girare una scena nel 2018 a Firenze, e che venivano lanciati contro un’auto in corsa secondo le esigenze del copione del film. Uno zelante agente della polizia municipale fotografò il tutto e pensò bene di inviarlo alla Procura del tribunale. Al tribunale stesso, evidentemente, la cosa era rimasta sotto un cumulo di carte e sembra strano che proprio ora venga ripresa in mano e considerata come qualcosa per cui addirittura impiantare un processo. Anche perché, nell’imminenza dell’accaduto, venne verificato che tali volatili non erano stati per niente danneggiati e furono poi destinati alla loro collocazione naturale, in un luogo protetto.
Da quando esiste il cinema vengono utilizzati animali e, talvolta, sono addirittura stati protagonisti dei film stessi, come nel caso dell’indimenticabile Lassie, solo per fare un esempio o come, per rimanere in tema, gli uccelli nell’omonimo film di Alfred Hitchcock. Da qualche anno in film e fiction, dove vengono «scritturati» animali, compare una scritta nella quale si assicura che gli animali non sono stati maltrattati. Per carità, per maltrattamento di animali si può finire anche in carcere ed è giusto tutelarli, ma andrebbe sempre fatto «cum grano salis».
Sulla questione dei cinghiali si è in preda poi a una totale irragionevolezza che si oppone all’abbattimento degli stessi per considerazioni del tutto astratte, del tipo «nessun animale va mai abbattuto»: frasi buttate lì senza tenere conto dei dati reali. Non sarebbe neanche il caso di dilungarsi più di tanto se non fosse che, in particolare a Roma, la situazione è ormai fuori controllo: i cinghiali sono arrivati in centro, non sono più solo in periferia. In vari casi hanno anche minacciato di attaccare le persone che si recavano a buttare l’immondizia nei cassonetti. Sempre a Roma, e sempre nello stesso luogo dove un povero cinquantottenne è finito in ospedale per colpa di un cinghiale sbucato fuori dal parco dell’Insugherata, ebbene, dallo stesso posto, negli anni scorsi, sono usciti all’improvviso altri cinghiali, provocando gravi incidenti con un morto e alcuni feriti.
Un possibile confine, l’unico possibile confine, all’invasamento ideologico è la ragionevolezza della quale però non c’è traccia né nel caso del regista e dei piccioni, né nel caso dei cinghiali. Nel primo episodio certo non c’era necessità di intasare ulteriormente un tribunale a causa dello zelo di un vigile urbano, dopo che si era verificato che i picconi godevano di ottima salute (pensa te di cosa ci dobbiamo occupare); nel secondo caso siamo almeno in ritardo di tre anni dalla campagna di abbattimento di cinghiali che assediano letteralmente le città mettendo in pericolo soprattutto i motociclisti, ma anche gli automobilisti e le persone comuni che possono essere aggredite, e con i cinghiali c’è poco da scherzare. Se attaccano fanno male. Vogliamo arrivare al morto? Come ho detto all’inizio, siamo circondati da problemi più gravi, e pur tuttavia questi non sono trascurabili perché ne va della salute dei cittadini e dell’ingorgo dei tribunali con processi totalmente inutili. Ma è mai possibile che, in Italia, si calino le braghe ogni due per tre di fronte a movimenti che sono palesemente ai confini dell’irragionevolezza, quando non con la scelleratezza?
