Il software dell’Agenzia delle entrate sbaglia a leggere le dichiarazioni precompilate. Non solo: i cittadini, oltre a essere vessati da un sistema complicato, dovranno vedersela pure con l’Intelligenza artificiale…
È tempo di dichiarazione dei redditi e avremmo dovuto essere liberati dalla compilazione della stessa, con la spesa che comporta, tra l’altro, attraverso l’arrivo al domicilio dei contribuenti di dichiarazioni precompilate. Ma il famoso algoritmo del Fisco ha commesso errori nel 70 per cento dei casi. Ora i contribuenti stessi sono costretti a perdite di tempo e di denaro perché devono rimediare agli errori dell’Agenzia delle entrate.
D’altra parte, è da secoli che sappiamo che quando uno è cornuto in genere è pure mazziato e sappiamo anche che molto spesso piove sul bagnato. La questione fiscale in Italia è una realtà che fa acqua da tutte le parti. Basti pensare al concetto di progressività e mal pensata: in sintesi, spesso accade che chi ha meno paga di più e chi ha di più paga di meno, ossia il contrario di quello che ci dice la Costituzione.
C’è poi la questione che il Fisco chiede spesso ai contribuenti più poveri di versare un contributo superiore alle loro capacità, mettendoli per esempio davanti a due scelte: la prima è se mangiare o pagare le tasse, la seconda se pagare le tasse o gli stipendi dei dipendenti. Un altro stravolgimento grave della Costituzione.
E poi il problema enorme, mai toccato e mai risolto (considerati gli ultimi fallimenti in ordine di tempo dell’algoritmo e dell’intelligenza artificiale) dell’«accertamento tributario»: ovvero tutto ciò che deve essere fatto per assicurare che siano attuate le norme fiscali. Aspetto fondamentale, forse anche più degli altri, perché nell’accertamento fiscale l’Agenzia delle entrate verifica se c’è stata un’irregolarità tributaria e, nel caso, invia un provvedimento al cittadino.
Le famose cartelle esattoriali, quelle che provocano traumi di vario tipo al contribuente, spesso colpiscono la parte intestinale, ma sovente non escludono anche la sommità del corpo, cioè la testa. L’accertamento fiscale dovrebbe presentare con molta chiarezza e in modo comprensibile la specificazione del mancato versamento e le norme di diritto violate perché, in termini di legge, se le motivazioni dell’accertamento fiscale sono incomplete, può essere considerato illegittimo e dunque contestato. Ma anche la contestazione non è affare semplice, richiede l’intervento di un professionista perché, nella stragrande maggioranza dei casi, il contribuente, legittimamente, non ha competenze in campo tributario. Insomma, da solo non ce la fa a difendersi nei confronti di un provvedimento sbagliato emesso dall’Agenzia delle entrate.
Capite bene che qui si tratta di una violazione palese dei diritti del cittadino che dovrebbe essere messo in condizioni tali da poter interloquire con lo Stato, indipendentemente e a prescindere dalla sua preparazione in campo fiscale e tributario. Non può esistere che sia lui a dover spendere soldi per esigere la correzione di un errore compiuto dallo Stato. È semplicemente scandaloso. Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, al Festival dell’economia di Trento ha sostenuto che l’Amministrazione si affiderà sempre di più a tecnologie innovative e che «l’intelligenza artificiale avrà un ruolo fondamentale nell’elaborare e nell’utilizzare al meglio i dati raccolti.. e individuare correttamente chi davvero si sottrae agli obblighi fiscali senza disturbare i cittadini che non hanno fatto questo».
Ottimi intenti. Risultato incerto. Situazione a oggi catastrofica. Non vogliamo mettere in dubbio le buone intenzioni del direttore Ruffini, né le potenzialità dell’intelligenza artificiale, vogliamo solo rilevare che al momento le intelligenze umane preposte a risolvere questi problemi hanno combinato grandi casini. È dal 1951 che si parla del problema dell’accertamento fiscale e adesso ci troviamo che l’algoritmo del Fisco sbaglia sette volte su dieci.
Ovvio che nell’animo del contribuente questo crei insofferenza, incredulità, pessimismo e, in taluni casi, disperazione, anche perché l’intelligenza artificiale è costruita dalla nostra, di intelligenza. Ed è così anche per i dati che in essa vengono inseriti, provenienti non da un ulteriore mente artificiale ma da un cervello che, finora, ha presentato molte umanissime deficienze. n
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