Home » Attualità » Opinioni » Accesso negato: il tradimento dell’articolo 47 della Costituzione

Accesso negato: il tradimento dell’articolo 47 della Costituzione

Accesso negato: il tradimento dell’articolo 47 della Costituzione

Si allarga la «desertificazione bancaria». Aumentano così i Comuni senza sportelli. E c’è una fascia di popolazione particolarmente colpita…

La nostra Costituzione dedica un articolo, il n. 47, al credito affermando come uno dei principi fondamentali della cosiddetta «Costituzione economica» quello della tutela del risparmio. «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito» è scritto nella Carta. «Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese».

È evidente che il contenuto di questo articolo scritto dall’onorevole Dc Tommaso Zerbi fu scritto dopo i disastri monetari affrontati dall’Italia fra le due guerre mondiali. Saggiamente, ricordò espressamente la «tragedia di tutta la nostra generazione di piccoli risparmiatori». È evidente che risulta centrale il monito a favorire con tutti gli strumenti possibili l’accesso al credito, soprattutto da parte delle fasce popolari dei cittadini italiani.
Non è un caso che nella Costituzione si citino, volutamente e intenzionalmente, le fasce popolari perché non è da oggi che le medesime trovano difficoltà, di tipo economico ma soprattutto burocratico, ad accedere al credito anche per piccole somme. Le banche profondono sforzi comunicativi notevoli per far capire che l’accesso a loro stesse è questione di un clic. Provate ad accedere al credito con un clic e chi ci riesce è bravo.

La situazione fotografata dall’Osservatorio sulla desertificazione bancaria, a cura della Fondazione Fiba di Ferst Cisl, incrociando e rielaborando i dati resi disponibili dalla Banca d’Italia e dall’Istat, ci dice che 4,6 milioni di italiani non dispongono nelle vicinanze di uno sportello bancario. Ormai è diventato difficile, anche ove vi siano sportelli bancari, fare un prelievo in qualche piccola filiale (le poche ancora aperte). Un anziano che si reca lì ha difficoltà a ritirare anche i pochi contanti di cui necessita avendo qualche difficoltà con l’utilizzo delle carte di credito, o non possedendole proprio. Anche nelle banche ti indirizzano verso il bancomat che hanno posto all’interno della filiale stessa.

In questo primo trimestre altri cinque Comuni sono rimasti privi di filiali sul loro territorio, facendo salire il numero complessivo a 3.386, pari al 42,9 per cento del totale. Più di 4,6 milioni di cittadini, appunto, con un incremento dello 0,2 per cento vivono in Comuni desertificati, quasi 6,4 milioni (+1,3 per cento) in Comuni in via di desertificazione, cioè quelli con un solo sportello.

Giudicate voi se questa politica risponde al dettato costituzionale di favorire il risparmio in tutte le forme possibili, soprattutto quello popolare. Non occorre che risponda io perché la risposta è talmente ovvia ed evidente, se non scontata, che non c’è bisogno di spiegazione alcuna.
Che gli istituti di credito vogliano risparmiare per generare maggiori utili attraverso una digitalizzazione già molto avanzata dei loro servizi potrebbe apparire un fatto totalmente legittimo, in quanto un altro articolo della Costituzione, il numero 41, riguarda la libertà di impresa e all’interno di un altro articolo, il numero 118, viene tutelata la concorrenza. Tutto lecito, dunque? No se, considerata la situazione dei risparmiatori, di cui accenneremo tra poco, si tiene conto dell’articolo 47 e cioè del dovere delle banche di favorire l’accesso al risparmio e al credito da parte dei risparmiatori appartenenti alle fasce popolari.

È noto che in Italia ci siano molti «non nativi digitali» e «tardivi digitali» tra i quali soprattutto le fasce anziane. Considerate che in un giorno medio, 37,6 milioni di persone (il 64,4 per cento della popolazione dai due anni in su) si sono connesse almeno una volta trascorrendo online una media di 2 ore e 51 minuti per persona. Si tratta di una popolazione che per l’85,7 per cento è tra i 18 e i 24 anni e per l’85,2 per cento è tra i 45 e i 54 anni, con un picco dell’86,8 per cento tra i 35 e i 44 anni.

Come vedete dai 50 anni in su esiste una popolazione che non rientra in questo uso massivo di internet. Nel 2023 solo 4 persone di 65 anni e più su 10 hanno dichiarato di utilizzare internet regolarmente. È evidente che per molti anziani la digitalizzazione significa esclusione. Questo non vuol dire che non sia giusta l’evoluzione tecnologica, ma vuol dire che se vogliamo rispettare al Costituzione dobbiamo fornire a questa popolazione anziana alternative di accesso sia alla pubblica amministrazione sia alle banche e ai servizi comunque di rilievo sociale. Ovviamente tale situazione si ripercuote, appunto, sulla popolazione più attempata e ce lo dicono i dati perché, a causa del minor livello di competenza digitale (tra i 65 e i 74 anni), solo il 33,9 per cento utilizza l’internet banking contro una media Ue del 44,7 per cento. Va bene così? Andiamo avanti senza tenere conto del monito costituzionale? Lasciamo gli anziani senza la possibilità di ritirare il contante, sia pure misero, senza dover fare chilometri magari senza mezzi pubblici o non potendo guidare un’auto? In sintesi: ce ne fottiamo?

© Riproduzione Riservata