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La politica e la teoria dell’eterno riciclo

La politica 
e la teoria dell’eterno riciclo

Al capolinea della loro carriera parlamentare hanno trovato un rete di salvataggio in istituti ed enti, ovviamente pubblici. Con relative e non disprezzabili gratifiche.


Chi si ricorda di Nicola Latorre? Senatore dal 2005 al 2018, passato dall’esperienza dell’Ulivo a quella del Pd, dalemiano della prima ora si era convertito sulla strada del renzismo. Uscito dai palazzi istituzionali, nel 2020 è stato però nominato direttore generale dell’Aid (Agenzia industrie difesa), società che lavora a stretto contatto appunto con il ministero della Difesa. E chi lo ha indicato in quel ruolo? Il titolare del dicastero, peso massimo del Pd, Lorenzo Guerini, compagno di strada alla Camera. Chissà cosa ha pensato della nomina Fausto Recchia, amministratore delegato di Difesa servizi spa, altra società «in house» del ministero. Il suo trascorso è simile: prima deputato del Pd (2008-2013) poi capo della segreteria di Roberta Pinotti, infine nominato a.d. proprio mentre al dicastero della Difesa sedeva la compagna dem.

Eccoli i «dimenticati» della politica, gli ex parlamentari non eletti che hanno rischiato l’oblio. Ma la buona stella ha consentito loro di godere di un posto da dirigente in società che, in qualche misura, c’entrano con il pubblico. Ovviamente non ci sono solo le armi per trovare una collocazione.

Lo sa bene il giornalista e scrittore Francesco Laratta, una carriera da moderato, prima nel Partito popolare poi nella Margherita, infine nell’Ulivo e nel Pd. Quindi l’elezione alla Camera, nel 2006: a Montecitorio resta fino al 2013. Dopo una piccola pausa, dal 2017 entra nel Consiglio di amministrazione di Ismea, ente vigilato dal ministero delle Politiche agricole, che sostiene e finanzia i progetti di sviluppo delle aziende del settore agroalimentare. Al suo fianco siede Leonardo Di Gioia, ex assessore alla Regione Puglia con Michele Emiliano e con una carriera politica trasversale. Alle ultime Regionali, tanto per dire, era tornato con Forza Italia. In tutt’altro settore opera invece l’ex capo segreteria di Walter Veltroni e deputato per due legislature, Vinicio Peluffo: è rappresentante del comune di Rho in Arexpo, «società privata a maggioranza pubblica, fondata nel 2011 per acquisire le aree destinate a ospitare Expo Milano 2015» come spiega il sito, e partecipa ai lavori del cda seppur senza diritto di voto.

Ma l’elenco non è certo finito. Michele Meta, deputato del Partito democratico nella scorsa legislatura, è stato sempre considerato il braccio destro e sinistro di Goffredo Bettini, grande regista dei dem romani. Meta, nel 2018, conclusa la legislatura in cui è stato presidente della commissione Trasporti a Montecitorio, ha deciso di non ricandidarsi. Niente paura: dopo due anni e mezzo ha trovato buona consolazione con la nomina a presidente di Trenitalia.

Negli stessi corridoi, peraltro, ha ritrovato l’ex collega di Montecitorio Danilo Leva, avvocato molisano che aveva seguito Pier Luigi Bersani nella scissione da cui poi è nato Articolo 1, forza politica con la quale nel 2018 si era anche candidato alla Camera, salvo non essere eletto. Sempre a sinistra troviamo l’ex esponente di spicco dei Verdi, Paolo Cento. Dopo varie esperienze da deputato, il passaggio da sottosegretario al ministero dell’Economia nel secondo governo Prodi (2006-2008), dopo essere emigrato dai Verdi a Sel e infine in Sinistra italiana, ha trovato ristoro nel cda dell’Istituto poligrafico e zecca dello Stato (Ipzs).

La questione non riguarda solo politici dalla lunga e decennale esperienza. È il caso di Edoardo Fanucci, deputato renzianissimo del Pd nella scorsa legislatura. Dopo aver archiviato i cinque anni alla Camera, si è candidato invano alle Politiche nel collegio uninominale di Pistoia. Pure Fanucci può tirare un sospiro di sollievo: è diventato presidente della Sian, società che ha «il compito di gestire e sviluppare il Sistema informativo agricolo nazionale». Resterà in carica fino fine 2021 con uno stipendio di 60 mila euro, lordi, all’anno. E c’è l’altra, ormai ex, renziana (appena uscita da Italia viva), Stefania Covello: nel 2018 ha chiuso l’esperienza a Montecitorio, dal 2019 è entrata nel cda di Invitalia.

Un ex anche Mauro Libè che ha trovato posto all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Una carriera nel segno di Pier Ferdinando Casini, la sua. Tanto da essere stato anche suo consigliere politico quando era presidente della Camera. Poi è entrato in Parlamento, eletto nelle liste dell’Udc. Nel 2013 ha riprovato l’elezione con Scelta civica, il partito di Mario Monti, ma non l’obiettivo è stato mancato. Finita qui?

Certo che no. Qualche mese dopo Libè è entrato nel cda di Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile; dunque è passato in Ispra. Perché le elezioni si possono perdere, ma un cda pronto ad accogliere si trova sempre.

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