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L’arte diventa crypto e fa boom

L’arte diventa 
crypto e fa boom

Lo scorso anno il mercato delle opere sul web hanno registrato un giro d’affari di 41 miliardi di dollari. Un’ascesa resa possibile dai «Non fungible token (Nft)», certificati per comprare video, tweet, collage di foto. Una tendenza in continua crescita e destinata a cambiare il nostro modo di fruire di quadri e monumenti.


Entrare in un monumento storico, restando seduti sul divano e diventarne proprietario come si fa con un’opera d’arte all’asta; beni artistici trasformati in file digitali che si possono rivendere su speciali piattaforme a colpi di rialzi milionari in criptovalute. È il pazzo mondo dell’avanguardia artistica del ventunesimo secolo che usa l’intelligenza artificiale come Giotto usava il pennello.

La parola chiave di questa nuova frontiera del mercato dell’arte è Nft, ovvero «Non fungible token». Al momento è una tendenza che interessa i grandi portafogli perché attorno a queste operazioni si muovono miliardi di dollari, ma c’è anche chi pensa di sfruttare le tecnologie avveniristiche come strumento per allargare la fruizione di alcune opere.

Partiamo dal significato dell’acronimo Nft, ovvero «unità di valore digitale non fungibile». Detto in altre parole, è un certificato. Se qualcuno vi dicesse che sul web potete acquistare un video, un’opera digitale ma anche un meme, un collage di foto, una gif o un post social, un tweet, gli credereste? Ebbene questo con gli Nft è possibile. Tutti i media sul web, che finora si potevano replicare con un semplice copia e incolla e avevano valore pari a zero, ora sono commerciabili se a essi è associato un certificato di autenticità e unicità.

Facciamo un esempio. Chi acquista un quadro di Picasso compra un bene che ha un valore attestato da una certificazione. Questa dice che l’opera è unica e autentica anche se al mondo esistono infinite riproduzioni. Ora applichiamo questo concetto a un’opera digitale che può essere un meme, un disegno online, un suono, una qualsiasi cosa esistente sul web. Il Non fungible token è un certificato digitale applicato a un’opera digitale per indicare che è unica. Ciò non toglie che possa essere copiata innumerevoli volte, come accade per le riproduzioni delle tele di Picasso.

Mentre nella vita reale i certificati di autenticità sono pezzi di carta con timbri e firme, gli Nft sono custoditi nella Blockchain, che è una sorta di libro mastro online dove sono registrate le transazioni e l’appartenenza. I prezzi di tali beni variano in base all’originalità e alla fama dell’artista ma anche in base a quanto sono desiderati. La gif originale di Nyan Cat, il noto gattino del web seguito da una scia arcobaleno, è stata venduta, sul sito specializzato Foundation, a 545 mila dollari pagati in Ether, una criptovaluta come i bitcoin. Nell’aprile 2021 Beeple ha venduto l’opera Everydays alla prima asta di arte digitale di Christie’s per 69,3 milioni di dollari tramite la blockchain Ethereum.

Il record lo detiene però il digital creator Pak che ha venduto il progetto The Merger per 91,8 milioni di dollari sulla piattaforma Nifty Gateway. Non si tratta di un’opera unica, ma di una raccolta di 266.445 unità Nft acquistata da 28 mila diversi acquirenti. Pak è uno di maggiori esponenti dell’arte digitale e dei media crittografici e opera da oltre due decenni, ma la sua identità è rimasta finora sconosciuta. Per la vendita di The Merger ha attuato una strategia di marketing spregiudicata al limite dello show, con l’aumento di 25 dollari della base d’asta ogni sei ore, sconti, accesso preferenziale a chi aveva altre sue «composizioni» e una classifica dei compratori più generosi.

C’è chi invece propone opere ibride, in parte digitale e in parte scultura come Beeple con Human One, venduta per 29 milioni di dollari da Christie’s a New York. Persino Melania Trump è entrata nel business, mettendo sul criptomercato un Nft di un acquerello originale che porta il titolo Melania’s Vision, offerto lo scorso dicembre con moneta virtuale equivalente a 150 dollari a scopo di beneficenza.

È stato stimato che il mercato della «crypto arte», nel 2021, abbia movimentato ben 41 miliardi di dollari. Gli esperti sono divisi tra chi sostiene sia una bolla destinata a lasciare presto gli acquirenti con un pugno di mosche in mano e chi invece prevede la crescita di valore degli investimenti. Tra coloro che scommettono nel futuro luminoso di questa tecnologia ci sono Facebook e Twitter. Secondo il Financial Times, Mark Zuckerberg sta studiando come inserire gli Nft tra i servizi forniti ai propri utenti che così potrebbero creare e vendere questi certificati. Per Twitter è invece già una realtà. Chi ha il servizio a pagamento Blue può usare i Non fungible token come immagini dei profili.

La crypto arte non è solo business. Sta diventando un volano di progetti culturali. Un’operazione di questo tipo, la prima a livello mondiale, è stata realizzata da una start-up italiana, la Reasoned Art, che ha trasformato l’Arco della Pace di Milano in opera digitale. Dal 30 dicembre 2021 al 1° gennaio 2022 il monumento è stato rivestito, per mezzo di un sistema di intelligenza artificiale, da una seconda pelle di luce che raccontava la storia del nostro Paese secondo l’interpretazione di un pool di artisti esperti in performance tecnologiche, riuniti nel collettivo Ouchhh. Questa installazione è stata visibile in streaming il 31 dicembre scorso sui canali YouTube, Facebook e Instagram di Reasoned Art e ha ottenuto visualizzazioni da più di 30 Paesi al mondo. A breve l’opera sarà certificata.

«A metà marzo metteremo in vendita la riproduzione virtuale del monumento milanese con certificazione Nft e la realizzazione dell’opera in 3D. Sarà la prima opera architettonica a entrare nel Metaverso, cioè nella realtà virtuale» spiega Giulio Bozzo, ceo e fondatore di Reasoned Art. «Il Metaverso non è altro che una realtà parallela, digitale, nella quale ognuno di noi può entrare per mezzo del suo avatar e compiere diverse azioni. Compresa quella di camminare o attraversare l’Arco della Pace».

Ma cosa hanno a che fare gli Nft con il Metaverso? «L’opera d’arte tramite questa certificazione viene riprodotta in un ambiente virtuale: c’è l’attestazione che quel file è autentico. Gli Nft sono in vendita e all’asta può partecipare chiunque». Bozzo precisa poi che «le opere d’arte proiettate su monumenti esistono da diversi anni, ma la possibilità di certificare la performance con Nft e inserirla nel Metaverso è una svolta. In questo l’Arco della Pace è una novità mondiale». Il manager sottolinea che il progetto ha la finalità di allargare la possibilità di fruizione dell’opera e si inserisce in un piano di valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Il ricavato dall’asta servirà, infatti, a realizzare un polo di ricerca che unisce il mondo dell’arte a quello della tecnologia e della scienza.

Quello dell’Arco della Pace non è un esperimento isolato. Dall’11 febbraio saranno coinvolte le Stazioni Centrali di Roma e Milano. Gli schermi interni, ogni due settimane, proietteranno opere di artisti digitali della scuderia di Reasoned Art che poi saranno certificate Nft. Gallerie e musei non saranno più gli unici spazi espositivi. L’arte dilata il suo raggio d’azione entrando in una realtà virtuale. Per passeggiare fra le testimonianze archeologiche di Petra in Giordania, o del Foro di Roma, basta un clic. E i più audaci potranno addirittura acquistare il file digitale della loro passeggiata.

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