Non c’è solo l’emergenza sbarchi: via terra, soprattutto dal Friuli-Venezia Giulia, quest’anno sono transitati circa 70 mila migranti illegali (tre volte tanto rispetto al 2021), diretti verso regioni italiane o verso Francia e Regno Unito. E tra loro sono pochi quelli che fuggono dai conflitti…
Il 12 agosto scorso Frontex ha lanciato l’allarme: nei primi sette mesi dell’anno 155.090 migranti illegali sono entrati nell’Unione europea. L’86 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2021 secondo l’agenzia Ue per il controllo delle frontiere. Non solo sbarchi: l’impennata più alta si registra via terra, lungo la rotta balcanica, con 70.700 irregolari, la metà del totale e tre volte i numeri del 2021. Un aumento del 205 per cento, spina nel fianco dimenticata – o ignorata – da Roma, con 8.018 arrivi in Friuli-Venezia Giulia fino al 25 agosto. Molti però transiterebbero, senza venire intercettati, verso altre regioni italiane: e, soprattutto, proseguono diretti in Francia e Inghilterra. La Manica è stata attraversata illegalmente da 27.990 persone, il 55 per cento in più del 2021. Gli altri migranti dai Balcani occidentali puntano su Austria, Germania e Stati del Nord Europa.
«I riflettori sugli “scandalosi” hotspot di Lampedusa e Taranto silenziano le difficoltà che si registrano sul fronte terrestre del Nord-est, ma il problema esiste» denuncia Lorenzo Tamaro, segretario provinciale del Sindacato autonomo di polizia (Sap). «Trieste è la porta orientale, un vero “porto terrestre” di passaggio, il più grande d’Italia per l’immigrazione clandestina. Ma a tutt’oggi non possiede gli strumenti adeguati per poterlo gestire». Frontex, nonostante l’impennata degli arrivi via mare in Italia (56.494 al 30 agosto), segnala che solo in luglio sono passati dalla rotta balcanica 14.866 migranti illegali. Come raffronto, gli sbarchi dello stesso mese sono stati 13.801. Tra i migranti «di terra», nei primi sei mesi del 2022, si registrano anche nazionalità diverse rispetto alla rotta marina. Frontex ha calcolato 25.398 siriani, 12.414 afghani e poi turchi e tunisini. L’ultimo trampolino verso i Paesi Ue non è più concentrato in Bosnia, ma quest’anno si è spostato nella vicina Serbia.
Alcune associazioni come la «No name kitchen» forniscono viveri, vestiti e appoggiano i migranti lungo la rotta balcanica. Sulla parete di una delle loro basi principali a Sid, al confine fra Serbia e Croazia, c’è un enorme murales con un pugno chiuso e la scritta in inglese «brucia i confini». Le basi dell’organizzazione sono quattro, in corrispondenza dei punti di maggior passaggio di clandestini; per esempio Velika Kladusa, in Bosnia, o Subotica, a nord di Belgrado sul confine ungherese. Solo in Serbia erano ospitati in luglio nei centri governativi 7.275 migranti e rifugiati. Accanto al dato dell’Onu ci sarebbero altri 4 mila irregolari in sistemazioni di fortuna vicine ai confini.
«I Balcani occidentali continuano a offrire un valido corridoio verso l’Unione» scrive Frontex nell’analisi strategica del rischio 2022. «Una situazione che offre ai criminali ampie opportunità. I migranti destano particolare preoccupazione anche per la presenza nella regione di predicatori radicali (islamici, ndr) che hanno forti legami con gli ambienti estremisti religiosi nell’Unione europea». Una parte del flusso si riversa in Italia attraverso il Friuli-Venezia Giulia. «Da noi sono arrivati pochi afghani, ma tanti cittadini del Bangladesh e pure indiani che non scappano da guerre» dichiara l’assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti. «Il numero totale di arrivi fino al 25 agosto è 8.018 rispetto ai 7.027 dell’anno scorso». Un aumento più basso rispetto alla percentuale di impennata della rotta balcanica, ma Roberti sottolinea che «la Regione non può e non vuole fare di più». Il problema di fondo è che nel 2022 vanno a rilento i trasferimenti verso altre regioni a causa dell’aumento degli arrivi dal mare. E all’ex valico di Fernetti, con la Slovenia sul Carso triestino, sono stati registrati 30 mila profughi ucraini. Il flusso è sceso rispetto all’inizio della guerra, ma il personale della Polizia di frontiera è rimasto lo stesso. Se presidiano Fernetti, diminuiscono proporzionalmente le pattuglie sul Carso lungo i punti di passaggio dei migranti illegali.
«Siamo strapieni. A Trieste la media di arrivi è di 40-50 al giorno» racconta un agente in prima linea. «Nell’ultima settimana di agosto ne sono stati registrati oltre 400». L’accoglienza nel capoluogo giuliano è ingolfata. Lo ammette pure Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà. «Il nostro report statistico per il 2021» conferma al sito ilFriuli.it «mostra che abbiamo accolto circa 4.800 persone nella sola provincia di Trieste, in aumento rispetto agli anni precedenti. I dati sui primi sei mesi del 2022 evidenziano un andamento simile con una crescita in luglio, a dimostrazione che la rotta balcanica resta particolarmente attiva». Il capoluogo giuliano è l’ingresso più frequentato con 3.500 migranti nei primi sei mesi. Oltre ai «rintracci», diminuiti per l’impegno con gli ucraini, in tanti bussano alla Questura chiedendo asilo. La presenza si nota: in piazza Libertà, davanti alla stazione ferroviaria, si concentrano anche 200 persone, bivaccando alla meno peggio. E trovano l’aiuto di associazioni oltranziste come Linea d’ombra, con i fondatori accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, a poi scagionati fra le polemiche. «La cittadinanza protesta e dobbiamo fare i servizi “immagine”, che sono inutili» aggiunge il sindacalista Tamaro. «Controlliamo i migranti con i vigili urbani, ma anche se sono clandestini hanno già in tasca la richiesta di protezione o asilo e quindi non puoi neppure allontanarli».
L’assessore Roberti spera che con il nuovo governo «ricomincino le riammissioni in Slovenia, come chiediamo da tempo. E che sulla rotta balcanica si organizzi una missione comune europea con croati e sloveni per difendere i confini esterni della Ue». Non come le «pattuglie congiunte», che sono operazioni spot secondo il sindacato di Polizia. «A settembre dovrebbero riprendere con gli sloveni» osserva Tamaro. «Troppo tardi, perché gli arrivi aumentano in primavera e soprattutto d’estate. Per di più le pattuglie non sono diurne, notturne e quotidiane. Sembra più marketing che prevenzione».
È un gioco da ragazzi per i passeur accompagnare a pagamento i migranti, lungo tratti a piedi o con furgoni e Tir, talvolta fino alle fermate dell’autobus a Trieste. Dalla Serbia il costo per viaggiare in «sicurezza» fino a uno Stato dell’Unione europea, quasi sempre nascosti sui mezzi, può costare fino a cinquemila euro. «Una cosa l’abbiamo imparata quest’anno: gli ucraini, in gran parte donne, bambini e pochi ricchi scappano veramente dalle bombe» spiega l’agente dalla prima linea. «Dalla rotta balcanica, al contrario arrivano quasi tutti uomini con un altro atteggiamento. Si vede subito chi fugge dalla guerra e chi no».