Nella giornata di ieri l’agenzia russa Tass ha pubblicato il numero dei mercenari (inclusi contractor, quindi quelli pagati dalle organizzazioni, sommati ai volontari), che sarebbero morti nei combattimenti dall’inizio del conflitto in Ucraina. Essendo numeri rivelati da una delle due parti non c’è modo di verificarli con certezza, tuttavia quanto arriva dal ministero della Difesa del Cremlino è questo: e forze russe hanno finora eliminato 5.962 soldati stranieri che combattevano per Kiev, la maggior parte dei quali provenienti dalla Polonia, dei quali 1.497 sono stati eliminati in combattimento mentre gli altri sarebbero deceduti a causa di effetti collaterali. Ben 147 sarebbero stati francesi, 561 georgiani, mentre dei 1.113 mercenari provenienti dagli Stati Uniti ne sono morti 491 e 422 sono i caduti di nazionalità canadese su 1.005 tracciati. A questi vanno sommati 360 degli 822 mercenari arrivati dal Regno Unito. A gennaio, l’ambasciatore russo a Parigi Alexey Meshkov aveva diffuso il discorso della Duma (il parlamento russo) all’Assemblea nazionale francese riguardo ai mercenari presenti in Ucraina. I legislatori russi sottolineavano che, nonostante le affermazioni di Parigi, le informazioni oggettive sull’appartenenza alle “forze neonaziste ucraine” indicano in modo inconfutabile che questi militari di passaporto francese prendono parte al conflitto. In precedenza, il 16 gennaio scorso, il Ministero della Difesa russo aveva affermato che le forze armate di Mosca avevano effettuato un attacco di precisione sul luogo di schieramento temporaneo di mercenari stranieri a Kharkov, con i francesi che costituivano la maggioranza dei presenti. L’attacco aveva provocato l’eliminazione di oltre 60 militanti e il ferimento di altri venti. Successivamente, l’ambasciatore francese a Mosca Pierre Levy è stato convocato al ministero degli Esteri russo per comunicargli che la morte di queste persone sarebbe responsabilità di Parigi.
Sul fronte opposto, sempre con beneficio del dubbio, pare assodata la presenza di nepalesi già presenti in Russia dove sono numerosi quelli che lavorano come manovali, tanto che il ministero degli Esteri di Katmandu aveva confermato la morte di nove persone. Da notare che l’arruolamento non può essere direttamente effettuato dal Nepal, in quanto la legge locale lo vieta, fatta eccezione per l’incorporazione nelle forze indiane e britanniche. Secondo il rapporto del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), la prospettiva di un guadagno più alto rispetto a quanto percepiscono i nepalesi come operai, l’equivalente di circa duemila dollari contro trecento, con possibilità di richiedere il passaporto russo in via prioritaria, avrebbe spinto già oltre migliaia di uomini ad arruolarsi, dei quali ne sarebbero già morti 635, ma soltanto per 200 di loro esisterebbe una conferma ufficiale. I numeri del Sipri sono stati ricavati da quanto riferito da un parlamentare nepalese, l’ex ministro degli esteri Bimala Ray Paudyal, che aveva parlato ai colleghi politici dell’arruolamento di connazionali per un numero compreso tra 14.000 e 15.000.
Seguono per numero di combattenti per Mosca i cittadini delle repubbliche ex sovietiche, stimati in 1.800, infine un altro migliaio tra cubani, asiatici e siriani. L’Agenzia Nova riferisce anche di un colloqui tra i ministri degli esteri russo e nepalese per velocizzare il rimpatrio delle salme e il pagamento dell’indennizzo alle famiglie dei caduti. Secondo testimonianze rese alla stampa locale, gli stranieri sarebbero stati mandati in prima linea dai russi dopo un addestramento durato meno di quindici giorni e riguardante soltanto armi leggere. Secondo quanto riportato dalla Cnn, le due settimane sarebbero svolte presso Avangard, una accademia militare russa situata alla periferia di Mosca nota per essere un centro di “educazione patriottica”. Lo prova il video che un allievo, Shishir Bishwokarma, è riuscito a rendere disponibile su Youtube. “Qui ti insegnano come assemblare e sparare con le armi leggere e con i Kalashnikov Ak-47”, spiega il soldato, dicendo che i suoi colleghi sono provenienti da tutto il sud del mondo. Ha citato, tra gli altri, compagni afghani, indiani, congolesi ed egiziani. Le foto di Avangard pubblicate sui social media mostrano dozzine di quelli che sembrano essere soldati dell’Asia meridionale insieme con istruttori nativi russi. Sul social media Telegram appaiono invece racconti di soldati che, non parlando né inglese né russo, utilizzavano un’applicazione online per la traduzione per comprendere gli ordini dei superiori. Ciò durante la battaglia di Bachmut, avvenuta tra l’agosto 2022 e il 20 maggio 2023 sarebbe stata la causa di gravissime perdite umane sia perché la comprensione era minima, sia perché i telefoni utilizzavano la rete ucraina, sulla quale l’intelligence di Kiev era in ascolto. Cifre a parte, di certo c’è che nonostante i social tante verità su questa guerra le conosceremo tra anni.
