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Manipolatore, alpinista e forse mago: Aleister Crowley fu l’uomo più inseguito dagli scrittori

Manipolatore, 
alpinista 
e forse mago: 
Aleister Crowley fu l’uomo 
più inseguito 
dagli scrittori

A cavallo tra occultismo e mistificazioni, Aleister Crowley è un personaggio del Novecento irresistibilmente magnetico. Così la sua vita è entrata anche nella letteratura. A partire da un libro di William Somerset Maugham appena ripubblicato.


L’estate del 1902 non era stata particolarmente felice per Aleister Crowley. Quello che in futuro sarebbe stato definito «l’uomo più malvagio del mondo», aveva allora 27 anni, e non aveva ancora scritto le sue opere principali, né aveva fondato la sua «religione satanica» basata sul comandamento «Fa’ ciò che vuoi».

Studiava la magia già da tempo, ma il vizio non l’aveva ancora consumato. Il fisico imponente reggeva, e gli permetteva di coltivare l’altra sua grande passione, l’attività in cui forse eccelleva maggiormente: l’alpinismo. L’8 giugno del 1902, Crowley si trovava davanti agli occhi la magnificenza del Chogo-Ri, la seconda montagna del mondo, più nota come K2. Stava per iniziare una storica spedizione, di cui era vicecomandante. A capo dell’impresa c’era Oscar Eckenstein, uno dei più grandi alpinisti di tutte le epoche. Egli non amava particolarmente il carattere del mago, ma gli riconosceva grandi capacità nello sfidare le vette.

Purtroppo per tutti loro, non finì benissimo. Il tempo non era buono, l’equipaggiamento insufficiente, la fatica spaventosa. Leggenda vuole che Crowley, per dimenticare lo sfinimento, ascendesse bevendo champagne. Il gruppo arrivò a 6.525 metri di altitudine, poi dovette rinunciare. Dopo 68 giorni, la spedizione ridiscese, stremata.

Fu una sconfitta che segnò Crowley. Fino ad allora, le sue imprese montane avevano avuto successo, ma lo sfuggente K2 gli inferse un colpo probabilmente fatale. Decise così di dedicarsi a un altro tipo di scalata: quella al vertice del sottomondo occultistico europeo. Nell’inverno seguente, Aleister apparve a Parigi, ospite di un suo vecchio amico di Cambridge, Gerald Kelly. Quest’ultimo – che aveva ambizioni artistiche – frequentava ogni sera un locale apprezzato da pittori e poeti, Le Chat Blanc. Fu in quel ristorante che una sera Crowley si imbattè in un uomo di un anno più vecchio di lui, che ben presto sarebbe divenuto famoso in tutto il mondo come scrittore e autore di teatro: William Somerset Maugham.

Conquistare Maugham fu quasi più difficile che vincere il K2, e anche in quel caso il tentativo fallì miseramente. Ebbe però un risvolto decisamente positivo, almeno per noi lettori: da quell’esperienza lo scrittore inglese trasse uno dei romanzi più affascinanti della sua intera produzione letteraria, uscito nel 1908 e ingiustamente considerato un’opera minore. S’intitola Il mago e in Italia è appena stato pubblicato in un’elegante edizione da Adelphi.

Al centro della storia c’è un personaggio che è un calco quasi perfetto di Aleister Crowley, battezzato da Maugham Oliver Haddo. Il disprezzo dello scrittore verso l’occultista trasuda copioso fin dalle prime righe: «Era un uomo di mole notevole, sul metro e novanta» scrive Maugham «ma la cosa che più lo caratterizzava era un’incredibile obesità. Il ventre era di dimensioni imponenti, il volto grosso e carnoso».

Qui, probabilmente, il narratore stava un po’ esagerando. Crowley era di sicuro corpulento, ma non ancora orrendamente grasso o obeso. Altrove, Maugham approfondì la descrizione: «Nella prima gioventù, mi era stato detto, egli era di grande prestanza, ma quando io lo conobbi era sovrappeso e i suoi capelli si erano diradati. Aveva begli occhi e un modo di guardare così intenso che, quando ti fissava, sembrava ti trafiggesse. Era un mistificatore, ma non del tutto. A Cambridge aveva vinto il nastro azzurro per gli scacchi ed era considerato il miglior giocatore di whist della sua epoca. Era un bugiardo e un incorreggibile raccontafrottole, ma la cosa strana era che qualcuna delle sue straordinarie imprese che amava sbandierare l’aveva effettuata sul serio».

Nel romanzo, Maugham elenca alcune di queste incredibili imprese crowleyane, di cui si trova effettivamente riscontro in biografie e testimonianze. Per esempio la capacità di tenere gli occhi sempre paralleli durante le conversazioni: normalmente, quando si guarda qualcuno, gli occhi tendono a convergere su di lui, ma lo sguardo di Crowley era diverso, perturbante. Aveva inoltre un coraggio formidabile ed era un grande cacciatore: riuscì a uccidere tre leoni in una notte sola, fatto davvero strabiliante. Che avesse realmente «poteri magici», Maugham lo esclude.

Tuttavia, nel suo romanzo, il personaggio di Oliver Haddo rivela una formidabile capacità di suggestionare e manipolare le persone, tanto da rovinare la vita a una giovane e candida fanciulla che trasforma nel suo trastullo. Crowley si riconobbe nella descrizione, e inviò al periodico Vanity Fair un articolo elogiativo de Il mago, firmato ovviamente Oliver Haddo. Forse la vera magia crowleyana era proprio questa: un potere di suggestione accuratamente sviluppato negli anni, che unito all’impertinenza e all’estrema sicurezza di sé dell’uomo lo rendevano un manipolatore perfetto.

A dire il vero, c’è anche chi riporta aneddoti più singolari e sovrannaturali. È il caso di un altro romanziere britannico di vaglia, di cui anche in Italia si sta riscoprendo l’opera. Stiamo parlando di Colin Wilson (1931-2013), autore di un libro di enorme successo intitolato The Outsider (dedicato ai grandi irregolari delle lettere e dell’arte in generale), di un robusto saggio esoterico (L’occulto, Astrolabio editore) e di romanzi di mistero come La gabbia di vetro e Un dubbio necessario (Carbonio). Proprio l’editore Carbonio, nei mesi scorsi, ha pubblicato il primo volume (Riti notturni) della trilogia wilsoniana incentrata sul personaggio di Gerard Sorme, in cui l’interesse per l’occulto e la passione per il giallo del romanziere si fondono, sempre sorrette da una scrittura elegantissima.

Nel secondo volume, che uscirà in inverno con il titolo L’uomo senza ombra, compare un personaggio che, come l’Oliver Haddo di Maugham, è modellato su Crowley. Al Mago nero Wilson ha dedicato nel corso della sua vita vari scritti, tra cui il volume monografico Aleister Crowley: la natura della Bestia (Ghibli edizioni, 2015). È lì che si racconta un episodio curioso avvenuto in strada: «Su di un tratto di marciapiede appositamente lasciato sgombro, Crowley si mise alle calcagna di un uomo, imitandone la camminata. Poi, all’improvviso, si piegò sulle ginocchia e per un attimo restò così accovacciato; l’uomo allora cadde a terra. Aiutato a rimettersi in piedi, si guardò intorno sconcertato, come in cerca di una buccia di banana».

Anche Wilson, insomma, non amava Crowley, ma gli riconosceva qualche capacità sovrumana. Chi invece lo detestava con tutto il cuore era il poeta irlandese William Butler Yeats, di cui Adelphi ha da poco pubblicato il volume Magia, che raccoglie alcune incursioni del letterato nell’universo occulto. Yeats, come noto, era un adepto della Golden Dawn, società di maghi creata da Samuel Liddell Mathers, un personaggio piuttosto singolare di cui il poeta parla in modo approfondito in Autobiografie (Adelphi). Della Golden Dawn faceva parte anche Crowley, che riuscì a portare scompiglio fra gli adepti. Prima provocò uno scontro tra Mathers e un’altra fazione di cui faceva parte pure Yeats, il quale definì Crowley «persona assolutamente deprecabile». Poi, non pago, Aleister si scontrò con lo stesso Mathers per il predominio sull’organizzazione: seguirono scambi di malefici, attacchi psichici e assalti di vampiri.

Fu, quello a cavallo del secolo, il periodo d’oro di Crowley. Era ancora ricco, aveva frequentazioni importanti. Nel corso degli anni, perse praticamente tutto per ritrovarsi solo, e povero. È Colin Wilson a svelare un episodio emblematico. Un giorno, a molti anni di distanza dal loro primo incontro, Crowley inviò un telegramma a Maugham: gli diceva che stava «morendo di fame» e lo pregava di prestargli 25 sterline. Lo scrittore nemmeno rispose: la grettezza fu più forte della magia.

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