L’agenzia di stampa iraniana Tasnim ha corretto questa mattina il numero delle persone uccise nell’attentato di ieri a Kerman: «Il numero da noi pubblicato ieri non era corretto ed è il risultato di un errore. Il bilancio corretto delle vittime dell’attacco è 84». Funzionari iraniani hanno affermato che le esplosioni sono state opera di terroristi. Secondo l’agenzia di stampa della Repubblica islamica gestita dal governo iraniano, altre 211 persone sono rimaste ferite nelle esplosioni, avvenute mentre la folla si radunava vicino alla tomba del Generale Qassem Soleimani.
L’attentato arriva in un momento di altissima tensione in tutto il Medio Oriente, con la guerra che infuria tra Israele e Hamas, la Jihad islamica, gli Hezbollah libanesi, le milizie pro-Iran in Iraq e gli Houthi che attaccano le navi mercantili nel Mar Rosso. La strage di Kerman è stata preceduta dalla morte di Saleh al-Arouri, ucciso martedì sera a Beirut in quello che funzionari libanesi hanno descritto come un attacco israeliano.
Chi è stato a mettere le bombe a Kerman? Il presidente iraniano Ebrahim Raisi in una breve dichiarazione non ha attribuito la colpa degli attacchi di mercoledì, affermando che «gli autori e i criminali coinvolti in questo crimine terroristico saranno presto identificati e puniti per le loro azioni». Meno prudenti alcuni funzionari iraniani che hanno incolpato gli Stati Uniti e Israele per le esplosioni, senza fornire però fornire prove su come i due paesi avrebbero potuto essere coinvolti. Funzionari americani hanno affermato che gli Stati Uniti «non sono coinvolti in alcun modo nell’esplosione» e hanno affermato «di non avere alcuna indicazione che dietro l’esplosione ci sia Israele». Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha affermato che l’intelligence degli Stati Uniti non aveva il sentore di violenze in occasione dell’anniversario della morte di Soleimani ucciso in un attacco aereo degli Stati Uniti il 3 gennaio 2020 a Baghdad (Iraq), mentre l’ufficio del primo Ministro israeliano e l’esercito hanno rifiutato di commentare.Tuttavia, alcune fonti consultate da The Wall Street Journal hanno affermato: «Israele ha detto agli alleati di non essere coinvolto nelle esplosioni. Lo stile dell’attentato non si adatta allo schema dei presunti attacchi israeliani, che di solito miravano in modo più preciso a individui o infrastrutture collegate alle forze di sicurezza iraniane», hanno detto le fonti.Fin qui la cronaca ma chi è stato? Nonostante Israele abbia compiuto piu’ volte attacchi in Iran in risposta al suo programma nucleare e abbia condotto omicidi mirati, finora non ha mai orchestrato attentati di massa specie in luoghi di culto. Gruppi estremisti sunniti, tra cui lo Stato Islamico del Khorasan (Iskp), hanno precedentemente condotto attacchi su larga scala che hanno causato vittime civili in Iran, ad esempio, il 26 ottobre 2022 sempre in un mausoleo (quello di Shah Cheragh a Shiraz), che ospita c’è la tomba di Ahmad, fratello dell’Imam Reza, l’ottavo imam sciita sepolto a Mashhad, nel nord-est del paese. All’epoca ci furono tredici morti e quaranta feriti e l’attacco venne rivendicato sui canali jihadisti.L’Iran si trova ad affrontare diversi potenziali nemici e dietro l’assalto potrebbero esserci gruppi in esilio, organizzazioni armate oppure attori statali che ben conoscevano i luoghi e i controlli di sicurezza attorno al mausoleo. Ali Vaez , direttore del progetto Iran dell’International Crisis Group, un think tank sulla risoluzione dei conflitti, ha affermato: « Le caratteristiche dell’attacco sono più coerenti con gli attacchi passati di gruppi jihadisti e separatisti, piuttosto che con presunti attacchi israeliani che avevano preso di mira individui nel tentativo di sabotare il programma nucleare iraniano».
Lo Stato islamico per il momento tace ma potrebbe rivendicare l’attacco nei prossimi giorni e a questo proposito è opportuno ricordare che l’opportunismo è una caratteristica fondamentale delle organizzazioni terroristiche. Questo perché le organizzazioni terroristiche operano in un ambiente che è spesso fluido e imprevedibile. Per sopravvivere e prosperare, devono essere in grado di adattarsi rapidamente alle nuove circostanze e per contrastarle occorre “immaginare sempre l’inimmaginabile”. Ci sono molti esempi di organizzazioni terroristiche che hanno agito in modo opportunistico. Ad esempio, l’ISIS ha sfruttato la guerra civile in Siria per stabilire una sorta di proto-stato, al-Qaeda ha sfruttato l’11 settembre 2001 per lanciare una campagna globale di terrorismo, Hamas e le Jihad islamica sfruttano da decenni la situazione nella Striscia di Gaza per condurre attacchi contro Israele su mandato dell’Iran e lo stesso fanno gli Houthi dello Yemen e gli Hezbollah libanesi e le milizie pro-Iran in Iraq. Nonostante le differenze dottrinali tutti questi gruppi hanno in comune la volontà di distruggere Israele e gli Usa (al pari dell’Iran), e la “Jihad globale”.
Mentre si parla di possibile allargamento del conflitto dopo l’uccisione di Saleh al-Arouri e l’attentato di ieri in Iran non si presta abbastanza attenzione alla stato dei rapporti tra l’Arabia Saudita e l’Iran. I sauditi pur sostenendo la causa palestinese anche se piùper opportunità che per convinzione, ritengono responsabili Teheran e Doha per quanto accaduto il 7 ottobre in Israele e da qui numerosi articoli stampa contro la leadership iraniana anche se formalmente i rapporti sono buoni rispetto al passato.Non è certo un mistero che l’erede al trono saudita Mohammed Bin Salman stava per aderire ai Patti di Abramo chiudendo cosi’ la pagina delle tensioni in Medio Oriente con Israele, cosi’ come non è affatto un segreto che l’attacco del 7 ottobre è stato ordinato dagli ayatollah di Teheran per impedire che cio’avvenisse. Non è quindi escluso che a proposito di allargamento del conflitto in corso a Gaza, l’Arabia Saudita e l’Iran entrino presto in rotta di collisione.
