Storie d’amore e di sesso, protagonisti over 60, lieto fine garantito. Sono i romanzi (12 titoli all’anno) della nuova collana di Harmony, ideata e diretta dall’autrice del pamphlet- scandalo degli anni Settanta Porci con le ali. «Perché invecchiare bene è una forma d’arte raffinata, che include la seduzione» dice.
Questa è l’idea alla base della nuova collana Harmony Terzo Tempo, ideata e diretta da Lidia Ravera. Dodici titoli l’anno, un manifesto di un nuovo modo di vivere l’amore anche quando non si è più giovani. «Entrambi i protagonisti saranno over 60 e c’è sempre un lieto fine. Ma se una volta era il matrimonio, oggi nelle nostre storie è ricominciare a giocare con la seduzione, con il piacere della conversazione. Anche con il sesso», racconta la scrittrice del più celebre manuale di liberazione sessuale nell’elegante casa romana affacciata sul Lungotevere.
Non la si immaginava come una divoratrice di romanzi rosa…
Mai letti e continuerò a non leggerli, ma ho trovato da parte di HarperCollins un grande rispetto e il desiderio di creare una collana diversa: romanzi rosa per persone d’età. Perché non è che a un certo punto desideri solo stare seduta accanto al fuoco con le pantofole a ricamare i pigiami.
Ah no?
Assolutamente no. Anzi ci si innamora ancora, perché si ha più tempo.
Come è nata l’idea di un nuovo genere, il Pink-Grey?
Ho realizzato che il motivo per cui tutti detestiamo invecchiare, ci vergogniamo della nostra età, facciamo di tutto per dimostrare sei mesi di meno è perché viviamo il terzo tempo della vita come se fosse una catastrofe da rimandare, negare il più possibile.
Qual è il motivo di questa angoscia?
Sono cliché, schemi vecchi e muffosi. C’è una parola inglese perfetta, che non ha traduzione, è ageism, il razzismo contro l’età che produce stereotipi continui, illegittimi e che noi abbiamo introiettato.
Un esempio?
Il più eclatante è la scomparsa delle donne. Dopo la menopausa diventano invisibili. Allora mi sono chiesta come potevo rivalutare quella parte della vita, che adesso sono corridoi bui e non arredati, stanze vuote immerse in una lugubre penombra. Oggi abbiamo trent’anni in più da vivere, ma tutti se ne ritraggono come fosse un pozzo nero in cui se cadi, è finita.
Come si può rivalutare una parte della vita?
Lavorando sull’immaginario collettivo. Siamo noi che interiorizziamo una nostra immagine ormai appannata. Siamo le prime a negarci di esercitare l’arte della seduzione. Che non necessariamente passa per le guance di pesca.
Gli uomini se ne sono sempre sbattuti della pelle liscia, come hanno fatto a non cadere nel pozzo nero?
Loro seducono con altro. Non hanno sempre spalle larghe, fianchi stretti, goccioline del windsurf sui muscoli o addominali a tartaruga. Ma seducono anche quando hanno la pancia e sono calvi. Hanno mille frecce al loro arco. Agli uomini nessuno ha mai chiesto di essere giovani e belli, e basta.
Noi invece?
Siamo continuamente giudicate. Come mozzarelle con la data di scadenza. Da buttare nella discarica.
Eppure ci sono donne potenti che sembrano non avere scadenza.
Sono pochissime e in genere sole. L’immaginario collettivo è ancora fermo a Cenerentola. Il potere diminuisce il nostro potere di attrazione, mentre per gli uomini è un’aggiunta.
I primi due romanzi, ambientati sull’isola di Alicudi e tra boschi innevati, raccontano di donne reali tra sogni romantici e mal di schiena. A quali lettrici punta?
In Italia gli over 60 sono quasi il 30 per cento della popolazione. Eravamo i baby boomers. L’ultima esplosione demografica nel nostro Paese. Eravamo la maggioranza quando siamo nati e lo siamo ancora. Siamo le donne che hanno lottato per essere i soggetti, non gli oggetti, del desiderio. Figuriamoci se alle prese con il passaggio dell’invecchiare stiamo zitte. Bisogna prendere atto che queste persone non più giovani sono una risorsa e dare loro delle opportunità. Voglio far sentire a quelli che chiamo «i grandi adulti» – non mi piace senior, anziani, silver – che la vita è più ricca di quello che ci fanno credere. Arrivare nelle edicole significa raggiungere donne che non vanno in libreria. È stato un gesto politico.
Anche Porci Con le Ali fu un gesto politico?
Sono i due gesti politici della mia vita come scrittrice. La liberazione sessuale e la lotta contro l’ageism. Nel 1976 nacque quel pamphlet sulla libertà sessuale diretto agli studenti delle superiori. Marco Lombardo Radice e io lo scrivemmo in un mese. Ci scambiavamo i capitoli mangiando pasta in bianco. Vendemmo 3 milioni di copie e accadde di tutto. Eravamo infarciti di ideologia, il successo era considerato un peccato mortale. Voleva dire che piacevi ai padroni, allora eri una cattiva compagna. Tutti mi voltarono le spalle. Sono stata letteralmente massacrata. Ci ho messo anni per riprendermi.
Come è cambiato il sesso in mezzo secolo?
Una volta era una bandiera. Allora sdoganare il sesso dalla procreazione era un grande gesto di libertà individuale. Oggi è una ginnastica come tante altre. C’è chi va in palestra e chi no. Io per esempio sono una sportivona. Sgambettavo prima e sgambetto adesso. Ma non sgambetto sesso. Corro, faccio 10 chilometri al giorno sul Lungotevere a giorni alterni. Non mollo mai, manco morta.
Più determinata di Fanny Ardant in Les Jeunes Amants. Cosa la spinge a non scendere dal ring?
Invecchiare bene è una forma d’arte, è un lavoro raffinatissimo. Quando ce la fai sei finalmente libera, non devi più piacere a tutti. Hai capito cosa stai a fare al mondo. Per me è una conquista recente.
Cosa ha capito?
Mi sono guardata indietro. La vita è quasi conclusa, come un puzzle cui mancano pochi pezzi. Questo ti dà forza e un grande equilibrio se riesci a non farti umiliare dal razzismo dell’età. Io vorrei solo che durasse.
Ha paura della fine?
Da quando ho 12 anni ho iniziato a sentire il senso della fine. Interrogai la mamma: «Davvero abbiamo una vita sola e finisce?». Lei rispose che questi erano discorsi troppo grandi per me. Smisi di parlare con mia madre e non ho mai ricominciato. Ho sempre sentito con angoscia il tambureggiare costante del tempo. Questo passo implacabile che non si ferma, non rallenta, non torna indietro mai.
Come lo ha superato?
Scrivendo. Mi ha sempre più divertito raccontare la vita che viverla. E poi un passato lungo è una forza, una ricchezza, un vantaggio enorme. Una gerla dove ho attinto per scrivere i miei 33 romanzi. Adesso è quasi piena. Questo sapere cristallizzato è ciò che ti rimane di un’esistenza di esperienze, libri letti e scritti, persone incontrate, dolori superati, amici persi e ritrovati. Un magma, un precipitato esistenziale che sta lì ad aiutarti e ti consente di costruire storie all’infinito. Dall’altro canto hai un futuro corto. E quella è la nota dolente. Ma io continuo a pensare a una società senza età né steccati. Dove tutti abbiamo da guadagnare a frequentarci tra persone che vivono stagioni diverse. E continuo a vedere la vita come un viaggio, dove ogni età è un paese straniero.