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Hillary Clinton al bivio per la Casa Bianca

Hillary Clinton al bivio per la Casa Bianca

Sembrava fatta la candidatura dell’ex first lady, ma dubbi e perplessità crescono, anche nel suo partito

Il cerchio magico di Hillary Clinton è spaccato in due fazioni, quelli che la vogliono in corsa a rotta di collo verso la Casa Bianca nel 2016 e quelli che suggeriscono di lasciar perdere. Lo raccontava un paio di giorni fa il Wall Street Journal con una ricognizione nell’ambiente clintoniano, rivelando che l’universo dell’ex first lady non è poi così coeso. 

Ci sono diversi ordini di ragioni che consiglieri e amici possono addurre per convincerla a non intraprendere l’avventura che nel 2008 è naufragata sotto i colpi inaspettati e potenti di Barack Obama

La fatica, innanzitutto. Dopo una vita passata ai piani altissimi della politica, un leader deve saper riconoscere quando ha finito la benzina ed è meglio passare ad altri gli oneri della politica attiva. 

C’è chi ne fa una questione di influenza: nel mondo di oggi, dicono, Hillary avrebbe più potere come filantropa e organizzatrice di campagne per commendevoli cause umanitarie e culturali, potrebbe influenzare così una struttura politica in cui chi sta ai posti di comando è sempre più imbrigliato dalla burocrazia. 

Qualcuno dice semplicemente che il tempo delle grandi dinastie americane è finito, e un’altra sconfitta imprevista è un male non necessario per lei. Altri, più cautamente, fanno notare la questione anagrafica e di appartenenza generazionale. 

Hillary avrà 69 anni nel 2016, e sebbene l’America abbia avuto presidenti arrivati alla Casa Bianca più vecchi, lei è chiamata a raccogliere i voti di un partito democratico che si è affermato come partito di riferimento delle giovani generazioni. Al netto delle successive delusioni presidenziali, Obama ha incarnato sogni e speranze dei millenial, e il partito ha approfittato del suo irresistibile traino per creare una bipolarismo generazionale: da una parte i progressisti giovani, multiculturali e cool; dall’altra il partito repubblicano vecchio e bianco, con idee sociali bollite sempre più disconnesse dalla sensibilità popolare. Specialmente quella dei giovani. 

Hillary incarna un intero mondo di rimandi politici, il suo cerchio ristretto è composto dai pilastri di un establishment, la sua famiglia è il simbolo di un’epoca dell’America e di una fase gloriosa del partito democratico, non le mancano favolosi finanziatori per mettere in piedi una campagna elettorale sontuosa, ma improvvisamente affiora l’abisso fra il mondo che Clinton rappresenta e quello in cui vivono gli elettori chiamati a scegliere da chi farsi rappresentare. E’ una distanza generazionale in cui il sistema di riferimento è mutato, il paradigma politico e culturale si è aggiornato, mentre lei è rimasta giocoforza ferma. 

Così nella mente di Hillary, candidato inevitabile e scalpitante, s’affaccia un’inaspettata resipiscenza.

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