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Guerra russo-ucraina, lo spettro dell’inverno “irreversibile”

Guerra russo-ucraina, lo spettro dell’inverno “irreversibile”

Si sta avvicinando la conclusione del secondo anno di guerra tra Russia e Ucraina, continua la perdita di vite umane, rallentano le forniture di armi da parte dei Paesi occidentali e, soprattutto, anche l’opinione pubblica ha compreso che la controffensiva rapida non si può fare

“Non sarà la vittoria che sognavamo e ci vorrà molto più tempo di quanto pensassimo”. Sono le parole del capitano Volodymyr Omelyan, ex ministro delle infrastrutture di Kiev arruolato nelle forze di difesa territoriale, che l’uomo ha usato per rispondere a un cronista qualche giorno fa. Ed è parere comune degli inviati di guerra che oggi si trovano in Ucraina che le persone non siano più così ottimiste riguardo la possibilità di vittoria contro la Russia. Novembre, da quelle parti, significa freddo e giornate corte e buie, forse anche questo influisce sul sentimento comune che è esattamente l’opposto rispetto a quello che avveniva la primavera scorsa. Si avvicina rapidamente la conclusione del secondo anno di guerra, continua la perdita di vite umane, rallentano le forniture di armi da parte dei Paesi occidentali, non si possono sacrificare con azzardi i carri tedeschi e americani e, soprattutto, anche l’opinione pubblica ha compreso che la controffensiva rapida non si può fare a causa de campi minati e delle fortificazioni russe che consentono ai militari russi di mantenere le loro posizioni. Così nascono i pensieri e le ipotesi di aprire un negoziato che porti innanzi tutto a un cessate il fuoco, anche se ciò farebbe probabilmente naufragare l’idea ucraina di riprendersi i confini del 1991. Episodi come il cambio del capo della sanità militare ucraina, rimosso da Zelensky, fanno pensare che a Kiev non siano proprio tutti allineati con l’idea del presidente. Se a questo aggiungiamo che gli ucraini, soprattutto i civili, stanno avendo la sensazione chiara che la guerra tra Israele e Hamas abbia tolto l’attenzione del mondo occidentale dalla loro situazione, ecco che il pericolo di un “inverno irreversibile” si fa concreta. Il conflitto tra Hamas e Israele ha finora comportato tre guai a Zelensky. Primo: ha fatto sì che il conflitto russo-ucraino non sia più la principale questione di politica estera nei pensieri della maggior parte dei leader occidentali. Secondo: il presidente ucraino ha chiaramente espresso preoccupazione per una possibile diminuzione delle forniture di munizioni, un problema cruciale. Terzo: la decisione di Zelensky di schierarsi a sostegno della posizione filoisraeliana degli Usa ha portato ad accomunare l’immagine di Hamas a quella di Mosca e questo frena le sue possibilità di alleanze in Medio Oriente e altrove al di fuori dell’Occidente, rendendo impossibile il lavoro del ministro della Difesa Rustem Umerov, recentemente nominato. In Europa si parla ormai da tempo di “stanchezza dell’Ucraina” e questo preoccupa Kiev, così come le prossime elezioni americane, se fossero vinte dai repubblicani (Trump), potrebbero portare a un atteggiamento completamente diverso degli Stati Uniti a proposito del conflitto, che avrebbe la conseguenza di limitare ciò che Washington sta assicurando a Zelensky. Del resto, nonostante la visita lampo del segretario di Stato Lloyd Austin a Kiev il giorno 20 novembre, il rinnovo dei piani di finanziamento delle armi per l’esercito ucraino sta riscontrando problemi di approvazione presso il Congresso americano. Se Kiev manterrà le posizioni sulla sponda orientale del fiume Dnipro, nella parte più a sud della regione di Kherson, almeno per i prossimi tre mesi, potrà sperare di aprire un fronte per la riconquista della Crimea, e per farlo deve contemporaneamente continuare a colpire la flotta russa nel Mar Nero. Ma Mosca non allenterà gli attacchi notturni sulle città ucraine, come non potrà smettere di colpire le infrastrutture critiche come le centrali energetiche per fiaccare popolazione e truppe. Aiutano il morale i risultati di un sondaggio secondo il quale la maggioranza degli ucraini si opporrebbe ai negoziati paventato dalla Ue, ma queste persone sono le stesse che riconoscono Putin come causa della mancanza di possibilità di pace, così come è pensiero comune che qualsiasi pausa nei combattimenti verrebbe utilizzata dalla Russia per riarmarsi. Omelyan è realista quando afferma: “La scelta è semplice. Se siamo pronti a rischiare altre 300.000 o 500.000 vite di soldati ucraini per catturare la Crimea e liberare il Donbass, e se otteniamo il giusto numero di carri armati e di velivoli F-16 dall’Occidente, possiamo farcela, ma non vedo così tante persone pronte a morire e non vedo la disponibilità dell’Occidente a inviare la quantità di armi di cui avremmo bisogno. Una possibilità sarebbe un accordo di cessate il fuoco per fare grandi riforme, portare il Paese a divenire membro della Nato e dell’Ue, poi la Russia crollerà e poi ci riprenderemo la Crimea e il Donbass”. Un sogno, dal momento che i tempi necessari per creare questa situazione sono lunghissimi, tanto che lo stesso ufficiale ha poi specificato: “E’ un desiderio, perché Zelensky ha affermato che qualsiasi negoziato giocherebbe solo a favore della Russia, dato che l’obiettivo finale della guerra del Cremlino rimane la totale sottomissione dell’Ucraina”. A spiegare la situazione dal punto di vista militare è anche Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino, il quale ha ammesso. “Questa è una fase difficile della guerra che richiede la concentrazione più forte e difficile per andare avanti. Non esiste alcuna opzione per reali negoziati, si tratterebbe soltanto di una pausa operativa e la Russia ne approfitterebbe per migliorare significativamente il proprio schieramento militare, effettuare nuove mobilitazioni e un nostro ritiro avrebbe conseguenze ancora più tragiche per l’Ucraina”.

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