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Guerra in Ucraina, a Istanbul il terzo round di colloqui tra Russia e Kiev

Guerra in Ucraina, a Istanbul il terzo round di colloqui tra Russia e Kiev

La delegazione russa e quella ucraina si sono viste per la terza volta oggi a Istanbul. Ancora nessun accordo per il cessate il fuoco, ma un nuovo scambio di prigionieri e la promessa di continuare il dialogo. In Ucraina intanto monta la protesta per la legge sulle agenzie antico-corruzione, e Zelensky corre ai ripari

È iniziato a Istanbul, presso il palazzo Ciragan, il terzo round di colloqui fra Russia e Ucraina. Dopo i primi due inconcludenti incontri, Russia e Ucraina ci riprovano, anche se i due memorandum presentati dalle rispettive delegazioni nello scorso round di colloqui per raggiungere una risoluzione del conflitto sono di fatto incompatibili. L’unico risultato tangibile dei colloqui occorsi il 16 maggio e il 2 giugno era stato un cospicuo scambio di prigionieri.

Dopo continui rimandi, incomprensioni, ritardi e una nuova scadenza di 50 giorni fissata dal presidente americano Donald Trump per raggiungere un cessate il fuoco, pena nuove sanzioni a Mosca, i negoziati russo-ucraini sono cominciati con un incontro “faccia a faccia” tra i capi delle due delegazioni, ovvero l’ucraino Rustem Umerov (recentemente privato del suo incarico di ministro della Difesa) e il russo Vladimir Medinsky, assistente del Presidente Putin. Lo riferiscono l’agenzia russa Interfax, secondo la quale «i capi delle delegazioni russa e ucraina hanno tenuto un incontro bilaterale nel palazzo Ciragan».

Fin da prima dell’inizio dei colloqui il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva messo le cose in chiaro: «Oggi, durante i negoziati in Turchia, i rappresentanti dell’Ucraina insisteranno ancora una volta sulla necessità di un urgente e completo cessate il fuoco». Scontato il rifiuto russo, che con le Forze armate ucraine sulla difensiva e in difficoltà non rinuncerà certo ad un vantaggio operativo per un semplice gesto di buona volontà. Oltre a questo, l’Ucraina spingeva molto per l’organizzazione di un incontro fra Putin e Zelensky, incontro che per Mosca non ha escluso, ma per il quale prima vorrebbe raggiungere un accordo per la risoluzione del conflitto.

Forse è proprio per questo che i colloqui sono durati appena una quarantina di minuti, Russia e Ucraina hanno concordato un nuovo scambio di prigionieri, per un totale di 1200 prigionieri per parte A riferirlo è stata il capo delegazione russo Medinsky, nella conferenza stampa dopo la conclusione dei negoziati. Il capo delegazione ha aggiunto di aver proposto alla controparte ucraina la formazione di tre gruppi di lavoro, uno politico, uno militare e uno umanitario, per mantenere una comunicazione costante. Per quanto riguarda la risoluzione del conflitto, Medinsky ha riferito che le posizioni rimangono “distanti”, ma che “hanno concordato di continuare le discussioni”.

Il capo delegazione ucraino Umerov, nella sua conferenza stampa, ha invece sottolineato di aver proposto alla controparte di tenere un colloquio faccia a faccia tra Zelensky e Putin alla fine di agosto. Tale incontro non è stato escluso dalla delegazione russa, che ha però specificato che “occorre prima trovare un accordo per porre fine ai combattimenti“.

Proteste in Ucraina per l’accorpamento di due agenzie anti-corruzione

Mentre il Paese è ancora sotto legge marziale, il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato a tempo di record la legge 12414 che subordina il National Anti-Corruption Bureau of Ukraine (NABU) e la Specialized Anti-Corruption Prosecutor’s Office (SAPO) alla Procura generale, guidata dal suo fedelissimo Ruslan Kravchenko. Il NABU, istituito nel 2015, è un’agenzia investigativa indipendente che si occupa di prevenire, individuare e indagare reati di corruzione commessi da alti funzionari pubblici, mentre la SAPO è l’ufficio della procura specializzato nella gestione e nell’accusa giudiziaria dei casi complessi portati avanti dal NABU.

La nuova norma concede al procuratore poteri inediti: può rimettere in gioco o archiviare indagini miliardarie, riassegnare i dossier ad altri organi e impartire istruzioni vincolanti agli investigatori. La mossa, giustificata dal Zelensky con l’esigenza di “ripulire” le strutture dagli presunti infiltrati russi, è stata accolta con le prime manifestazioni di massa contro il governo dall’inizio dell’invasione russa: migliaia di persone, fra veterani, civili e studenti, hanno riempito le piazze di Kiev, Lvov, Dnipro e Odessa urlando slogan contro il Presidente e “giù le mani da NABU”. 

Le due agenzie anti-corruzione hanno ringraziato pubblicamente i manifestanti, definendo il sostegno “un mandato di fiducia” e promettendo di difendere l’autonomia delle indagini. Le critiche sono piovute anche da Bruxelles e dalle capitali occidentali: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha telefonato a Zelensky per esprimere «forte preoccupazione» e ricordare che l’indipendenza delle agenzie è un pilastro del percorso di adesione all’Ue.

Dure anche le reazioni dei governi europei: il Ministero degli Esteri tedesco ha definito l’approvazione della legge «un passo indietro preoccupante nella lotta alla corruzione», sottolineando come «l’indipendenza delle istituzioni anticorruzione sia fondamentale per l’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione Europea»; mentre il governo francese ha espresso «profondo rammarico» per una decisione che «mina i principi dello Stato di diritto e rischia di compromettere il sostegno internazionale».

Oggi sembra essere arrivato il dietrofront, con il Presidente ucraino che ha annunciato l’intenzione di presentare al Parlamento un disegno di legge che «garantisca la solidità del sistema dello Stato di diritto e che non ci sia alcuna influenza o interferenza russa nelle attività delle forze dell’ordine. E, cosa molto importante, saranno messe in atto tutte le norme per l’indipendenza delle istituzioni anticorruzione».

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