Soprattutto in Versilia e Maremma imprenditori, lobbisti e faccendieri vicini a Vladimir Putin possiedono ville, terreni e panfili per centinaia di milioni (non a caso, proprio a Marina di Carrara sarebbe ormeggiato lo yacht dello «zar»). Ecco chi sono i super ricchi «amici del Cremlino» con i loro formidabili possedimenti nella regione. Che per ora sono salvi, ma con una minaccia incombente di sequestri, se il conflitto in Ucraina dovesse prolungarsi.
«Altro che Toscana rossa, Toscana russa dovrebbe chiamarla» dice con un sorriso beffardo un pescatore che incontriamo in Versilia. «Così dovrebbero chiamarla». Battuta o no, da quando l’Unione europea – e l’Italia di conseguenza – ha deciso di colpire i beni degli oligarchi russi, è proprio la Toscana a essere finita nell’occhio del ciclone per il patrimonio da centinaia di milioni di euro che hanno qui, tra Versilia e Maremma soprattutto, imprenditori, lobbisti, faccendieri vicini a Vladimir Putin. L’ultima notizia, d’altronde, ha riguardato proprio il presidente russo: a Marina di Carrara è ormeggiato lo yacht Scheherazade che sarebbe di sua proprietà.
A darne conferma, nei giorni scorsi, sono stati uomini vicini ad Alexey Navalny (principale oppositore di Putin, condannato la settimana scorsa a nove anni di carcere) che hanno raccolto vari indizi, a cominciare dal personale russo a bordo, tutti dipendenti dell’Fso, il servizio di protezione federale. Uno scoop su cui ora gli inquirenti italiani stanno lavorando, considerando che parliamo di un panfilo da 140 metri di lunghezza, con due piattaforme di atterraggio per elicotteri e un valore stimato di 700 milioni di dollari, e tuttavia risulta intestato alla compagnia Bielot Asset Ltd, con sede alle isole Marshall, Micronesia.
«Il problema è proprio questo» spiega Alessio Postiglione, professore alla Sioi, Società italiana per l’organizzazione internazionale ed esperto di geopolitica. «Gli oligarchi si muovono con un complesso sistema di matrioske per cui diventa difficile risalire ai diretti proprietari». In altri casi, invece, è molto più agevole. Vecchia conoscenza della Toscana è per esempio Alexei Mordashov, secondo la rivista Forbes oggi il secondo uomo più ricco della Russia e numero 56 nella classifica mondiale. Il suo panfilo (valore 23 milioni) è stato sequestrato in Liguria, nel porto di Imperia.
I toscani ricorderanno questo nome: Mordashov è stato dal 2002 al 2012 proprietario delle acciaierie di Piombino lasciandole in un mare di debiti (730 milioni). Ma non è tutto. Tra i beni sequestrati c’è anche Villa Lazzareschi (valore stimato, 3 milioni di euro). Siamo a Capannori, provincia di Lucca. Qui nessuno sapeva neanche che il proprietario fosse Oleg Savchenko, magnate russo da sempre vicino a Putin. «Si organizzano matrimoni e grandi feste, è l’unica cosa che so» spiega il titolare di un bar vicino alla villa, fino al 2018 in mano alla famiglia Giussani e all’interno della quale spicca un grande edificio nobiliare, uliveti a perdersi e un’ampia piscina.
Oggi, come detto, il bene è stato congelato. E non confiscato. La differenza è centrale: «L’obiettivo delle sanzioni» continua Postiglione «è fare in modo che gli oligarchi, vedendosi “bloccate” enormi proprietà, possano fare pressing su Putin e sulla sua cerchia di modo da riavere ville, bagni, hotel e yacht». Se però a Savchenko è stata momentaneamente sottratta la villa lucchese, in giro per la Toscana tanti imprenditori sentono il fiato sul collo. E non a caso molti ritenuti affini al presidente russo hanno subito messo le mani avanti.
È il caso di Oleg Tinkov, imprenditore che fino a qualche anno fa aveva un patrimonio superiore agli 8 miliardi. A Forte dei Marmi, a ridosso del lungomare, spicca un palazzo immacolato: è il suo resort La Datcha. Accanto, un cantiere che dovrebbe portare alla nascita di un secondo hotel gemello. Su Instagram, però, il magnate ha preso subito distanza dalla guerra in Ucraina. Le voci dicono che l’avrebbe fatto per non danneggiare la sua struttura d’élite: i clienti possono solo affittare l’intero resort, con tutte le camere a disposizione e spiaggia privata. Costo? A partire da 70.000 euro a settimana.
A prendere le distanze è stato anche Oleg Deripaska, pure lui amante del Forte, dove più di 10 anni fa acquistò una villa extralusso: ex genero di Boris Eltsin, era tra i più ricchi al mondo grazie a un impero che spazia dall’energia all’alluminio. Nulla di strano. Sono decenni che i russi colonizzano la costa versiliana, spesso mandando alla deriva storiche proprietà. «Al Forte ci sono cinque hotel comprati da russi» ci rivela un albergatore italiano «ma solo uno è oggi aperto. Così si svende un’intera identità…».
Dalla Versilia spostiamoci in Maremma. Qui gli oligarchi per ora tacciono. È il caso di Arkady Rotenberg, ex compagno di judo di Putin, e del figlio Igor. La famiglia è una delle più potenti della Russia, con fatturati miliardari grazie a società appaltatrici dei colossi petroliferi. A riprova della vicinanza dei Rotenberg al regime, basti pensare che già sono stati sanzionati nel 2014 dopo l’annessione della Crimea, perché avrebbero foraggiato le truppe russe. E da lì l’idea di metter su un complicato sistema di società tramite le quali oggi godono di un mega-rustico nel cuore dell’Argentario.
Per raggiungerlo si percorrono chilometri di strada sterrata, quasi una mulattiera, senza edifici nelle vicinanze. Finché non si arriva davanti a una proprietà sterminata, con polizia privata a vigilare l’ingresso. In totale, secondo stime, parliamo di 200 ettari di oliveto con tanto di eliporto (l’unico modo effettivamente agevole per arrivarci) e un valore di circa 18 milioni di euro. E non sarebbe neanche l’unico possedimento, perché sempre ai Rotenberg apparterrebbe una villa sulla spiaggia di Castiglione della Pescaia.
Ma non è finita qui. A essere sorvegliata giorno e notte da polizia privata e sistema di telecamere è anche un’altra incredibile villa a strapiombo sul mare. Oggi sarebbe riconducibile a German Khan, comproprietario dell’Alfa Bank russa e gestore di diverse attività in Europa. Anche quello di Khan è nome già noto: è stato citato come finanziatore del Cremlino nel dossier che ha denunciato il fiume di soldi provenienti dalla Russia a favore di Trump durante le elezioni del 2016 (il cosiddetto Russiagate). Non a caso nella black list degli oligarchi c’è il suo nome perché, come riportato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, «è considerato una delle persone più influenti della Russia» e in «stretta relazione» con Putin.
Eppure anche la sua villa per ora è salva da ogni restrizione (sebbene la Finanza stia effettuando controlli). Parliamo, peraltro, di una proprietà non di poco conto: Villa Cacciarella è stata costruita dall’editore Giangiacomo Feltrinelli, e prima di diventare proprietà della società dietro cui le Fiamme gialle sospettano possa esserci German Khan, è appartenuta all’imprenditore Stefano Ricucci, che la usò nel 2005 come location per le sue nozze con Anna Falchi.
Pure in questo caso, a vederla, l’unico modo per arrivare facilmente a destinazione è muoversi «via aria». Ma il problema, a quanto pare, non esiste. A pochi chilometri c’è l’aeroporto di Grosseto, gestito dalla Seam, il cui azionista numero uno è Roman Trotsenko. Anch’egli ha proprietà in Maremma: risulterebbe riconducibile a lui una super villa a Cala Civette, presso Castiglione della Pescaia.
Risalendo la costa arriviamo a Bolgheri, tra i cipressi «alti e schietti» cantati da Giosuè Carducci. Qui troviamo Konstantin Nikolaev, titolare della società agricola «La Madonnina». Sul sito è scritto chiaramente che la «storica proprietà […] si estende per quasi 50 ettari sulla Via Bolgherese, acquistata nel 2014 da Konstantin Nikolaev, imprenditore moscovita e grande appassionato di vino».
Non c’è scritto, invece, che il suo nome è comparso nel Russiagate accanto a quello di Maria Butina, la spia russa arrestata nel 2018 con l’accusa di aver tentato di creare canali di comunicazione secondari tra il Cremlino e Donald Trump. Per ora, dunque, tutti possono dormire sonni tranquilli. Le proprietà sono salve. Ma, come dice Postiglione, «se il conflitto non dovesse finire a breve, arriveremo a nuovi sequestri. E i principali indiziati sono proprio in Toscana».