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Iran, scioperi a Teheran per il crollo della valuta: bazar chiusi e slogan contro il regime

Iran, scioperi a Teheran per il crollo della valuta: bazar chiusi e slogan contro il regime

La crisi della valuta spinge commercianti e studenti in piazza nella capitale: serrande abbassate al Gran Bazar, proteste notturne e cambio ai vertici della banca centrale nel tentativo di arginare l’instabilità economica.

La protesta economica si trasforma sempre più apertamente in contestazione politica in Iran. A Teheran, commercianti e studenti hanno annunciato la prosecuzione di scioperi e manifestazioni anche per martedì, mentre nella notte nuovi video diffusi da Iran International mostrano gruppi di manifestanti scandire slogan espliciti come «morte al dittatore» in diverse aree della provincia della capitale. Secondo fonti locali, le mobilitazioni non si sono fermate neppure lunedì. In numerosi quartieri commerciali di Teheran, i negozi hanno abbassato le saracinesche e sono stati organizzati raduni spontanei. Parti significative del Gran Bazar hanno aderito allo sciopero, mentre il mercato dell’oro è rimasto chiuso, segnale particolarmente sensibile in un Paese dove il commercio dei metalli preziosi rappresenta un termometro diretto della fiducia nella moneta nazionale.

Manifestazioni sono state segnalate nelle vie Lalehzar, Amir Kabir e Jomhouri, dove i dimostranti hanno intonato slogan antigovernativi e lanciato appelli affinché altri commercianti si unissero alla protesta. A Lalehzar, quartiere simbolo del commercio di prodotti elettrici, i negozianti hanno proclamato lo sciopero denunciando la caduta del rial e quella che definiscono «ingiustizia economica» e cattiva gestione da parte delle autorità. La mobilitazione si era già estesa domenica ad altri snodi chiave dell’economia urbana. I commercianti del mercato del ferro di Teheran, del mercato degli elettrodomestici di Shoush e del centro commerciale Charsou avevano chiuso le attività e interrotto i lavori per protestare contro il crollo della valuta e il progressivo deterioramento delle condizioni economiche. Nella stessa giornata, secondo testimoni oculari e filmati circolati online, i venditori di telefoni cellulari si sono radunati all’esterno dei centri commerciali Alaeddin e Iran Mobile dopo aver serrato i negozi.

Alla base delle proteste c’è il nuovo tracollo del rial iraniano, che domenica ha toccato minimi storici, scendendo fino a circa 1.445.000 rial per dollaro sul mercato aperto. Un calo che si inserisce in una tendenza già prolungata e che ha ulteriormente alimentato la corsa ai beni rifugio. Lunedì, il biglietto verde veniva scambiato intorno a 1,41 milioni di rial, mentre i prezzi dell’oro hanno raggiunto livelli record, innescando nuove tensioni tra i commercianti. Nel tentativo di contenere la crisi, il presidente Masoud Pezeshkian ha deciso un cambio ai vertici della banca centrale, nominando l’ex ministro dell’Economia Abdolnaser Hemmati come nuovo governatore. La decisione, confermata dai media legati allo Stato, arriva in un clima di forte instabilità valutaria. Mehdi Tabatabaei, vicedirettore delle comunicazioni presso l’ufficio del presidente, ha annunciato la nomina su X, chiudendo giorni di voci e indiscrezioni.

Il passaggio di consegne segue infatti una fase di incertezza sulla sorte di Mohammad Reza Farzin, finito sotto crescente pressione politica mentre il rial precipitava e l’inflazione accelerava. Lunedì mattina, la magistratura iraniana aveva smentito le notizie secondo cui alti dirigenti politici avrebbero deciso di mantenerlo in carica, precisando che la scelta spettava esclusivamente al presidente. Poco dopo, l’ufficio presidenziale ha confermato che Farzin aveva presentato le dimissioni già all’inizio di dicembre. Il ritorno di Hemmati, già governatore della banca centrale in passato, avviene dunque in un momento critico, segnato da una crisi valutaria che sta rapidamente travalicando il piano economico per riversarsi nelle strade. Con i bazar chiusi, gli studenti pronti a scendere in piazza e slogan sempre più radicali che accompagnano le proteste notturne, la caduta del rial rischia di diventare il detonatore di una nuova fase di instabilità politica per la Repubblica islamica. Ma il regime puo’ cadere? Lo chiediamo ad Azar Karimi portavoce dell’associazione «Giovani iraniani in Italia»: «Secondo le fonti della Resistenza iraniana e di Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran, la caduta del regime non è solo possibile, ma ormai entrata in una fase storicamente significativa. Il sistema della Repubblica islamica è attraversata da una crisi strutturale profonda, segnata dal collasso economico, dalla perdita di legittimità e dall’incapacità di riformarsi. Le proteste nate da rivendicazioni economiche si trasformano rapidamente in una contestazione politica aperta, con slogan che prendono di mira l’intero apparato di potere. Secondo la signora Maryam  Rajavi, il regime sopravvive ormai solo attraverso la repressione, ma questa ne accelera il logoramento. La combinazione tra sollevazioni popolari, scioperi diffusi e l’azione organizzata delle unità di resistenza all’interno del Paese rende realistico il rovesciamento del sistema. In questa prospettiva, la domanda non è più se il regime possa cadere, ma quando».

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