Niente accordo per il cessate il fuoco in Ucraina. Almeno per ora. Si è concluso dopo circa tre ore il vertice di ieri tra Donald Trump e Vladimir Putin ad Anchorage. Dopo il faccia a faccia, i due leader hanno tenuto una breve conferenza stampa. Il presidente americano ha affermato che ci sono stati “grandi progressi” su varie questioni, definendo i colloqui “estremamente produttivi”. Ha aggiunto che è stata raggiunta un’intesa su “molti punti”, ma ha specificato, in riferimento all’Ucraina, che “non c’è accordo finché non c’è un accordo”. Il presidente americano ha parlato sibillinamente di una questione “significativa” su cui si registra ancora distanza tra Washington e Mosca, ma non ha chiarito a che cosa si riferisse. Ha inoltre detto che informerà la Nato e Volodymyr Zelensky dell’esito dell’incontro con lo zar.
“Penso che ora si possa arrivare a un accordo, spetta davvero al presidente Zelensky farlo. E direi anche che le nazioni europee devono essere coinvolte un po’, ma la decisione spetta al presidente Zelensky”, ha dichiarato Trump, intervenendo su Fox News poco dopo il meeting. Nell’occasione, ha anche aperto alla possibilità di un incontro trilaterale tra lui stesso, il presidente ucraino e il capo del Cremlino. “Se lo desiderano, sarò presente a quell’incontro. Ora organizzeranno un incontro tra il presidente Zelensky, il presidente Putin e me, immagino. Non che io voglia esserci, ma voglio che si realizzi”, ha dichiarato, sottolineando anche di aver concordato con lo zar lo scambio di alcuni territori in Ucraina. L’inquilino della Casa Bianca ha infine temporaneamente sospeso la minaccia, da lui ventilata alcuni giorni fa, di “gravi conseguenze” per la Russia, in caso di mancato accordo sul cessate il fuoco. Appositamente interpellato sull’argomento, ha replicato: “A causa di quello che è successo oggi, credo di non doverci pensare ora”. “Potrei doverci pensare tra due o tre settimane o giù di lì, ma non dobbiamo pensarci adesso”, ha aggiunto.
Putin, dal canto suo, ha fatto genericamente riferimento a una non meglio precisata “intesa”, aggiungendo di avere “tutte le ragioni per credere che, proseguendo su questa strada, potremo giungere alla fine del conflitto in Ucraina”. Lo zar ha inoltre intimato a Kiev e ai Paesi europei di non “mettere i bastoni tra le ruote” e di non usare “accordi segreti per condurre provocazioni volte a silurare i progressi nascenti”. Il presidente russo ha inoltre fatto capire di aver invitato Trump a Mosca: uno scenario verso cui l’inquilino della Casa Bianca si è mostrato disponibile.
Insomma, la situazione complessiva resta sospesa. Ed è chiaro che bisognerà capire, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, se l’incontro di ieri sarà capace di portare a delle svolte significative sulla crisi ucraina. La cautela è quindi d’obbligo. Tuttavia si stanno registrando al momento anche delle critiche affrettate. I democratici hanno infatti accusato Trump di non aver concluso nulla e di aver soltanto legittimato Putin. Costoro hanno tuttavia dimenticato che, nel giugno 2021, Joe Biden incontrò lo zar a Ginevra in un incontro rivelatosi poi totalmente inconcludente. Non solo l’allora presidente americano diede a Putin una passerella internazionale significativa. Ma, il mese dopo, diede anche l’ok al gasdotto Nord Stream 2, assecondando così i desiderata di Mosca e Berlino. Una serie di mani tese, quelle di Biden, che non impedirono comunque alla Russia di invadere l’Ucraina nel febbraio 2022.
Ecco, magari il vertice di Anchorage si rivelerà un flop. Magari invece porterà a qualcosa. Non possiamo saperlo adesso. Ma alcuni dei suoi critici della prima ora sembrano avere la memoria terribilmente corta.
