Quali sono le differenze tra due startup che operano entrambe nel mercato dei metodi di pagamento ma in due Paesi diversi? Ne parlo con Marco Riboli, trentenne trapiantato da anni a Berlino e parte del team di SumUp, e con Jacopo Vanetti, uno dei due founder di Jusp, azienda milanese.
SumUp nasce in Germania nel 2011 ed espande presto i suoi confini in Irlanda, Austria, Regno Unito, Italia, Spagna e Olanda. Consente di effettuare i pagamenti tramite carta di debito o di credito con un piccolo lettore di carta che si attacca allo smartphone. Il suo vantaggio? Riduce i costi per i piccoli commercianti, come fiorai, elettricisti, idraulici o attività stagionali, che non devono più pagare il POS bancario, legato alla linea telefonica e dunque ad un canone mensile. Acquistare il lettore di carta è gratuito, su ogni transazione verrà trattenuta una commissione del 2,75 %.
La sede di SumUp è un grosso co-working space in zona Kreuzberg, a Berlino Ovest, nota per l’immigrazione turca, per i punk e per gli artisti. Mi racconta Marco di quanto sia stimolante lavorare in un contesto così creativo, in questo crocevia di stili e culture che si mischiano nei locali che circondano l’ufficio. Scambio due parole anche con Sara Gazzini, venticinquenne che sta svolgendo uno stage nell’azienda tedesca e che mi dice con estrema normalità quanta importanza abbia avuto ogni singola sua idea o decisione dal giorno uno del suo lavoro. Le ribatto che in Italia generalmente è ancora molto lontano tutto questo e lei infatti confessa che per il momento non ha nessuna intenzione di tornare a casa.
Ogni due settimane, il venerdì mattina, il team completo si riunisce a colazione per parlare degli sviluppi e per confrontarsi su nuove idee. Insomma, grande autonomia fin da subito, forte responsabilità e soprattutto possibilità di fare carriera già da giovanissimi, il tutto in un contesto fertile, ricco di eventi con investitori e mentor.
Appena ho avuto modo di parlare con Marco, mi sono subito venuti in mente Jacopo Vanetti e Giuseppe Saponaro, che ho conosciuto nell’incubatore del Politecnico di Milano. A vent’anni danno vita ad una software house che gestisce circa trecento clienti, restando in attesa di un’idea imprenditoriale propria da realizzare. E così , nel 2011, si rendono conto che possono sfruttare lo smartphone come sistema di incasso dei soldi, avendo già esso come oggetto in se’ l’80% delle caratteristiche di un POS. Nasce così Jusp, prima azienda al mondo a sviluppare un MPOS chip & pin, compatibile con tutte le carte del mondo. Il dispositivo è piccolo al punto da stare in un taschino, ideale per chi lavora spostandosi frequentemente, ed ha un costo di base pari a 39 euro più una commissione trattenuta su ogni transazione del 2,70%.
Il loro team è composto da 12 persone, prevalentemente dal profilo IT, e sviluppa internamente il dispositivo in tutte le sue parti. Quando chiedo a Jacopo i vantaggi del fare l’imprenditore in Italia, traspare un po’ di disillusione:” Ci sono pochissimi soldi, infinita burocrazia, tasse molte alte e più sei giovane più parti svantaggiato, vieni ascoltato veramente solo se hai i capelli bianchi”. Inoltre mi confessa che ci hanno messo 8 mesi e lunghissime trattative prima di trovare il primo finanziamento da 500k, perchè è molto raro che qualcuno dia davvero fiducia se si opera nel mondo hi-tech. Però, oltre a tutte le difficoltà con cui deve interfacciarsi un giovane imprenditore italiano, ci sono anche delle grandi soddifazioni:” Siamo appena stati selezionati tra i sei finalisti per il Florin Transaction Services Innovation Award 2013!”.
- Giuseppe Saponaro, co-founder di Jusp

