Nel martoriato mercato delle autovetture ci sono due fenomeni da osservare attentamente. Il primo: le automobili dette Youngtimer (non ancora proprio d’epoca, ma diciamo prodotte tra gli anni Ottanta e Novanta, con 25-35 anni di età), sono sempre più ricercate.
Il secondo: dopo anni di distruzione del concetto stesso di libertà che una macchina rappresentava, fatto a colpi di ecologia politica, al punto che le nuove generazioni provano ben poca empatia per le quattro ruote, le case automobilistiche si sono messe a proporre modelli suv e crossover sempre più politicamente corretti abbandonando interi segmenti come le piccole utilitarie (tranquilli, stanno per ritornare) e soprattutto le vetture divertenti e sportive. Non nel senso delle supercar, quelle che difficilmente vanno mai in crisi, bensì di quell’idea di gran turismo che si poteva permettere anche chi prende uno stipendio normale. Non senza sacrifici, s’intende, ma se da nuove costavano ormai anche più di sessantamila euro, da usate stazionavano tra quindici e ventimila.
L’estinzione delle piccole Spider
Ricorderete, negli anni Novanta, modelli come la Joy Machine di Honda, oppure le spider della serie Z di Bmw. Ebbene: proprio la scorsa settimana la casa tedesca ha annunciato che a gennaio chiuderà la produzione della Z4. Addio alla due posti più diffusa tra giovani manager, così come abbiamo detto addio alla costruzione da parte di Mercedes delle Slk. Macchine comunque costose, si potrebbe obiettare, ma a mancare da tempo sono anche le piccole cabriolet come la Peugeot 206cc, ed anche produzioni nostrane come la Fiat Barchetta e il “Duetto” Alfa Romeo. Insomma, ormai chi copra un’auto deve pentirsi della sua scelta, sentirsi un inquinatore e soprattutto arrendersi al fatto di non poter neppure pensare di divertirsi nel guidare dandosi un certo stile.
Tocca adattarsi ai Suv e ai Cross, a veri “cassoni” con un’anima di motore sovente asfittico perché deve rientrare nei limiti delle emissioni. Fino a poco tempo fa qualche tentativo rimaneva nei listini, come fece Fiat con la nuova 124 Sport, ma i risultati non sono certo da annoverare tra i successi commerciali. Toyota e Suzuki hanno smesso di proporre il Rav4 e la Vitara a tre porte, già finite nei desideri degli automobilisti Youngtimers, così a rappresentare una coraggiosa diversione dalle forme dei suv non ci resta che la Mazda MX5. Un miracolo che sia ancora in vendita, ma i numeri sono minimi, con meno di 60 esemplari immatricolati in Italia nell’ultimo anno.
Tra normative e mode ecologiche
Legare le emissioni al numero dei posti a bordo è stata una vigliaccata senza precedenti, così due posti sono un lusso anche se sono meno di quattro, cinque o sette. Lo sanno bene in Suzuki, dove l’ultima Jimny è stata proposta come autocarro pur di poter essere importata. E si tratta, a ben guardare, di una delle poche vetture fuoristrada che ha dimensioni tali da poter transitare per le strette vie dei borghi storici italiani e sulle strade di montagna. Lasciata a quattro posti avrebbe certamente stravenduto, anche perché Fiat, pardon, Stellantis Fca, ha rinunciato alla lotta togliendo dal listino l’auto regina delle nostre comunità montane, la Panda 4×4.
Il futuro della cultura automobilistica
Ma se i fuoristrada restano sempre una necessità, come dimostrano le vendite di vetture con la trazione integrale (seppur edulcorata dai vari sistemi ibridi Allgrip), con la morte delle piccole automobili coupé e spider sarà difficile da ricreare la cultura dell’auto sportiva e delle gran turismo. Qualcosa di tanto radicato nella cultura italiana da rendere immediatamente preziose le Fiat 850 Spider, i Duetto e le Fiat 124 Spider, sempre più ricercate dagli appassionati. Diciamolo: le due posti scoperte sono un simbolo che deve sopravvivere anche a questa Commissione europea.
