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Superbonus: le banche più convenienti per la cessione del credito

Superbonus: le banche più convenienti per la cessione del credito

Panorama.it ha messo a confronto le offerte degli istituti di credito per ristrutturare casa a costo zero (o quasi). Scoprendo che la proposta più vantaggiosa è di Poste italiane. Poi ha interpellato il commercialista milanese Luca De Pascale per chiarire tutti i dubbi.


La più conveniente è Poste Italiane, tallonata da Banca Carige. Le altre si posizionano allo stesso livello, con l’eccezione di Bnl e Crédit agricole, che sono un po’ più indietro. È il risultato di un’indagine condotta da panorama.it sulla cessione del credito fiscale alle banche per il Superbonus del 110%, che ha messo a confronto le offerte ai privati delle principali banche presenti sul mercato.

Banche e non solo: dalla ricognizione è risultato che a rilevare il credito ci sono anche Generali e Poste italiane. E il test premia proprio queste ultime, le Poste. La classifica finale mostra che gli istituti sono piuttosto allineati: cinque su nove hanno fatto cartello, decidendo di trattenere otto euro ogni 110 euro di credito fiscale acquistato.

In altre parole, del 110% concesso dallo Stato per ristrutturare casa, se un cittadino decide di non tirar fuori i quattrini dalla sua tasca e di chiederli a Unicredit, Intesa San Paolo, Banca Sella, Bper e Generali, queste gliene erogano un po’ meno del 110%, cioè una quota pari al 102%. Due istituti erogano di più: Poste italiane, che riconoscono ai loro clienti il 103%, e Banca Carige, che garantisce il 102,5%. Altri due istituti erogano di meno: Bnl e Crédit agricole, che riconoscono il 100% del 110%.

La parte che viene trattenuta dall’istituto di credito è insomma una commissione. A fronte di tale esborso, la banca rimborserà le spese di ristrutturazione, che sono state anticipate in corso d’opera dal contribuente. Spese che altrimenti sarebbero state a carico del richiedente, il quale dovrebbe poi provvedere a detrarle dal 730 nel corso di cinque anni.

Poiché a partire dal 15 ottobre è possibile comunicare l’opzione della cessione del credito direttamente sul sito dell’Agenzia delle entrate, è importante capire a che istituto rivolgersi. Per capire chi ne ha diritto e a che condizioni, panorama.it ha interpellato Luca De Pascale, un dottore commercialista milanese che lavora nello studio Debernardi.

«La cessione del credito è un’alternativa rispetto all’agevolazione fiscale vera e propria» spiega il commercialista. «Vale a dire: con le spese sostenute negli interventi agevolati per il Superbonus è riconosciuta ai soggetti aventi diritto una detrazione nella misura del 110% della spesa sostenuta. Se questa non viene ceduta, il richiedente ha diritto a una detrazione di cinque quote annuali di pari importo, chiaramente rispettando i limiti di capienza del rimborso presente nella dichiarazione dei redditi».

Il privato che non può, o non vuole anticipare i pagamenti delle imprese che svolgono i lavori, ha insomma due possibilità: «La cessione del credito alle banche oppure una forma di sconto applicata direttamente in fattura dai fornitori». Fornitori che, a loro volta, possono cedere il credito alle banche, ma con modalità leggermente meno convenienti. Secondo i dati raccolti da panorama.it, alle aziende cedere il credito costa un po’ di più che ai privati: per 110 euro di credito fiscale acquistato, tutti gli istituti ne riconoscono 100 euro. Unica eccezione: Carige, che ne garantisce 101.

Precisazione doverosa: per poter usufruire del Superbonus, è necessario che l’intervento garantisca il miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio. A tale scopo in fase dei lavori sono previsti due tipi di interventi: quelli cosiddetti «trainanti», la cui realizzazione è obbligatoria per poter accedere al bonus del 110%, e quelli «trainati» che sono ammessi al bonus del 110% soltanto se è stato eseguito almeno un intervento «trainante». Sostanzialmente, alla fine dei lavori verrà riconosciuto al contribuente un credito d’imposta pari al 110% della spesa sostenuta.

Tornando ai privati, che cosa succede materialmente quando vanno in banca a chiedere di cedere il proprio credito fiscale? «È importante che siano rispettati tutti i paletti previsti dalla normativa, affinché si possa avere diritto al credito d’imposta» risponde il commercialista De Pascale. «Una volta superati tutti questi paletti, ratificando le condizioni previste per il Superbonus, si può inviare la documentazione all’Agenzia delle entrate per la cessione del credito».

A questo punto la banca eroga i soldi. A chi? «Chiaramente li riconosce a chi ha diritto al credito. Quindi se sono io soggetto cedente, la banca li riconoscerà a me e si rivarrà nei confronti dello Stato. Ed eventualmente io potrò delegarla a pagare direttamente i fornitori se questi hanno atteso la fine dei lavori».

Altro punto controverso: per cedere il credito bisogna avere qualcosa da detrarre nel 730? De Pascale spazza via ogni dubbio: «La cessione è pressoché obbligatoria per chi non compila la dichiarazione dei redditi o non paga imposte. Se io devo delle imposte allo Stato, il credito d’imposta al 110% mi abbatte il debito che ho nei confronti dello Stato e mi permette di avere risparmi in dichiarazione. Viceversa, se io non sono debitore d’imposta, per me diventa quasi obbligatorio accedere al credito per monetizzare quel credito d’imposta che in altra maniera non saprei come utilizzare».

Sulla carta, il Superbonus è il sogno di tutti i proprietari di casa. Eppure in tanti non si fidano… «I dubbi nascono principalmente dalla complessità dell’operazione» risponde il commercialista. «Perché nel momento in cui non si osservano tutte le procedure burocratiche previste per ottenere il credito, chiaramente questo viene meno. Se invece si riesce a rispettare tutte le condizioni, la diffidenza cade nel nulla».

Quindi è un’opportunità che conviene prendere al volo, se la propria casa rientra nella tipologia giusta? «Sì: può diventare un’operazione molto interessante». E per superare gli ostacoli burocratici ci si può far aiutare. Alcune banche offrono servizi di consulenza gratuiti: Intesa San Paolo per esempio si appoggia a Deloitte. «È un servizio utile perché permette alla banca e ai contribuenti di acquisire tutte le carte in regola per poi farsi riconoscere il credito dallo Stato».

Resta un solo punto controverso: quello dei tempi. Il Superbonus scade il 31 dicembre 2021, cioè fra poco più di un anno. Non è un arco temporale troppo ristretto? Panorama.it ha girato la domanda al vice direttore generale dell’Abi, Gianfranco Torriero. «Per favorire gli interventi di efficientamento energetico e sismico e conseguire la “transizione verde”, la chiave di successo delle nuove misure risiede in una loro maggiore stabilità e semplificazione» risponde il vice direttore dell’Associazione bancaria italiana. «In tal senso, appare utile una maggiore stabilizzazione anche prospettica dei bonus, estendendone la durata ad annualità successive al 2021».

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