La Federal Reserve ha lasciato i tassi invariati al 4,5% Nulla di sorprendente, direbbe qualcuno, ma dietro il “nulla” si cela un messaggio ben più incisivo, che deluderà le aspettative di Donald Trump. Non a caso il presidente ha definito Jerome Powell uno “stupido” aggiungendo che egli stesso sarebbe stato un “ottimo presidente della banca centrale” Uno scontro destinato a durare a lungo considerato che il mandato alla Fed scade a maggio 2026. A questo punto il banchiere è diventato a tutti gli effetti il più ostinato oppositore della Casa Bianca.
Non è nemmeno escluso che lo scontro possa salire di livello visto che i tassi, sono destinati a restare alti e i tagli saranno pochi e di minima entità. Le proiezioni si sono modificate, ma non nella direzione che Trump avrebbe voluto. Il numero dei membri del direttivo che prevede un mini-taglio dello 0,25% in autunno è aumentato, mentre si sgretola il fronte che chiede una politica più espansiva. Un taglio “immediato” sembra lontano anni luce, a dispetto delle grida d’aiuto provenienti dalla Casa Bianca. Le attese di un allentamento rapido sono andate scemando, sostituite da una postura più riflessiva e prudente. La Fed ha chiarito che qualsiasi futura riduzione sarà legata esclusivamente ai dati e non a pressioni esterne.
La crescita economica non è in crisi, ma neanche l’inflazione è sotto controllo. Le stime sull’inflazione per il 2025 sono aumentate passando dal 2,7% al 3%. Un segno chiaro che la lotta contro l’inflazione è tutt’altro che vinta. Ma la Fed, nella sua riflessione, sta segnando una differenza netta rispetto a chi crede che il rimedio a tutti i mali economici siano semplicemente tassi più bassi e una politica più accomodante. Powell e il comitato della Fed non sono inclini ad abbassare i tassi solo per rispondere alla domanda politica, ma piuttosto a rispondere a ciò che i numeri e i dati suggeriscono. La decisione di non abbassare i tassi in modo netto è, in fondo, anche un atto di difesa dell’indipendenza istituzionale della banca centrale.
In un contesto in cui la Fed sembra aver abbracciato una linea più lunga e prudente, gli sforzi di Trump per influenzare la politica monetaria appaiono destinati a rimanere infruttuosi. A meno di una vera svolta nei dati economici, il percorso tracciato dalla Fed rimarrà quello della prudenza, facendo bene a non cedere alla tentazione di fare facili concessioni.