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Emmanuel Macron, il piccolo Napoleone diventa il malato (di debito) dell’Europa

Emmanuel Macron, il piccolo Napoleone diventa il malato (di debito) dell’Europa

Dallo spread in rialzo al voto di fiducia suicida, Parigi vive la crisi che un tempo era italiana. E ora la Francia rischia rendimenti più alti dei Btp

C’eravamo abituati a essere noi, gli italiani, con i nostri governi ballerini e i conti sgangherati, a recitare la parte del “grande malato d’Europa”. Il simbolo della nostra crisi era  il sorriso di sufficienza  di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy mentre il Btp crollava e lo spread andava alle stelle  Ma le cose cambiano e stavolta sul banco degli imputati sale l’arroganza francese impersonata da Macron. Il governo  è entrato in sala rianimazione annunciando un voto di fiducia suicida per l’8 settembre. François Bayrou, premier senza maggioranza, ha scelto la roulette russa: chiedere al Parlamento il via libera a un piano da 44 miliardi di tagli. Peccato che i numeri non ci siano e i mercati lo abbiano capito benissimo: il Cac 40 affonda (-1,5% dopo un -1,6% alla vigilia) e i titoli bancari con i forzieri pieno di titolo di stato sono massacrati.

Le agenzie di rating sono pronte a staccare un altro bollino rosso sul debito francese. Moody’s e Fitch avevano già messo la Francia nel mirino. Ora Christopher Dembik di Pictet Am avverte: “I mercati scontano un imminente declassamento”. Tradotto: Parigi rischia di pagare il proprio debito più caro dell’Italia. Un paradosso che fino a ieri sembrava impossibile.

La politica, intanto, si dissolve. Marine Le Pen e il suo Rassemblement National non ci pensano nemmeno a dare ossigeno a Bayrou. Jean-Luc Mélenchon, con la consueta delicatezza, ha già intimato a Macron di “andarsene”. I socialisti fanno l’ago della bilancia ma con più dubbi che certezze. Risultato: la maggioranza evapora. E all’Eliseo si parla sempre più insistentemente di elezioni anticipate, lo spettro che Gérald Darmanin – ministro della Giustizia – non ha escluso.

I mercati, come sempre, non aspettano i tempi della politica. Lo spread tra i titoli francesi e i Bund tedeschi si allarga a 77 punti base, il rendimento decennale vola al 3,5%. E qui arriva la grande novità: il debito francese ora costa quasi quanto quello italiano. Una volta eravamo noi il pericolo per l’euro, oggi tocca a Macron pagare l’umiliazione di rendimenti più salati dei Btp.

Il ministro dell’Economia, Eric Lombard, prova a minimizzare ma finisce per ammettere l’ovvio: “È un rischio che corriamo”, dice riferendosi addirittura all’eventualità di un intervento del Fondo Monetario Internazionale. Lo spettro di Parigi commissariata dal FMI: roba che nemmeno nei peggiori incubi dei gollisti.

Dal canto suo, François Villeroy de Galhau, governatore della Banque de France, prova a parlare da adulto in una stanza di adolescenti: “Se non affrontiamo subito il debito, lasceremo ai nostri figli un fardello insopportabile”. Un richiamo al senso di responsabilità che suona come la voce di un preside a una scolaresca indisciplinata. Ma chi lo ascolta, in un Parlamento dove ognuno pensa solo a fare gli sgambetti?

Il risultato è che la Francia, un tempo cuore dell’Europa, oggi si ritrova a fare la parte che per anni è stata dell’Italia: instabile, indebitata, sotto assedio delle agenzie di rating e con i mercati pronti a colpire. Solo che stavolta Roma osserva da spettatrice, con una punta di rivincita. Noi italiani eravamo il malato cronico, Parigi oggi è il paziente in terapia intensiva.

Il problema, naturalmente, è che quando il malato è la Francia, il contagio può dilagare a tutta l’Europa. E allora il futuro si scrive da solo: se il malato cambia nome ma il medico non c’è, l’intero continente rischia di restare senza cura.

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