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I fondi pensione e gli investimenti azionari di lungo termine in Italia

I fondi pensione e gli investimenti azionari di lungo termine in Italia

La Rubrica – Spunti di Mercato

Ad aprile si è tenuto a Milano il Salone del Risparmio e tutti i partecipanti alla sessione inaugurale hanno sentito Assogestioni dire che i problemi degli investitori italiani sono:

  • la bassa quota investimento azionario (15%, più o meno come era 20 anni fa) che penalizza moltissimo i rendimenti dei loro risparmi. Vero.
  • la troppo elevata quota di risparmio (30%, dato che non è lontano dai massimi di sempre) detenuta in liquidità su conti correnti e depositi scarsamente remunerati. Vero.
  • lo shortermismo degli investitori che nel tempo crea danni (molte statistiche mostrano come l’holding period di un investimento sia ancora sceso post grande crisi finanziari del 2008). Vero.

Io ero seduto in platea e mi è venuta una sensazione di sfinimento perché il nostro paese non mette in pratica le cose più basilari per cambiare pessimi comportamenti. E questo è incontrovertibile, basta leggere un numero: 5164,57 euro. Questa cifra, che rappresenta, come tutti sappiamo, la deducibilità fiscale massima dei versamenti a un fondo pensione integrativo, è la conversione dei vecchi 10.000.000 di lire italiane.

E’ anche l’emblema dell’immobilismo governativo nell’incentivare la forma di investimento che per sua natura è quella più a lungo termine di tutte, il fondo pensione per l’appunto; quella che naturalmente va di più verso l’azionario. Quello che è il primo investimento che dovrebbe fare ogni italiano che ha dei risparmi da impiegare: costi contenuti specie per i negoziali e gli aperti (si veda l’utilissimo sito del Covip https://www.covip.it/isc_dinamico ), vantaggi fiscali su versamenti e prestazioni, possibilità di anticipi. La nostra Sella SGR gestisce un fondo pensione aperto (Eurorisparmio); i prodotti validi disponibili non mancano.

I fondi pensione e gli investimenti azionari di lungo termine in Italia

E allora perché la deducibilità è ferma dal 1999, da 26 (ventisei, lo scrivo anche in lettere come sui bollettini postali) anni?

Perché l’Associazione Bancaria Italiana, Assogestioni, Assoreti, l’Associazione Italiana Private Banking, Federcasse o qualunque altra istituzione o federazione in campo finanziario non sono riuscite in tutti questi anni a far sentire la loro voce che, mi parrebbe ovvio, sia in favore di un aumento di questa ormai antica cifra?

Non mi capacito. Non direi che sia una questione di quadratura del bilancio dello stato italiano perché non è una voce così sostanziosa; i dati non sono così facili da trovare ma parliamo di cifre sotto il miliardo di euro annuo. Ricordo che le stime sul totale delle detrazioni fiscali derivanti dal superbonus edilizio si aggirano sui 130 miliardi di euro.

E allora come mai? Non ci sono ragioni logiche a mio parere. Fra l’altro l’incentivare l’investimento su fondi pensione porta a benefici di lungo termine al bilancio dello stato: rendimenti maggiori per gli investitori e di conseguenza maggiori entrate per lo stato attraverso tassazione sulle plusvalenze realizzate.

Non mi occupo di politica, ma trovo il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti una persona competente, che conosce la materia, che ha una buona visione di cosa serve al nostro paese. Ha una grande occasione: passare alla storia come il primo ministro dell’Economia e delle Finanze (dal 1999 sono stati 12, da Tremonti a Padoa-Schioppa, da Siniscalco a Monti) che cambia questo numero.

I fondi pensione e gli investimenti azionari di lungo termine in Italia

Per completare il mio punto è utile sapere cosa fanno gli altri paesi europei in materia di deducibilità fiscale dei contributi ai fondi pensione:

> Francia: il limite va da 4.637 a 37.094 euro a seconda di quante tasse si pagano.

> Spagna: 8.500 euro con varie regole successive che possono ancora far aumentare la cifra.

> Regno Unito: il 100% delle entrate dichiarate con un massimo di 60.000 sterline (70.000 euro).

Caso “strano” tutti questi paesi hanno investimenti azionari medi da parte dei privati ben più alti dell’Italia.

Infine, sapendo che Giorgetti è una persona che con i numeri ci sa fare, ricordo che 5164 euro di allora corrispondono a circa 3120 euro di oggi. Insomma, qualcosa bisogna proprio farla come ci dice anche Eraclito, uno dei più grandi pensatori della storia.

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