Terza generazione di industriali piemontesi, Luca Baravalle ha creato una Fondazione che porta il nome della sua famiglia. Obiettivo: venire incontro a realtà sociali difficili, dare un aiuto ad aree industriali e rurali depresse. Per generare nuove opportunità.
Nel mondo del post-pandemia, che cambia rapidamente aprendo scenari del tutto innovativi, anche l’universo dell’industria, della finanza e della produttività sente la necessità di «rinascere» e riformare la propria azione, ponendosi al servizio degli altri. Si può riassumere così la scelta di Luca Baravalle, terza generazione di industriali piemontesi, di dar vita a una Fondazione che porta il nome della sua famiglia ed è nata nel giugno 2022, a Torino, presso lo Studio notarile Morone, uno tra i più importanti d’Italia sul terzo settore. Oltre allo stesso Luca Baravalle, che ne è il presidente, ha come soci fondatori le imprenditrici Andreina Tuninetti Baravalle e Caterina Tuninetti.
Ma cosa porta un giovane manager di successo a intraprendere la strada del servizio, non solo ai più deboli ma anche all’arte e alla cultura? «Il mondo di oggi è molto diverso rispetto a quello vissuto dalle generazioni che mi hanno preceduto» spiega Luca Baravalle. «Oggi non è sufficiente contribuire allo sviluppo della collettività semplicemente offrendo e creando posti di lavoro, c’è bisogno di essere presenti sul piano culturale e sociale con un assetto stabile, strutturalmente all’avanguardia. Il tutto gestito in modo chiaro, alla luce del sole, secondo procedure codificate e con un nucleo coeso».
Da questa consapevolezza, ecco la decisione – presa dopo la scomparsa del padre, avvenuta nel gennaio 2022 – di creare la Fondazione Baravalle, con un consiglio direttivo costituito dal vicepresidente Beppe Ghisolfi, giornalista e banchiere dalla lunga esperienza in ambito economico-finanziario, dal consigliere Ubaldo Livolsi, imprenditore, presidente e amministratore delegato di Livolsi & Partners S.p.A, e dalla consigliera Sally Paola Anselmo Pinottini, imprenditrice e gallerista alla quale fa riferimento l’organizzazione della parte artistica e culturale della fondazione. Spetta invece all’architetto Chiara Rota la direzione di Fondazione Baravalle, quindi di fatto l’organizzazione e la promozione delle iniziative, in collegamento con grandi istituzioni culturali e artistiche.
I primi progetti che verranno promossi sono all’insegna dell’educazione finanziaria nelle scuole e nel campo del mecenatismo culturale, sempre con l’idea di percorso strutturato e orientato alla crescita sociale e artistica. «Da molto tempo arrivavano alla mia famiglia proposte e richieste di aiuto e collaborazione» aggiunge Baravalle. «Richieste che noi spesso soddisfavamo a spot, ma era ed è difficile individuare progetti che possano portare a una effettiva realizzazione immediata. Con la Fondazione abbiamo reso organico e continuativo il vaglio delle proposte che ci vengono inoltrate, stabilendo linee guida per iniziative più strutturate, funzionali alle esigenze contemporanee. In modo tale da trasformare intuzioni in realtà e soluzioni con una lunga durata». Di certo è stata scelta una via più difficile e impegnativa della «classica» beneficenza. «È ovvio che organizzare una Fondazione» riconosce Baravalle «sia stato più complesso che aprire i cordoni della borsa, ma di sicuro è un approccio più giusto e serio».
L’avventura della Fondazione sta quindi prendendo il via proprio con un progetto di insegnamento e sviluppo dell’economia finanziaria come materia scolastica. Lo scopo è fornire ai più giovani, come all’intera comunità, gli strumenti necessari per avvicinarsi al mondo del lavoro e poter fare scelte sempre più consapevoli nel gestire e tutelare le proprie finanze. A capo del progetto c’è Beppe Ghisolfi, vista la grandissima esperienza nel settore. Ma oltre a questo intervento, la Fondazione Baravalle ha in programma attività in cui l’individuo viene coinvolto e stimolato in tutti i suoi aspetti. «Il punto cardine della nostra idea è la tutela della persona» conclude Baravalle «perché tutto nasce dall’individuo, che è il motore di crescita materiale e morale della società. E noi cerchiamo di aiutarlo con l’impegno in attività editoriali, divulgative, nonché di coordinamento tra enti e soggetti erogatori e donatori. Tutto questo con un unico obiettivo: venire incontro e supportare quelle realtà sociali e geografice, comprese le aree industriali e rurali depresse, a rischio di emarginazione, per generare nuove opportunità. Sono traguardi che riflettono sia la dottrina sociale cattolica, sia le sue applicazioni in senso più esteso e laico. Una prospettiva che porterà presto la Fondazione a operare, oltre che in ambito nazionale, anche in quello internazionale».
