La serie web «The Rising Star Hotel» segue la sfida di creare una start-up. Raccontando le vicende di due ragazzi, spiega e insegna i retroscena del business. È parte di Joule, la scuola di Eni per far crescere le idee
Due amici di lungo corso, Anna e Pietro, si ritrovano dopo un anno. Una cena al pub, quattro chiacchiere, tutto come ai vecchi tempi. Ma la rimpatriata non serve solo a rimettersi in pari con le rispettive vite, è il preludio di un’avventura: entrambi i ragazzi sono stati invitati a un premio dedicato alle idee innovative. Un evento riservato ai costruttori di futuro.
La loro intuizione è parecchio in tema: «Rice house», una casa di riso, scarti della coltivazione dei chicchi che diventano materiali da utilizzare per un’edilizia sostenibile. Gli serve giusto qualcuno che creda in loro: un investitore prodigo e con i contatti giusti. Lo hanno individuato: si chiama Enrico Zennari. È burbero, scocciato, perennemente assorto nel telefono, sfuggente. Bisognerà impegnarsi per stupirlo e sedurlo.
È la premessa, o meglio l’episodio zero dei dodici totali che compongono «The Rising Star Hotel», l’albergo della stella nascente. Titolo evocativo di quella che sembra a tutti gli effetti una web serie, una serie tv trasmessa in streaming su internet. D’altronde ci sono i personaggi principali e i comprimari, una trama che si sviluppa (peraltro ispirata a una storia vera), vari nodi da sciogliere. Anzi, snodi da decidere, visto che lo spettatore, a colpi di clic del mouse, determina le sorti dei protagonisti, la direzione della storia, il loro successo o il rischio di clamorose figuracce. Determina se devono essere prudenti o avventati, schierandosi ora con l’uno poco dopo con l’altro.
La trama è avvincente, ben scritta, ironica, brillante. Il contesto credibile. E la sua interattività rappresenta il punto di partenza, lo sfondo, di un progetto più ampio e ambizioso: fare edutainment, termine inglese fusione di altri due, education ed entertainment. Ovvero educare, insegnare attraverso l’intrattenimento. Filosofia che Joule, la scuola d’impresa di Eni, porta avanti con «Human Knowledge Open», programma gratuito e aperto a tutti: basta collegarsi al sito Open.joule.eni.com, registrarsi in pochi secondi per ottenere username e password e accedere alla piattaforma online, dedicata a far crescere aspiranti imprenditori e start-up, tenendo come valori chiave l’innovazione e la sostenibilità, in primo luogo la decarbonizzazione e l’economia circolare.
Seguendo le peripezie di Anna e Pietro, mettendosi nei loro panni un episodio (e un imprevisto) alla volta, si possono vivere esperienze di business reali, capire come si studia il proprio mercato di riferimento, i passaggi necessari per imbastire piani di marketing e comunicazione, quali sono gli aspetti legali e finanziari da tenere in conto per trasformare un’idea in realtà. Il tutto attraverso testimonianze, lezioni, documenti, periodici incontri virtuali (basta appuntarsi il calendario dei webinar previsti nelle prossime settimane), commenti testuali pubblici che ricevono risposte approfondite da parte dei moderatori, confronti con la community formata dagli altri iscritti e tutta una serie di risorse. Un’abbondante cassetta degli attrezzi disponibile a corredo di ogni puntata.
A conti fatti, all’inizio quasi inconsapevolmente, si prende a frequentare un’università del business. Un ateneo alleggerito della polverosità cattedratica, senza per questo perdere il rigore delle nozioni e l’accuratezza. Con al centro un coinvolgimento, un dialogo multilaterale con studenti e docenti. Quel famoso networking che, accanto alle nozioni, permette di accumulare relazioni e, di riflesso, occasioni di arricchimento reciproco. Con uno stimolo supplementare: arrivare fino in fondo per scoprire che ne sarà di Anna e Pietro, se dopo tante penare e ingegnarsi diventeranno anche loro astri nascenti dell’imprenditoria. Nessuna anticipazione, sarebbe un imperdonabile spoiler.
La web serie interattiva, ideata da Eni con TBWA\Italia, curata nella parte didattica da Altaformazione (Digital Learning Company) e prodotta da Think Cattleya, fa parte come detto del programma Open di Joule, la scuola di Eni nata per accompagnare le sfide e le trasformazioni di quest’epoca mettendo al centro le persone. Realtà accademiche e business school d’eccellenza – tra cui Luiss, MiP Business School del Politecnico di Milano, Scuola Superiore Sant’Anna, SDA Bocconi, Università Federico II, Fondazione Feltrinelli, Feltrinelli Education e Fondazione Eni Enrico Mattei – garantiscono ai partecipanti un programma a disposizione di tutti per un totale di sei mesi.
L’iniziativa ha già riscosso un buon successo, ha raccolto 4 mila iscrizioni nelle prime tre settimane dall’approdo online. Chiunque partecipa diventa di diritto un Joulee, nome condiviso che raggruppa gli iscritti e ne accentua il senso di comunità: «Grazie a Joule Open, Eni supporta la nascita di nuove imprese sostenibili attraverso un percorso formativo innovativo e accessibile a tutti, in un momento particolarmente difficile per il Paese. L’elevato numero di adesioni al programma a poche settimane dal lancio ci rende particolarmente orgogliosi di questa iniziativa e rappresenta per i Joulee una grande opportunità, perché ogni partecipante porta un arricchimento alla community, con la propria esperienza, visione, ambizione e punto di vista, creando ancora più occasioni di apprendimento e di confronto» spiega a Panorama Antonio Funiciello, responsabile di Joule – Scuola di Eni per l’Impresa. «L’obiettivo di Open» aggiunge Funiciello «è guidare i Joulee nella generazione di imprese innovative favorendo la transizione da un modello di business lineare a uno circolare, anche grazie al contributo di startupper, business school e università con cui Eni collabora».
Joule, unità di misura che definisce ed evoca l’energia e il lavoro, non è solo un modello di formazione che passa attraverso una piattaforma digitale. Ha anche una versione che sta mescolando presenza e didattica a distanza: si chiama Human Knowledge Program Blended, è un programma sempre gratuito. Fino al prossimo ottobre coinvolgerà i primi 25 studenti in un percorso pensato, di nuovo, per sviluppare le loro capacità di fare business.
Manca l’ultimo pezzo del mosaico immaginato da Eni, un tassello che già nel nome contiene la sua forte carica pragmatica: Energizer. Si occupa di promuovere progetti di incubazione e accelerazione per start-up e piccole e medie imprese, fornendo loro un supporto sia logistico che finanziario. Accompagnandoli nel loro ingresso sul mercato o aiutandoli a consolidare la loro posizione. Qualsiasi buona intuizione, anche una che nasce ispirandosi a una serie vista su internet, ha bisogno di strumenti concreti per essere messa in pratica.