Per combattere la disoccupazione servono, ovunque, strutture agili. In Italia nasce, presso il Ministero, l’Osservatorio del mercato del lavoro. Un’opportunità importante, che non va sprecata.
La rapidità con cui la crisi sta producendo i suoi effetti sull’occupazione è impressionante. Come si è sottolineato più volte, nei diversi Paesi variano le modalità di misurazione, ma qualsiasi indicatore si assuma è evidente come la crescita dei disoccupati o dei sussidiati sia esplosa come mai dalla crisi degli anni Trenta e del Dopoguerra.
La caduta è talmente forte che la fase di ripresa sarà molto complessa e di difficile previsione temporale. Oggi gli economisti sono passati dalla curva a V alla curva a U. Certo è che i nostri sistemi di welfare saranno sottoposti a uno stress duraturo e che tutte le forme di partnership pubblico-privato sono messe in pericolo dalla possibile scarsità di risorse.
Il dato italiano sulle ore di cassa integrazione prodotto dall’Inps la scorsa settimana è l’ultima e più chiara manifestazione di questa nuova condizione. Le implicazioni economiche del dato sottolineano come sia necessario da un lato mantenere questa forma di sostegno al reddito perché garantisce nel breve-medio periodo un legame tra lavoratore e impresa, dall’altra quanto sia altrettanto opportuno che i procedimenti amministrativi per l’erogazione dell’assegno siano rapidi ed efficaci, in maniera che il ristoro economico raggiunga il lavoratore con celerità, quanto un meccanismo di cosiddetto helicopter money.
Purtroppo, entrambi queste due considerazioni vengono quotidianamente discusse e disattese. Ugualmente, la probabile persistenza di una condizione di bassa occupazione, di disoccupazione di lunga durata, di minore intensità di occupazione in molte attività imporrà una forte rivisitazione del modello di sostegno al reddito, non solo in Italia ma in tutti i Paesi.
Il meccanismo europeo Sure appena approvato è un primo passo verso forme europee di protezione sociale, ma altre ne andranno sicuramente costruite nei prossimi anni. Il quadro dell’Europa sociale dovrà necessariamente mutare. Nei prossimi giorni capiremo se ciò è possibile. Nel frattempo, il cosiddetto decreto Rilancio contiene un articolo che costituisce presso il Ministero del Lavoro un Osservatorio del mercato del lavoro.
Una iniziativa importante perché è forte il bisogno, in questa fase, di disporre di un quadro conoscitivo dettagliato e quanto mai tempestivo di ciò che accade. Una iniziativa necessaria perché si sta producendo una informazione diffusa e frammentaria del mercato del lavoro, con una miriade di dati amministrativi e statistici, con una troppa molteplicità di fornitori ed elaboratori degli stessi, con una varietà di interpretazioni che nuocciono alla stessa credibilità del dato.
Occorre, invece, che vi sia un unico luogo di ricomposizione dell’elaborazione informativa e della produzione del dato, una unica fonte di pubblicazione da parte del Governo, pure nell’articolazione che possono avere gli istituti pubblici di condurre analisi più puntuali e di fornire data set ad accademici o centri di ricerca privati. Ben venga, dunque, una struttura amministrativa più coerente con questi obiettivi, che restituisca al Ministero del lavoro un ruolo centrale nella analisi delle dinamiche del mercato del lavoro e delle possibili nuove politiche, che lo rimetta permanentemente al centro del dibattito scientifico su questi temi.
Nello stesso tempo, l’Osservatorio dovrà essere coerente con i nuovi tempi, portando costante attenzione anche a variabili più qualitative quali la qualità del lavoro, le dinamiche delle nuove professioni ed occupazioni, i trend dei prossimi decenni, le dimensioni locali del mercato del lavoro. Non dovrà essere sottoposto alle strette logiche amministrative di un ministero, ma divenire un punto di riferimento importante per attrarre giovani ricercatori e progetti di ricerca orientati alla political economy.
Per questo dovrà essere accompagnato da una razionalizzazione delle strutture del Ministero che oggi producono dati e da una riorganizzazione del mondo delle agenzie tecniche che ruotano attorno al Ministero e degli enti vigilati, anche se ciò significa scelte radicali.
Inizia una fase in cui la conoscenza del mercato del lavoro è essenziale (si è verificato in questa fase come la sua mancanza non aiuti a disegnare le politiche più adatte) e le politiche attive indispensabili se si vuole innalzare il livello di efficacia degli interventi. Disporre di una moderna, reattiva, agile struttura amministrativa è ciò che è più necessario. Sarebbe un gravissimo errore sprecare questa occasione tornando indietro verso l’ennesima struttura ministeriale piena di vincoli e regolamenti, tutta attenta al processo e assolutamente distratta sul prodotto.
