L’addio di Carrefour all’Italia si fa concreto e scatta lo stato d’agitazione. Non solo più voci, ma il gruppo francese avrebbe dato a Rothschild l’incarico di trovare un compratore (la cessione in blocco è l’opzione preferita) o compratori (lo spezzatino, che più preoccupa). 1200 supermercati nel nostro Paese e 18mila lavoratori che tremano. I sindacati hanno incontrato oggi l’azienda e davanti alle risposte evasive hanno proclamato lo stato di agitazione. “Siamo preoccupati per la presenza di Carrefour in Italia, perché l’azienda non smentisce le notizie di uscita dal mercato italiano pur non confermandole”, ha commentato Alessio di Labio, segretario nazionale Filcams Cgil, in margine all’incontro di oggi con l’azienda. “Per questo abbiamo dichiarato lo stato di agitazione e inviato richiesta di incontro al Mimit”.
Perché Carrefour sta valutando la vendita in Italia
Dopo 53 anni di presenza in Italia Carrefour ha incaricato (secondo Bloomberg) la banca d’affari Rothschild di sondare potenziali acquirenti, confermando le indiscrezioni che da tempo circolavano su un possibile disimpegno dal mercato italiano, giudicato “non strategico” dal gruppo guidato da Alexandre Bompard. Secondo più fonti, sarebbero già arrivate manifestazioni di interesse, tra cui quelle della spagnola Mercadona e di catene come Lidl, Esselunga e Conad, pronte a valutare la rete di supermercati, ipermercati e punti vendita di prossimità di Carrefour. Il gruppo francese sta riorganizzando il portafoglio globale per concentrarsi sui mercati a più alta redditività, come il Brasile. In Italia, il gruppo ha registrato tra il 2019 e il 2023 perdite per 874 milioni di euro e nel 2024 i ricavi sono scesi a 3,7 miliardi (-4,8% sull’anno precedente), rendendo il Paese il quinto mercato per ricavi dietro Francia, Brasile, Spagna e Belgio, ma caratterizzato da margini sempre più sotto pressione. E così Carrefour ha dichiarato di voler “rilanciare la sostenibilità finanziaria e commerciale dell’azienda”. E il mercato italiano, definito “non strategico”, è sacrificabile.
Chi può comprare Carrefour: le ipotesi sul tavolo
L’opzione preferita da Carrefour sarebbe la cessione in blocco a un unico operatore, operazione che semplificherebbe la transazione ma restringerebbe la platea dei potenziali acquirenti. In pole position, secondo indiscrezioni, ci sarebbe Mercadona, colosso spagnolo che ha già testato operazioni simili in Portogallo e che potrebbe cogliere l’occasione per entrare in forze sul mercato italiano. Ma non è esclusa una vendita frazionata per aree geografiche o per tipologia di punto vendita. Questo scenario potrebbe attrarre più acquirenti italiani e stranieri, da Lidl e Aldi a Conad, Végé, Selex e Esselunga. Questa ipotesi renderebbe più complesso il processo di cessione.
La possibile uscita di Carrefour dall’Italia ridisegnerebbe dunque la mappa della GDO italiana e accenderebbe una nuova fase di consolidamento tra le catene presenti sul territorio.
Il precedente: l’addio di Auchan all’Italia nel 2019
Carrefour non è la prima. Nel 2019 Auchan, sempre francese, decise di uscire dall’Italia, cedendo i suoi marchi Sma e Simply a Conad. Auchan contava oltre 1.600 punti vendita e 11mila dipendenti nel nostro Paese, dimensioni simili a quelle di Carrefour oggi, e l’operazione si rivelò complessa sia per la gestione dei negozi sia per l’impatto occupazionale. In quel caso, Conad riuscì ad assorbire buona parte dei punti vendita, ma furono necessari anni per completare l’integrazione a causa delle differenze organizzative, delle procedure antitrust e della frammentazione territoriale della rete. E oltre 800 lavoratori, in gran parte impiegati della sede italiana di Rozzano, persero il posto durante la ristrutturazione post-acquisizione. Un precedente che preoccupa i 18mila lavoratori di Carrefour oggi.
