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Cento caccia francesi per Kiev

Cento caccia francesi per Kiev

Macron salva la produzione Dassault, Zelensky progetta la difesa ucraina post-conflitto. Resta una domanda: chi paga il conto di circa venti miliardi tra fondi russi e della Nato

Alla fine Macron ce l’ha fatta: dopo aver addestrato parte dei piloti ucraini e fornito i velivoli Mirage 2000-5, ha portato la Francia a stringere un accordo decennale riguardante l’intero settore della Difesa per i prossimi dieci anni. La carta è stata firmata lunedì 17 presso la base militare di Villacoublay (a ovest di Parigi) alla presenza del presidente del capo dell’Eliseo e di quello ucraino Volodymyr Zelensky e prevede la maxi fornitura fino a 100 caccia multiruolo Dassault Rafale, il loro armamento, i ricambi e di un numero imprecisato di sistemi di difesa aerea del tipo Samp/T costruiti dalla multinazionale Mbda, di sistemi radar e anche prodotti per la gestione di droni.

Identikit dei velivoli

Sono missili intercettori con gittata massima di 150km e alta quota adatti per intercettare missili balistici e ipersonici. Tutto questo ha poco a che vedere con il conflitto, poiché per completare le consegne ci vorranno anni, mentre definisce il progetto di quella che sarà la Difesa aerea ucraina dalla fine della guerra in poi, con un tris di assetti che comprenderà i Gripen svedesi, gli F-16 americani e quindi i Rafale francesi. Non soltanto: l’Ucraina diventerà uno dei maggiori operatori esteri del Rafale unendosi alle aviazioni di Egitto, India, Emirati arabi, Grecia e Indonesia.

I costi

Stando a quanto pubblicato da alcuni media francesi l’accordo non spiega però esattamente gli aspetti del finanziamento necessario – sono quasi 20 miliardi di euro che Kiev oggi non ha – né i tempi consegna, ma si parla dal 2029 in poi, né tantomeno eventuali accordi industriali per la costruzione di parti o elementi dei caccia nel territorio di Kiev. Anche perché ogni Rafale costa quasi cento milioni di euro che tra ricambi e assistenza possono raggiungere il doppio. Un modo per pagare la fornitura potrebbe arrivare dai fondi Purl (Lista degli armamenti prioritari per l’Ucraina) della Nato, meccanismo che consente agli Stati membri europei di acquistare armi dagli alleati per trasferirli all’Ucraina. Ma finora Parigi non ha partecipato alle precedenti iniziative Purl attivate, per esempio, nel caso dei missili Patriot di fabbricazione statunitense. Resta la possibilità di usare i fondi russi congelati – circa 190 miliardi di euro – o un mix di riserve derivanti da aiuti militari e crediti d’esportazione.

Come e quando verrano impiegati

Ma per decidere chi e come saranno pagati i caccia di Kiev c’è tempo: Dassault è impegnata nella costruzione di 66 nuovi Rafale destinati alla sua aviazione (Armée de l’Air et de l’Espace) e anche cominciando la costruzione oggi per fare un caccia ci vogliono almeno 40 mesi e il ritmo massimo di costruzione degli impianti Dassault non supererà i 3-4 esemplari al mese fino al 2030, come aveva confermato lo stesso Ceo dell’azienda Éric Trappier. In una Francia che in questo momento vive una situazione economica precaria questo accordo ha però un effetto positivo sull’industria della Difesa: porterà lavoro a Dassault ma anche a Mbda, Safran (motori) e all’esteso indotto francese con un impatto positivo su oltre 190.000 posti di lavoro e occupando gli stabilimenti della casa francese e sviluppando competenze fino a quando non ci sarà da costruire il nuovo caccia di sesta generazione Fcas, la cui entrata in servizio è prevista per il 2040 ma la cui esistenza è ancora precaria con la Germania che potrebbe volerlo abbandonare.

Gli obiettivi di Parigi

E dopo la magra figura dei caccia francesi fatta dai velivoli indiani contro quelli pakistani nel maggio scorso, a Parigi serviva a tutti i costi un rafforzamento delle sue esportazioni di velivoli militari. La domanda ora è se l’industria aerospaziale francese riuscirà davvero a soddisfare le commesse ricevute nei tempi previsti, poiché nel Vecchio continente restano ancora grandi problemi di approvvigionamento dettati dalla crescente domanda e dai problemi di Taiwan.

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