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Processo Grillo jr, la sentenza slitta a settembre

Processo Grillo jr, la sentenza slitta a settembre

Si chiude il dibattimento sul caso Grillo jr. La parola ora passa alle repliche. Per il verdetto bisognerà attendere il 3 settembre

Ci sarà ancora da aspettare per conoscere la sentenza nel processo per violenza sessuale di gruppo che vede imputati Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle, e tre suoi amici: Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. Il tribunale di Tempio ha infatti disposto il rinvio al 3 settembre per repliche, controrepliche e camera di consiglio, al termine della quale verrà letta la sentenza.

Nell’ultima udienza si è chiuso il ciclo delle arringhe difensive con la discussione dell’avvocato Mariano Mameli, legale di Capitta. Una difesa accorata, che ha più volte messo in discussione non solo il merito delle accuse, ma anche il trattamento mediatico della vicenda. «Capitta fa l’allenatore di una squadra parrocchiale di calcio a Genova» ha detto il legale in aula. «Ogni tanto dagli spalti qualcuno lo chiama “stupratore”. Per fortuna c’è un sacerdote, grande uomo, che non lo ha mai giudicato».

Il peso del processo mediatico

L’avvocato ha contestato l’esposizione pubblica degli imputati, denunciando un clima da processo parallelo. Ha citato anche il film di Ingmar Bergman L’uomo del serpente, per descrivere il “nido” che sarebbe stato costruito attorno alla presunta vittima, Silvia, in modo che potesse, secondo la difesa, «integrare il suo racconto anche grazie a quanto letto sui giornali». Un’osservazione che tocca uno dei nervi più scoperti di questo processo: l’influenza del clamore mediatico su una vicenda delicata e tutt’altro che lineare.

Il caso risale alla notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, quando Silvia conobbe i quattro ragazzi in discoteca, in Costa Smeralda. Il giorno successivo, secondo l’accusa, sarebbe stata violentata di gruppo nella casa di Grillo. L’accusa è la stessa anche per un’altra ragazza, Roberta, protagonista involontaria di alcuni scatti a sfondo sessuale mentre dormiva, effettuati dagli imputati.

La linea difensiva: “Non c’è violenza senza materialità”

Nel passaggio dedicato a Roberta, l’avvocato Mameli ha sollevato un paragone provocatorio, citando un procedimento in corso al tribunale di Sassari — il n. 618 del 2021 — che vede come parte lesa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Secondo il legale, un uomo avrebbe manipolato telematicamente immagini pornografiche sovrapponendo il volto della premier. La procura avrebbe però in quel caso qualificato il reato come diffamazione, non violenza sessuale. «Se si trattasse solo di violare la sfera sessuale, allora quella vicenda meriterebbe maggiore attenzione di qualche selfie scattato a Roberta mentre dormiva. Ma non c’è violenza sessuale senza materialità», ha detto in aula.

Il calendario delle ultime fasi

Conclusa l’arringa, il procuratore Gregorio Capasso ha chiesto di replicare, aprendo quindi la strada anche alle controrepliche. A quel punto, visto il tempo necessario per garantire il diritto di parola a tutte le parti, è stato inevitabile il rinvio. Si riprenderà il 1° settembre con le ultime fasi processuali. La sentenza è attesa per il 3 settembre, data in cui il collegio entrerà in camera di consiglio.

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