Una delinquenza sempre più diffusa e violenta, con aumento di reati – spaccio, rapine, furti, omicidi – e allarme sociale. Nel capoluogo toscano c’è un’emergenza in corso.
Firenze in balìa della criminalità. Sembra un titolo da giallo di Giorgio Scerbanenco, invece è la quotidianità di una città illustrissima che però oggi vive uno dei momenti più difficili. E non per una crisi del suo settore più florido, il turismo. Anche se questo in parte c’entra: non certo per un calo di presenze, semmai per il suo opposto. Più turisti significa più crimini? A quanto pare, sì. Qualche dato. Nel 2023 Firenze ha ospitato oltre 4,6 milioni di visitatori (+6,9 per cento rispetto al 2022). Tra loro, 1,2 milioni erano italiani (-12,8 per cento rispetto al 2022) e 3,4 milioni stranieri (+12 per cento). Numeri importanti per un business che vale oltre 2,5 miliardi di euro, di cui la ristorazione da sola contribuisce per oltre un miliardo di euro (+12 per cento). Tutto ciò ha fatto registrare al capoluogo toscano una lodevole crescita del 10 per cento rispetto allo scorso anno.
Eppure, sono proprio questi numeri a fare gola alla criminalità, anzitutto quella organizzata, che qui investe riciclando: «La Toscana, per l’importanza e le dimensioni del suo apparato economico costituisce terreno ideale per il reinvestimento d’ingenti somme di denaro di provenienza illecita» sosteneva già nel 2021 l’allora procuratore generale presso la Corte d’Appello di Firenze, Marcello Viola. Dopo il Covid, infatti, si sono aperti «spazi smisurati per le organizzazioni criminali e le strategie di aggressione alle realtà imprenditoriali sane, che sono spesso finalizzate alla progressiva acquisizione delle aziende. I clan hanno cercato di sfruttare crisi ed emergenza sanitaria per infiltrarsi ulteriormente nel tessuto economico».
Dopo tre anni, se possibile, il degrado si è aggravato. A Firenze sono ormai permanenti gli affari illeciti di cosa nostra, ’ndrangheta e camorra, ma anche quelli espressione di organizzazioni criminali straniere: su tutte, albanesi, cinesi e nigeriani. «Quel che vediamo è che nel mercato fiorentino crescono gruppi e catene commerciali di dubbia provenienza che, soprattutto nel food inteso in tutte le sue espressioni, s’impongono con offerte banali e standardizzate che nulla hanno a che fare con la tradizione. Cosa c’è dietro tali attività? Da imprenditore che opera correttamente da anni sul territorio, dico che con il margine offerto dal settore a Firenze non si riescono a fare operazioni di simile portata, come quelle che vedono ogni anno uno stesso gruppo straniero acquisire un locale. Non si riesce, a meno che le provenienze siano di altra natura». L’analisi è di Aldo Cursano, presidente Confcommercio Toscana e imprenditore nel settore ristorazione, che commenta quasi con rassegnazione un fenomeno sommerso ma altamente virulento quale la crescita smisurata del riciclaggio, che nel capoluogo toscano è oggi una certezza. Non è tutto. Gli imprenditori onesti devono lottare anche con la microcriminalità, in aumento vertiginoso. Secondo l’«Indice criminalità 2023» basato su dati del Viminale, Firenze è la quinta città in Italia per reati. Dal bilancio della Polizia presentato dal questore Maurizio Auriemma lo scorso 5 gennaio, si ricava un incremento del tasso di criminalità pari all’11 per cento, con un’impennata addirittura del 56 per cento delle rapine e del 24 per cento dei furti in strada, rispetto al 2022.
Un «fenomeno strutturale», che interessa l’intero tessuto urbano – le zone più colpite sono il centro cittadino e le aree di Rifredi, Coverciano e Isolotto – e che, solo per i furti negli esercizi commerciali, è cresciuto del 18 per cento. I numeri, ancora una volta, non lasciano dubbi: 24.782 furti, 6.512 danneggiamenti di locali, 6.073 truffe e frodi informatiche, 1.413 lesioni dolose, 1.358 tra minacce e percosse, 110 incendi. «Il modello di prevenzione e controllo ha fallito. E non è una questione ideologica, semplicemente la sua inefficacia alimenta l’incapacità di farvi fronte. Siamo testimoni impotenti di una degenerazione accelerata» commenta ancora Cursano. «Il messaggio che arriva dalla politica è che l’illegalità sta diventando normalità. Conviene quasi più rubare che andare a lavorare. Se non restituiamo lavoro e dignità e soprattutto se non puniamo i reati, questo meccanismo non si fermerà. I tentativi di furto non si contano: solo nel mio locale almeno uno ogni anno, con l’aggravante che, proprio in ragione di ciò, non si trovano più compagnie disposte ad assicurare. Nella zona Stazione gli esercizi commerciali vengono derubati e presi d’assalto in media sei volte l’anno. Impossibile andare avanti così».
Anche se spesso i furti consistono principalmente in bottini modesti, è la tendenza generale a preoccupare: complessivamente nel 2023 sono state arrestate 168 persone per furto e 135 per rapina, mentre 745 sono state denunciate per furto (+21 per cento rispetto al 2022) e 148 sono state indagate per questi reati (+56 per cento). Ma all’interno delle statistiche si nasconde un dato ancor più grave: lo scorso anno circa 360 giovani tra 14 e 17 anni sono stati denunciati per furto o rapina, +50 per cento rispetto al solo 2022. Questo nonostante gli interventi di polizia siano aumentati del 32 per cento – che mostra quanto impegno le forze dell’ordine mettano nel contrastare la criminalità pur con forti carenze negli organici. Una quota dei reati è legata inevitabilmente agli stupefacenti, business in mano tanto ai nigeriani quanto a gruppi centro-sudamericani quali le pandillas. Fra i quartieri più pericolosi di Firenze c’è l’Isolotto, frequentato giorno e notte da spacciatori e piccoli criminali. E soprattutto il triangolo Stazione-Fortezza da Basso-Parco delle Cascine. Di recente, la zona è stata teatro di numerosi episodi di rapine e scippi, culminato con un omicidio: vittima Petru Tataru, 19enne moldavo accoltellato da un senegalese per «divergenze» sui quantitativi di droga a Largo Alinari. Proprio qui, per chiedere più tutele, la cittadinanza ha organizzato un «flash mob» lo scorso 15 marzo, a cui ha partecipato anche la storica Fondazione Antonino Caponnetto presieduta da Salvatore Calleri.
Altra area considerata «ad alto rischio» è quella delle Piagge; in questa periferia le comunità nomadi hanno occupato gran parte degli spazi liberi e spesso si rendono protagonisti di furti in negozi e abitazioni. Nei quartieri di San Marco, Fortezza e Novoli, invece, i problemi vengono dalla prostituzione. Lo scorso 5 febbraio un’importante indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze ha neutralizzato una banda di trafficanti che agivano in triangolazione tra Firenze, Amsterdam e Tirana. Le droghe, tra cui cocaina e sintetici, venivano occultate in mezzi dotati di doppi fondi, modificati nella zona di Bologna, per poi essere stoccati in Toscana. Dall’Albania, inoltre, arrivavano ingenti rifornimenti di marijuana e hashish, trasbordati su gommoni fino al Leccese, da dove poi venivano indirizzati verso il capoluogo toscano. Un quadro, insomma, che offre un’immagine ben più cupa della tradizionale città d’arte, dove la criminalità si è fatta multiforme e sempre più prepotente. Unico dato positivo, la voglia di legalità diffusa tra i fiorentini: infatti, aumentano in proporzione le denunce, 52 mila lo scorso anno (di cui la metà per furto), segno che non mancano consapevolezza e determinazione da parte dei cittadini. Ma, evidentemente, non basta.
