Un palazzo galleggiante extra lusso trasformato in trappola mortale. Sedie accatastate, melma ovunque, legni pregiati distrutti. È così che riappare oggi il Bayesian, il superyacht simbolo di lusso e tecnologia, affondato in pochi minuti al largo di Porticello nella notte del 19 agosto 2024. E con lui sono riemersi anche gli interrogativi: perché è affondato un veliero progettato per non affondare? Cosa è successo davvero in quella notte di tempesta? E perché, a dieci metri di distanza, un’altra barca non ha riportato neanche un graffio?
Le prime immagini degli interni del relitto
Sedie e poltrone ammassate, fango e melma ovunque. Gli eleganti interni in stile giapponese, un tempo rifiniti con sicomoro, abete, ebano e pelle, oggi sono solo un’ombra del loro splendore originario. Così appare il Bayesian, il lussuoso veliero divenuto una trappola mortale lo scorso agosto al largo di Porticello, ora riemerso dopo dieci mesi passati a 50 metri di profondità.
Giovedì 26 giugno i tecnici e i periti nominati dalla Procura di Termini Imerese sono saliti a bordo per una prima ispezione. Un sopralluogo rapido, ma decisivo per iniziare a ricostruire la dinamica della tragedia avvenuta durante una notte di tempesta. Al momento, non sono state individuate falle evidenti nello scafo esterno, alimentando il mistero su come l’acqua sia riuscita a penetrare a bordo, fino a far affondare l’imbarcazione.
Nel naufragio persero la vita sette persone: il proprietario, il magnate dell’informatica Mike Lynch; sua figlia Hannah; Jonathan Bloomer e la moglie Anne Elizabeth; Chris Morvillo con la consorte Neda Nassiri; e il cuoco Recaldo Thomas, il cui corpo fu ritrovato in mare. A bordo si trovavano in tutto 22 persone: solo 15 riuscirono a salvarsi.
L’inchiesta e le nuove piste sul naufragio
Intrighi internazionali, presunte manomissioni, la “Spectre”, i servizi segreti e persino una presunta maledizione legata alla morte di un sub olandese fra le lamiere del relitto. Attorno al naufragio del Bayesian si intrecciano ipotesi di ogni genere, alimentate dal profilo delle vittime, in particolare quello di Mike Lynch, figura di spicco nel mondo dell’high tech globale, e dal mistero legato all’affondamento di un veliero progettato per essere praticamente inaffondabile.
Il recupero del relitto è avvenuto grazie a una gigantesca gru olandese: il Bayesian è riemerso lentamente dalle acque di Porticello. Il primo lato a emergere è stato quello sinistro, dove si sospettava che un portellone potesse essere rimasto aperto durante la tempesta: invece, è risultato chiuso. Poi è venuto alla luce anche il fianco destro, quello rimasto sempre poggiato sul fondale e mai osservato direttamente fino a quel momento. Anche qui, però, nessuna falla evidente, nessuna apertura anomala.
L’ultima ipotesi al vaglio degli investigatori riguarda un possibile guasto tecnico verificatosi prima dell’ingresso in rada a Porticello, dove il 19 agosto 2024 il veliero è affondato. Si ipotizza che un problema meccanico possa aver causato l’ingresso d’acqua in uno dei compartimenti – forse la sala macchine o il vano adiacente a poppa – rendendo la tempesta solo una concausa, non l’elemento scatenante del disastro.
Il dettaglio del vetro crepato
A supportare questa ricostruzione ci sarebbe un indizio tecnico rilevato da un video girato dai sub: un vetro antisfondamento interno, quello che separa la sala macchine dalla control room, risulta crepato “a ragnatela” ma non infranto, con una deformazione verso l’interno della control room. Un dettaglio apparentemente marginale, ma che per gli esperti rappresenta una prova della pressione idrostatica esercitata dall’acqua entrata nella sala macchine prima che raggiungesse la control room.
La domanda resta: da dove è entrata l’acqua, visto che la porta stagna tra le due aree è stata trovata chiusa? «C’è un altro ingresso, anche quello stagno», spiega chi conosce bene il Bayesian. Era forse aperto? Le indagini, finora, indicano che tutti i portelloni erano chiusi e lo scafo risultava integro. Nessuna anomalia è stata rilevata neanche nella chiglia basculante, sulla quale in un primo momento si erano concentrate alcune ipotesi. Tuttavia, il fianco destro – quello appoggiato sul fondale – non era stato ancora esaminato prima del recupero. Se c’è uno squarcio, emergerà solo con l’esame completo.
Altri indizi e testimonianze chiave
Un altro elemento cruciale riguarda l’albero maestro, alto 72 metri, uno dei più grandi al mondo. Quella notte era illuminato, ma durante la tempesta si è spento. «Perché è saltato il gruppo elettrogeno che si trova in sala macchine», riferisce una fonte del Corriere della Sera. E aggiunge un dettaglio: già prima del peggioramento delle condizioni meteo, l’albero non sembrava perfettamente verticale. «Se è così, perché pendeva?», è la domanda che si pongono gli inquirenti.
Infine, pesa il confronto tra le due imbarcazioni ormeggiate fianco a fianco quella notte: il Bayesian e il Sir Robert Baden Powell, veliero olandese uscito indenne dalla tempesta. Il comandante del Powell, Karsten Börne Borner, racconta: «Io ho consultato l’app Windy, ho visto che stava arrivando, ho svegliato tutti, acceso i motori e messo la prua al vento». E cosa ha fatto, invece, l’equipaggio del Bayesian? «È venuto a svegliarmi Griffiths, sono uscito subito ma non c’è stato il tempo di fare nulla», ha dichiarato il comandante James Cutfield. Le sue parole sono confermate dall’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton. Entrambi, insieme a Griffiths, risultano indagati per omicidio plurimo e naufragio colposo.
Una differenza di reazione che pesa. Perché Borner ha avuto il tempo di agire e Cutfield no?
La battaglia legale
Intanto, il clima si fa teso anche sul piano giudiziario. «Avremo conferme delle ipotesi dei magistrati… e sono ipotesi tutt’altro che complottiste», ha graffiato l’avvocato Mario Bellavista, che assiste i familiari del cuoco di bordo Recaldo Thomas, l’unico membro dell’equipaggio a non essersi salvato. Secco il contrattacco della difesa: «Gli accertamenti dimostreranno l’assoluta estraneità del comandante e degli altri membri», ha replicato con fermezza l’avvocato Giovanni Rizzuti, legale del comandante Cutfield. È già battaglia legale, in attesa che l’inchiesta si arricchisca di nuovi elementi e che il Bayesian venga analizzato a fondo dopo il recupero.
Nel frattempo, si piange un’ulteriore vittima: Robcornelis Maria Huijben Uiben, 39 anni, sub olandese professionista, deceduto durante un’immersione proprio mentre partecipava alle operazioni di recupero del relitto. Era sceso nelle acque di Porticello per riportare alla luce il veliero di Lynch. Ne è riemerso esanime.