Ormai viene definita come la donna che incarna le contraddizioni della Germania. Sì perché Alice Weidel, 38 anni, alta, bionda, magra, grandi occhi dietro un grande paio di occhiali, è lesbica, risiede in Svizzera dove vive con la sua compagna svizzera di origini nigeriane e i loro due figli maschi (adottati) eppure (nonostante tutto ciò) è uno dei due leader di Afd, il partito di estrema destra conservatore e neonazista che ha conquistato per la prima volta i seggi nel Bundestag tedesco raccogliendo il 12,5% dei consensi alle recenti elezioni tedesche.
Weidel infatti divide con Alexander Gauland la leadeship di Alternative für Deutschland, partito neonazista che ha sempre predicato la famiglia uomo-donna-figli, come l’unico modello accettabile nella società e che ha sempre visto nei gay un “nemico”. Una società in cui il primato tedesco deve sempre essere messo al primo posto, e in cui i migranti non sono assolutamente ben accetti.
Eppure Weidel, gay anti-gay, è il volto oggi del ritorno dei neonazisti sugli scranni del Parlamento tedesco. Un’ottima posizione prima in Allianz poi in Goldman Sachs, sei anni di lavoro in Cina, consulente per neo start-up, la giovane esponente dell’estrema destra tedesca ha sposato in pieno i valori di Afd, un partito antieuropeista, antimmigrati e xenfobo dove trovano accoglienza anche nostalgici del Terzo Reich e negazionisti dell’olocausto. Il suo collega e co-leader di partito Alexander Gauland, si è trovato al centro delle polemiche solo a pochi giorni dal voto, per aver dichiarato di “essere fiero” dell’operato della Wehrmacht nella seconda guerra mondiale.