Il bando all’immigrazione e ai rifugiati pesa sul fragile equilibrio emotivo di Donald Trump. Eppure ci si dovrà abituare, anche se la sua natura autoritaria, irascibile, irragionevole lo rende insofferente alle critiche e ai contrappesi tipici delle democrazie liberali. Adesso, dopo gli attacchi alla stampa, e all’intelligence, sta giocando pesante con i giudici e, ovviamente, questo è un pericolo per gli equilibri costituzionali.
Dopo il brutto colpo di venerdì 3 febbraio – quando un giudice federale di Seattle ha sospeso il bando previsto dall’ordine esecutivo del 27 gennaio – e il successivo rifiuto di una Corte d’Appello di San Francisco di reintrodurlo immediatamente, il governo di Trump punta ora sulla decisione di una Corte di Appello federale (Nono Distretto a San Francisco che si esprimerà martedì alle tre del pomeriggio Pacific, mezzanotte in Italia).
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Gregg Popovich, a sinistra, e Steve Kerr, a destra, che hanno criticato il ‘travel ban’ di Donald Trump (al centro).

Judy Lewis di San Juan Capastrano, California, tiene in mano un cartello durante le proteste contreo l’immiration ban

Proteste e caos al Los Angeles International airport dopo l’immigration ban di Donald Trump K

Teyom Amir, 7, Sabrine Tasco, 6, e Ian Goodwin, 8, protestano al Los Angeles International airport dove il ban di Trump ha creato caos e blocchi delle partenze, anche per i possessori di green card

Proteste e caos al Los Angeles International airport dopo l’immigration ban di Donald Trump

Al Schneider protesta al San Francisco International Airport

San Francisco International Airport

San Francisco International Airport: caos e proteste dopo l’immigration ban

Il piccolo Hattie Burke al San Francisco International Airport

Un pupazzo di Donald Trump al San Francisco International Airport

San Francisco International Airport, California

Avvocati volontari forniscono assistenza al Los Angeles International airport’

Proteste al Los Angeles International airport dopo l’immigration ban di Donald Trump

Sally Yates, attorney general ad interim nel passaggio fra l’amministrazione Obama e quella di Donald Trump, in una immagine scattata il 17 giugno 2015, quando era vice attorney general

Manifestazioni all’aeroporto di Chicago contro Donald Trump – 29 gennaio 2017

“Mai più – #Ebreicontrotrump” – Chicago, 29 gennaio 2017

“Diamo il benvenuto ai rifugiati” si legge sul cartello del manifestante di Chicago – 29 gennaio 2017

Manifestanti a Seattle contro Donald Trump – 29 gennaio 2017

Sul tavolo del giudice della Corte d’Appello adesso c’è anche il documento – “amicus brief” in termine tecnico – contro il bando di Trump, sottoscritto da ben 120 aziende del settore delle nuove tecnologie. Da Google a Airbnb e Apple, da Facebook a Microsoft, Intel, Uber, ma anche Tesla e SpaceX (aziende di Elon Musk che pure fa parte dell’advisor council di Trump sulle politiche verso il business), e ancora Adobe e Hp hanno ribadito quanto già emerso nei giorni scorsi -, in particolare dalle aziende della Silicon Valley. Amazon non ha firmato il brief – su richiesta del procuratore generale dello Stato di Washington, uno di quelli che ha avviato il ricorso sul quale si è espresso il giudice di Seattle – perché testimone formale nell’azione legale iniziale.
In sostanza: l’ordine esecutivo di Trump, dicono queste 120 aziende, arreca danni notevoli all’economia americana, all’innovazione e alla crescita. Questo perché modifica improvvisamente le regole che governano l’ingresso negli Stati Uniti. Impedendo così di reclutare e impiegare le persone di talento necessarie per queste imprese.
“Gli immigrati fanno molte delle grandi scoperte del paese e creano alcune delle aziende più innovative e iconiche”, dice ancora il brief. “L’America ha da tempo riconosciuto l’importanza di proteggersi da chi vuole arrecare dei danni. Ma ha imparato a farlo salvaguardando il fondamentale impegno ad accogliere gli immigrati”.
Il documento non ha ricevuto invece l’adesione di altre grandi aziende tecnologice, come Ibm e Oracle.
Secondo Bloomberg alcune di queste aziende starebbero preparando una lettera aperta a Trump per spiegare ulteriormente i motivi dell’opposizione al bando sugli immigrati e per proporre alcune modifiche.
