Apple Watch 3
Tecnologia

Apple Watch 3: la recensione

Un passo alla volta Apple migliora il suo orologio smart, allungando il gap con la concorrenza

Ci sono almeno due dati che vale la pena considerare quando si parla di smartwatch.

Il primo è quello sulle vendite. Che parla (dati Strategy Analytics 2016) di un mercato da poco più di 20 milioni di pezzi l’anno. Pochi se si pensa che l’industria degli smartphone riesce a piazzare nello stesso periodo 1 miliardo e mezzo di unità.

Il secondo è quello che riguarda il cosiddetto market share: ogni 100 orologi venduti, riferisce sempre Strategy Analytics, più della metà - il 55% per l’esattezza - è marchiato Apple.

Sono numeri che qualcuno giudicherà persino superflui, perché in fondo raccontano una storia che è già sotto gli occhi di tutti. Quella di un oggetto che non sa essere ancora attraente e indispensabile come lo smartphone, ma con al suo interno una voce che si staglia nettamente sulle altre. Quella di Apple, per l’appunto.

L’uscita del Watch 3, terzo capitolo dell’orologio intelligente secondo Cupertino, ci fa capire bene perché quello della mela è finora l’unico prodotto del genere ad aver riscosso consensi. E perché, di questo passo, il divario con la concorrenza non può che aumentare.

Apple Watch 3Apple

Questione di dettagli

L'innovazione c'entra ma fino a un certo punto. Il Watch 3, così come i precedenti due capitoli della saga, non è un oggetto eversivo, rivoluzionario. Non lo è sul piano estetico - il design è quello di sempre, con due modelli, entrambi con cassa quadrata, da 38 e 42 millimetri, e due finiture diverse (Sport e Nike edition) - e nemmeno su quello operativo: per funzionare il Watch ha ancora bisogno di accoppiarsi con un iPhone (il modello stand-alone, quello che può lavorare da solo grazie a una connessione di rete LTE, per il momento non arriverà in Italia).

No. Ciò che fa del Watch il miglior smartwatch del momento è la cura dei particolari. E la capacità di fare la cosa giusta al momento giusto, senza perdersi in inutili virtuosisimi. Con le dovute proporzioni, si può dire che Apple stia seguendo lo stesso percorso intrapreso 10 anni fa con l’iPhone. Un articolo che in origine aveva ben più di un difetto, ma che è cresciuto, anno dopo anno, fino a diventare il prodotto da battere.

Apple Watch 3Roberto Catania

Più veloce (e longevo)

È in questa ottica che vanno viste tutte le piccole e grandi migliorie inserite in questa nuova versione del dispositivo. Il nuovo processore dual core S3, tanto per cominciare, una risorsa che ha il merito di rinvigorire tutta l’esperienza d’uso. Soprattutto in quei frangenti nei quali serve un po’ di brio.

Risultato: le applicazioni ora si aprono senza troppi indugi e il display - che, per chi ancora non lo sapesse, sul Watch è perennemente in standby - si sveglia in maniera più reattiva.

Ma le notizie migliori arrivano sul fronte dei consumi. Per tutta la durata della prova (circa un mese), il nostro Watch 3 non è mai sceso sotto il 75% di autonomia residua nel primo giorno dopo la ricarica completa. Il che si traduce in un vantaggio non indifferente: poter lasciare il caricatore fuori dalla valigia quando si è in viaggio per 2-3 giorni.

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Notifiche a prima vista

Fra i meriti di Apple c’è anche quello di aver capito che l’utente medio di un prodotto del genere non ha troppa voglia di smanettare su un display che ha le dimensioni di un francobollo. E di focalizzarsi perciò su un modello di interazione basato perlopiù sulle notifiche proattive.

Così è l’Apple Watch - di sua sponte - ad avvisarci dei progressi che abbiamo compiuto negli allenamenti o nel più semplice movimento routinario, e a spronarci se serve (ad esempio quando siamo in prossimità di un traguardo giornaliero).

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Stesso discorso per la musica: non appena mettiamo una traccia in riproduzione sul nostro iPhone, l'orologio entra automaticamente in modalità riproduzione, con i tasti pausa, skip, volume a portata di polso.

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Tutto questo porta ad avere un rapporto piuttosto immediato con l'orologio. Fatto di sguardi, occhiate rapide, oppure - come nel caso dei pagamenti via Apple Pay - di gestualità molto semplici [Guarda come utilizzare Apple Watch per pagare su un comune POS contactless].

Volendo, si può anche sguinzagliare Siri. L’assistente virtuale di Apple è stato addestrato per rendersi utile anche sul piccolo schermo del Watch, e ora parla pure. Certo, dialogare con un orologio può essere un po' imbarazzante, ma in alcuni casi - quando c'è di mezzo un allenamento, ad esempio, oppure quando vogliamo raggiungere una meta a piedi col navigatore - si può fare senza troppo disagio.

La vera limitazione è rappresentata dalla mancanza di applicazioni dedicate. Malgrado tutte le risorse messe a disposizione da Apple, alcuni fra i più importanti servizi Web - citiamo Facebook a titolo di esempio - non hanno ancora realizzato una versione ad hoc della propria applicazione. In questi casi, il Watch si limita a fare di necessità virtù, mostrandoci una mera replica delle notifiche dell’iPhone. Il che, 9 volte su 10, ci obbliga a (ri)prendere il telefono in mano.

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Allenamento: il monitoraggio è sempre più accurato

Nella nuova versione del Watch - o meglio nel suo sistema operativo WatchOS 4 - c'è spazio anche per tutta una serie di miglioramenti sulle applicazioni native. I più sostanziosi sono quelli che riguardano la parte di Allenamento, l'app che raccoglie i servizi dedicati allo sport e al fitness: si va dalla semplice camminata all'aperto alla corsa, dalla bicicletta al nuoto, dal vogatore al cardio HIIT, solo per citarne alcuni.

Una mattinata in piscina ci è sufficiente per apprezzare gli sforzi fatti dai tecnici di Cupertino: il Watch ora è in grado di capire in che stile stiamo nuotando e di stoppare le misurazioni quando siamo fermi a bordo vasca.

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Per gli amanti degli sport outdoor (running, hiking, sci e snowboard), vale inoltre la pena segnalare l’innesto di un sensore barometrico con funzioni di altimetro, un elemento che potrà essere sfruttato anche dagli sviluppatori di terze parti per tutte quelle applicazioni nelle quali è necessario tenere conto del dislivello percorso, anche per un discorso di precisione sul dato delle calorie bruciate.

Migliorato anche il monitoraggio cardiaco. Il Watch 3 (ma anche tutti modelli precedenti aggiornati alla nuova versione del sistema operativo) ora ci avvisa se il nostro battito a riposo è sopra la soglia di rischio. L'obiettivo - va detto - non è quello di sostituirsi al cardiologo, ma di sfruttare in modo più proattivo il cardiofrequenzimetro integrato, segnalandoci tutte quelle anomalie sulle quali faremmo meglio ad indagare.

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Conclusioni

Apple Watch resta un accessorio (tradotto: un oggetto di cui si può fare a meno), ma la sua utilità cresce di anno in anno: chi fa attività fisica, chi ha un conto compatibile con Apple Pay ma anche più banalmente chi non ama sfoderare di continuo il proprio iPhone in pubblico, ha almeno un buon motivo per spendere i circa 400 euro richiesti - 379 euro per la versione da 38 mm, 409 euro per quella da 42 mm - per l'acquisto del prodotto. Soprattutto ora che Apple sembra aver colmato tutte quelle lacune che hanno un po' limitato l’esperienza nelle vecchie versioni dispositivo (velocità e autonomia su tutte).

L’auspicio è che questo nuovo upgrade serva da stimolo a tutti quei servizi di diffusione di massa (Facebook, Twitter, Spotify, solo per citarne alcuni) che non hanno ancora avuto la voglia - o il coraggio - di investire in applicazioni dedicate. Forse l’unica cosa che manca a questo smartwatch per fare il definitivo salto di qualità.

Per saperne di più:

Apple Watch 3
Roberto Catania

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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