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Antonino Fontana, "Cane crudo" nella Calabria più vera

Un romanzo d'esordio con tutti gli ingredienti del classico mistery

È una Calabria buia e misteriosa, terribile e nello stesso tempo affascinante, la vera protagonista di Cane crudo (Robin editore, pagg.264, euro 14) romanzo d’esordio di Antonino Fontana, che di quella regione è figlio e che proprio a essa ha voluto dedicare un racconto sorprendente.

Sorprendente è dir poco: perché in Cane crudo ci sono i Beatles e c’è la ‘ndrangheta, c’è il conflitto generazionale e c’è l’arte, c’è il mistero e ci sono i “Black dogs”, gruppo musicale anni ’60 imitatori dei Beatles, c’è il “numero uno della ristorazione mondiale” e c’è, in pratica, di tutto un po’.

Ma in questo bailamme di personaggi e storie, Antonino Fontana, (ebanista, architetto, scrittore, artista) mantiene mente salda e piglio da romanziere vero: riuscendo a portare a termine l’ardua impresa di dipanare una trama complicatissima rendendola molto difficile da dimenticare.

La storia si svolge in tre giorni, e ruota attorno a due personaggi: John Lee, quotatissimo artista americano che si trova a Milano per allestire la sua prima mostra personale, e Paolo Marcianò, ristoratore di grande fama con locale che si affaccia sull’Ottagono della Galleria meneghina, ma anche fiero meridionale che sogna il ritorno alla Calabria preindustriale.

Si conoscono per via di una foto che Lee ritrova nella casa milanese che ha ereditato dalla madre, e che ritrae un quartetto di persone sorridenti che “sembrano i Beatles”: ma non lo sono.

Da questa foto, e soprattutto da uno dei quattro personaggi ritratti, che magicamente cambia aspetto per tre volte, il romanzo prende il via, in un intreccio di nord e sud, di Milano e di Calabria, di mistero e malavita.

La protagonista, dicevamo: una Calabria che è sì quella dei Bronzi di Riace, delle strade di Reggio e delle processioni del santo patrono, ma è anche e soprattutto quella delle mulattiere deserte della Bovesia, la misteriosa area grecanica della provincia di Reggio Calabria.

Qui, tra Bova e Melito, tutto è magia, tutto è surreale: esattamente come nelle pagine di questo libro, che regala ai suoi personaggi un’aura di mistero ma che nello stesso tempo li rende vivi e capaci di imporsi anche su una scrittura ricca, che riflette tutto ciò che della vita di Fontana fa parte: l’arte, la tecnica, forse la nostalgia.

Ingredienti di inestimabile importanza quando si scrive, che rendono la lettura di Cane crudo un vero piacere, pur lasciando spesso il lettore con l’amaro in bocca: per una terra che potrebbe essere e non è, per un futuro che potrebbe capitare e invece non sarà. Ma il colpo di scena finale arriva, anche se preannunciato da indizi che non è troppo difficile trovare: arriva ed è liberatorio e catartico, unico e nello stesso tempo multiplo. Tanti finali diversi sono possibili: alla fine, anche nei libri, è tutta questione di “sliding doors”.

Antonino Fontana, Cane crudo, Robin editore

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Maddalena Bonaccorso