Home » Attualità » Economia » Se il degrado è un affare

Se il degrado è un affare

Se il degrado è un affare

Welcome to favelas diffonde i video della peggior cronaca italiana, accostandoci vendite di prodotti dubbi. Così, per il suo fondatore, no global pregiudicato, la sofferenza urbana è diventata business 2.0.


Welcome to favelas è diventata una delle principali fonti dalle quali le testate online (ma anche blasonati telegiornali della tv nazionale) attingono per video virali che raccontano scene di degrado urbano. Clickbait (o «acchiappaclic») a costo zero, con la fonte che, in cambio, guadagna visibilità.

Nato una decina d’anni fa come pagina Facebook che raccontava il degrado romano, Welcome to favelas era diventato un punto di riferimento per i giovani della periferia della Capitale. E non solo. Sulle minicar dei giovani dei quartieri «bene» l’adesivo della pagina era un must. Ma in poco tempo, gli eccessi dei contenuti (pare che sul canale social fosse circolato anche revenge porn) hanno confinato il brand creato (e registrato al Mise) da un pregiudicato romano prima su Instagram e poi, dopo un ban temporaneo nel 2021, anche su un canale Telegram. All’interno del quale i contenuti, diventati di carattere nazionale (oltre alla cronaca di Roma sono comparse quelle di Milano, Napoli e la generica «altre città»), vengono diffusi agli oltre 490 mila iscritti insieme a pubblicità di mirabolanti guadagni con investimenti.

Fondatore di Welcome to favelas è Massimiliano Zossolo, autore di un libro su come liberarsi dalla dipendenza da pornografia, cresciuto a Tor Bella Monaca, condannato con rito abbreviato a 6 anni di reclusione (scontati ai domiciliari) per l’assalto al blindato della polizia negli scontri di piazza San Giovanni a Roma del 2011. Nel 2013, dopo la condanna, dai domiciliari Zossolo, che intanto aveva fondato la pagina Facebook, in una lettera a Giorgio Napolitano aveva chiesto che gli venisse «revocata la cittadinanza italiana». Queste le sue parole: «Mi rifiuto di essere un cittadino di un Paese dove la condanna per aver rotto un bancomat è più aspra di una condanna per aver massacrato gente che dorme in una scuola dopo un manifestazione, oppure dove un blindato bruciato vale più della vita di Aldovrandi».

Insomma, Zossolo è un no global che capitalizza il degrado di quelle periferie in cui rivendica di essere cresciuto. Oltre al merchandising, al quale Welcome to favelas ha dedicato un sito web a parte, come si tiene in vita la creatura di Zossolo? E quali sono i giri d’affari? Con il nome del proprietario, che compare anche come titolare del sito nella policy cookie, non risultano società registrate alle Camere di commercio italiane. Né sui siti è indicato il nome di alcuna società editoriale. Probabilmente una parte del business proviene dal canale Telegram, dove per accedere è richiesta l’autorizzazione del gestore. Che nel caso dei cronisti di Panorama non è arrivata. Da una fonte però sono stati inviati alcuni screenshot. E le pubblicità diffuse invitano a seguire link ad altri canali Telegram sui quali si prospettano «quasi 20 mila euro accumulati in nove mesi partendo da 55 euro d’investimento».

Il link è accompagnato da messaggi di questo tenore: «Non è la solita pubblicità, unisciti». Oppure: «Non vendono corsi ed è tutto reperibile gratuitamente nel canale». Una sorta di catena di Sant’Antonio del trading insomma, che Welcome to favelas promuove al grido di «altri 30 post e tolgo il link, è un regalo perché li seguo». Non mancano nemmeno le pubblicità per i corsi destinati a pornostar in erba: «Ti sei iscritta a Only Fans (social di intrattenimento per adulti, ndr) e gli affari non vanno come speravi? C’è una buona notizia per te! Abbiamo elaborato delle promozioni per portare in alto il tuo profilo, potrai farti conoscere sui nostri canali che contano circa 3 milioni di utenti unici».

Il merchandising invece va sul classico. Oltre agli adesivi che impazzano sulle minicar, definiti «vintage» e venduti in pacchetti da dieci a 8 euro, il pezzo forte sono le magliette. Ne spicca una caratterizzata dalla scritta «case popolari» sovrapposta a un fucile d’assalto simile all’Ak47. Il modello iper tatuato la pubblicizza con addosso un passamontagna in stile black block e un marsupio mimetico. Tra i video diffusi dal sito non può mancare quello dell’omicidio dell’ambulante percosso a morte davanti a un locale di Civitanova Marche, con tanto di logo di Welcome to favelas e del canale Telegram a certificare la provenienza in caso di diffusione.

Oppure immagini delle violenze della polizia in Spagna contro un gruppo di italiani, con tanto di sondaggio per chiedere agli utenti (che possono inviare i loro video attraverso un bot) la loro opinione sull’operato degli agenti. Nulla rispetto agli anni di Facebook, quando la pagina fu travolta dalle polemiche dopo la pubblicazione di uno dei meme che dileggiavano Tiziana Cantone, la giovane napoletana suicida dopo che alcuni suoi video girati nell’intimità erano finiti in rete. Una pubblicazione avvenuta in mezzo al marasma dei commenti, dalla quale Zossolo aveva preso le distanze annunciando querele.

© Riproduzione Riservata