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Un giorno tra i soldati dell'Esercito nazionale afghano

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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. A 23 anni, il sergente Abdul Bashir è già un veterano di guerra. Sì è arruolato quatto anni fa, insieme a un gruppo di altri 14 ragazzi: "per servire il mio Paese", dice. Accusa l'Iran e il Pakistan di aver interferito nella travagliata storia patria afghana. Ritiene che l'Afghanistan avrà maggiori possibilità di raggiungere la pace dopo il congedo delle forze internazionali. Spera per in un Paese pacificato, che possa svilupparsi e dove un soldato possa recarsi  ovunque da solo, senza sentirsi in pericolo.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Mohammed Khan, 21 anni, posa per un ritratto con in testa l'elmetto della sua unità. Il suo volto è provato e solcato da rughe importanti, facendolo sembrare più vecchio rispetto alla sua età. Khan è una nuova recluta, viene dalla provincia settentrionale di Baghlan ed è l'unico figlio di un uomo anziano, che non è più in grado di lavorare.
Secondo lui l'esercito nazionale afgano, in cui nutre fiducia e fede, dopo il 2014 saprà difendere il Paese. Pensa che l'Afghanistan sarà un Paese migliore una volta che le forze straniere se ne saranno andate, perché gli afghani saranno allora in grado di controllare maggiormente la situazione. Non si è ancora trovato sotto il fuoco delle armi, ma dice di non temere i talebani: ha paura soltanto di Dio.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Noor Alam, 25 anni, viene dalla provincia orientale di Nangarhar, dove l'ampia maggioranza degli abitanti sono di etnia pashtun, la stessa della maggior parte dei talebani. Dei suoi quattro anni passati nell'esercito, ricorda incontri terrificanti con i talebani, ma nessuno tanto spaventoso come quello con le forze speciali statunitensi, quando scambiarono la base della sua unità per un avamposto talebano. "Le loro armi erano così potenti." -dice - "Forse si sono scusati a livelli più alti, ma nessuno lo ha fatto con noi". Il suo desiderio è di vedere la pace tra tutti gli afghani, che un giorno possano vivere insieme senza combattersi a vicenda.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Abdul Basir, 22, si è arruolato nell'Esercito nazionale afghano all'inizio 2012 e da poco ha terminato l'addestramento: ha imparato a dar fuoco alle armi, a sparare in corsa, a usare il silenzio e la segretezza a proprio vantaggio. Dice di non avere alcuna avversione contro i talebani: "Sono afghani ed esseri umani. Se il loro obiettivo è spararmi, non mi resta però che difendermi". Nella provincia settentrionale di Kunduz, da dove proviene, ci sono diversi talebani, ma nessuno nel suo villaggio, dove i più sostengono il Governo.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Noor Ali, 21 anni presunti. Non è mai andato a scuola ed ha iniziato presto a lavorare come operaio. Si è arruolato nell'esercito dieci mesi fa, dove ha imparato le basi della scrittura e della lettura.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Noor Ali pensa di avere 21 anni, ma non ne è certo: ha perso i genitori quando era un bambino. Si è tinto i capelli di rosso, ha spiegato timidamente, perché così sta meglio, e perché è una cosa tipica del suo villaggio.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Un gruppo di soldati dell'esercito nazionale afghano in posa per la fotografa. Da sinistra: Mohammed Khan, Noor Ali, Abdul Bashir, Noor Alam e Abdul Basir.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Un soldato dell'Esercito nazionale afghano aiuta un suo compagno a scavalcare il muro di cinta del loro avamposto militare, inaugurato da pochi mesi, dopo che un edificio preesistente, alla base della collina, era stato attaccato e distrutto dalle forze talebane.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Un gruppo di soldati di diversi gruppi etnici.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Un soldato perlustra l'orizzonte, in piedi su un muro perimetrale dell'avamposto di Chinari.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Alcuni soldati riposano su un vecchio materasso.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Due soldati in cammino per raggiungere la base.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Un soldato trasporta dell'acqua per un bagno mattutino.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Un soldato indossa una cartucciera riempita di munizioni.


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Chinari, provincia di Logar, Afghanistan, 22 maggio 2012. Un soldato in un momento di relax, fuori dal dormitorio.


La fotoreporter Anja Niedringhausha trascorso una giornata presso l'avamposto dell'Esercito nazionale afghano di Chinari, nella provincia di Logar, inaugurato da pochi mesi, dopo che un edificio preesistente era stato attaccato e distrutto dalle forze talebane. Scatti che raccontano la vita quotidiana, le storie e le speranze di un gruppo di giovani soldati, il cui volto provato, segnato da rughe importanti, li fa apparire uomini già maturi.

Per la maggior parte, i soldati di questa unità, di etnia e regione di provenienza differenti, si sono arruolati "per amore dell'Afghanistan", ma anche perché l'Esercito nazionale afghano, pagando un salario mensile di 250 dollari USA, rappresenta una via d'uscita dalla povertà. Tutti dicono di sognare un futuro di pace e di prosperità per la loro patria, sfiancata da 30 anni di guerra. Al contempo sono contrariati dal fatto che, dopo 11 anni e miliardi di dollari investiti, il loro Paese si è sviluppato pochissimo, la pacificazione interna non è ancora stata raggiunta e tra i leader la corruzione è molto diffusa.

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