Un demone mi ha toccato il cervello: gloria e rovine di un poeta fallito


Da bambino andava male a scuola, specialmente in Storia. C’era da capirlo: aveva perso il padre a 6 anni, e a 7 sua madre si era risposata con un generale dell’esercito freddo e severo. Dal collegio dove è “rinchiuso”, scrive lettere ortograficamente impeccabili in cui dice che si annoia, che ogni ora che passa segna una tacca di indolenza e disperazione nella sua giovane vita. Scrive anche al patrigno, più raramente, per aggiornarlo sui voti e giurare che si metterà sotto a studiare, che gli mandi un po’ di soldi per i libri, che scriva al Preside per avere l’autorizzazione a uscire.

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