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La piccola tregua di Minsk per evitare l'escalation

Il vertice di Minsk

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Vertice di Minsk per trovare una soluzione alla crisi in Ucraina. Nella foto Vladimir Putin, François Hollande, Petro Poroshenko e Angela Merkel

Il vertice di Minsk

epa04614713 Russian President Vladimir Putin (L), German Chancellor Angela Merkel (C-R), French President Francois Hollande (C-L) and Ukrainian President Petro Poroshenko (R) attend their meeting in Minsk, Belarus, 11 February 2015. Others are not identified. The four parties of the Normandy group have arrived in Minsk for a summit on solving the Ukraine conflict. EPA/MYKOLA LAZARENKO

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epa04614611 German Chancellor Angela Merkel (C) talks to an unidentified woman as French President Francois Hollande (R) stands nearby during a welcoming ceremony at an airport near Minsk, Belarus, 11 February 2015. The leaders of France, Germany, Russia and Ukraine arrive in Minsk for a summit to discuss a new peace plan for the war-torn Ukraine. EPA/VALENTYN OGIRENKO/POOL

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Vladimir Putin all'arrivo all'aeroporto di Minsk. EPA/VALENTYN OGIRENKO/POOL

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Vladimir Putin all'arrivo all'aeroporto di Minsk. EPA/VALENTYN OGIRENKO/POOL

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Alexander Lukashenko , Angela Merkel e Francois Hollande EPA/TATYANA ZENKOVICH

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Angela Merkel e Francois Hollande EPA/TATYANA ZENKOVICH

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Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko accoglie Angela Merkel a Minsk. EPA/TATYANA ZENKOVICH

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Vladimir Putin, Angela Merkel, Francois Hollande e Petro Poroshenko al vertice di Minsk EPA/MYKOLA LAZARENKO

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Vladimir Putin, Angela Merkel, Francois Hollande e Petro Poroshenko al vertice di Minsk EPA/MYKOLA LAZARENKO

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Le bandiere di Francia, Germania, Ucraina, Russia e Bielorussia alla residenza presidenziale di Mink, 11 febbraio 2015

Cessate il fuoco da domenica 15 febbraio e ritiro dei mezzi pesanti dall'area del conflitto bellico. L'atteso vertice di Minsk, in Bielorussia, al quale hanno partecipato Putin, Poroshenko, Merkel e Sarkozy, ha prodotto al termine di una convulsa notte di trattative un accordo che può essere considerato, dopo il fallimento degli accordi di Minsk del settembre 2014, il massimo che era ragionevole attendersi.

Bisogna fermare il bagno di sangue e lanciare un vero processo di pace il prima possibile

Non un accordo di pace vero e proprio, nemmeno una soluzione duratura sullo status delle regioni orientali dell'Ucraina, ma una tregua militare che, ammesso che duri, si limita a congelare la situazione sul terreno nella speranza che più avanti  si possa ridare slancio a un negoziato che affronti tutti i nodi spinosi dell'affare ucraino: l'eventuale adesione alla Nato di Kiev, l'assetto istituzionale del Paese, federativo per Mosca e centralista per Kiev, il salvacondotto per i separatisti russi e i miliziani ucraini, la presenza in incognita dei militari russi nelle province filorusse dell'Ucraina.

Per dirla con Vladimir Putin, che nel corso dei colloqui ha anche spezzato una penna a tradire un nervosismo che è anche una sottile forma di pressione diplomatica, si è trattato di un «un accordo sull’essenziale», di una richiesta congiunta alle parti in conflitto, comprese naturalmente le milizie di Kiev e quelle di Donesk, «di fermare il bagno di sangue e lanciare un vero processo di pace il prima possibile». 

Un «motivo di sollievo» per l’Europa e una «speranza» per Kiev, secondo Hollande, che forse più di tutti, in Europa, si è battuto affinché si addivenisse a un accordo che - senza mettere in discussione l'integrità territoriale dell'Ucraina - prevedesse una più larga autonomia delle regioni orientali, come chiedeva Mosca. «Una chance effettiva» ha definito la tregua di Minsk il presidente francese riconoscendo  che «non è ancora finita» perché si possa ritenere scongiurato il rischio di un escalation.

Su un altro fronte si apprende anche che il pacchetto totale di aiuti all’Ucraina - che verranno dall'Unione europea e dai singoli Paesi - sarà intorno ai 40 miliardi di dollari, spalmati in quattro anni. Una boccata d'ossigeno per la barcollante economia ucraina, finita in ginocchio a causa della guerra e del blocco delle forniture energetiche da parte della Russia. 


A Minsk va in scena la psicodiplomazia di Putin

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