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Tunisia: l'uguaglianza tra uomini e donne è legge

Donne arabe per l'uguaglianza

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Marwa dallo Yemen

Io sono a favore della rivolta delle donne nel mondo arabo perché ho il diritto di camminare per strada senza essere molestata quando non mi copro la faccia. Io non sono blasfema e il mio viso non è vergognoso


Donne arabe per l'uguaglianza

Io sono a favore della rivolta delle donne nel mondo arabo perché sono esattamente come te.


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Sono a favore della rivolta delle donne nel mondo arabo perché la donna è un essere umano e, in quanto tale, sono a favore della rivolta degli essere umani.


Donne arabe per l'uguaglianza

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Renad: Sono a favore di una rivolta delle donne nel mondo arabo perché condivisiamo lo stesso futuro, partecipando alla rivolta.

Mohamad: Sono a favore della rivolta delle donne nel mondo arabo e pareciperò alla vostra lotta perché condividiamo lo stesso futuro.


Donne arabe per l'uguaglianza

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Shereen dal Libano.

Sono con la rivolta della donna nel mondo arabo perché tante vengono licenziate quando diventano madri.


Donne arabe per l'uguaglianza

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Sono con la rivolta delle donne nel mondo arabo perché ci sono ancora società che considerano la donna come un oggetto sessuale, creato per il piacere dell'uomo, che ha una mente inferiore e nessun diritto.


Donne arabe per l'uguaglianza

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Areen dalla Siria

Sono a favore della rivolta delle donne nel mondo arabo perché lei è sempre stata considerata debole, perché lei è un essere umano, prima di essere una donna, perché lei è padrona di se stessa e non è proprietà di nessuno, perché la sua voce non può essere nascosta e la sua voce è rivoluzione.


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Sono a favore della rivolta della donna nel mondo arabo perché tutta l'oppressione religiosa, sociale e sessuale a cui sono stato soggetto è stata diretta contro il femminile che è dentro di me.


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Mai dallo Yemen

Sono a favore della rivolta delle donne nel mondo arabo perché la mia società incolpa una donna di tutte le ingiustizie che le accadono.

Quando subisce delle molestie sessuali, è colpa sua.

Quando suo marito sposa un'altra, è colpa dei suoi fallimenti.

Quando chiede di essere libera, viene trattata come una miscredente.


Dopo una gestazione lunghissima, con il partito islamista Enhada che ha inutilmente tentato di mettersi di traverso,  è  pronta in Tunisia  una legge contro la violenza e i maltrattamenti sulle donne e per la parità di genere. Approvata il 13 luglio scorso dal Consiglio dei ministri dovrà ora essere presentata in parlamento per la sua votazione. Composta da 43 articoli divisi in 5 capitoli la legge mira a mettere in atto misure efficaci contro ogni forma di violenza o sopruso basato sul genere per garantire alla donna il rispetto della sua dignità e assicurare l'uguaglianza tra i sessi, garantita dalla Costituzione, attraverso un approccio globale basato sulla prevenzione, la punizione dei colpevoli e la protezione delle vittime.  

La legge contro le discriminazioni di genere è una rivoluzione nel mondo arabo. Viene da lontano, da quando il dittatore Ben Alì fu abbattuto dalla primavera araba e le donne tunisine sono riuscite, ben prima che questa legge fosse in dirittura d'arrivo,  a far introdurre nella sua nuova Costituzione alcuni articoli che introducono l'uguaglianza tra uomo e donna ("le cittadine e i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza discriminazioni"), respingendo la sharia e instaurando la libertà di coscienza ("Lo Stato è custode della religione, garante della libertà di coscienza e di fede e del libero esercizio del culto"). 

La legge punta ad eliminare ogni forma di disuguaglianza tra i sessi anche sul lavoro. Ma anche sul piano penale assume un particolare significato l'abolizione dell'art. 227 bis del codice penale, secondo cui gli uomini che stuprano ragazze o donne al di sotto dei 20 anni non sono perseguibili penalmente se in seguito sposano la loro vittima, un articolo pià volte denunciato da Amnesty International. Potrà essere inoltre condannato fino a due anni di reclusione e 5000 dinari di multa chi verrà ritenuto colpevole di molestie sessuali in luogo pubblico, sotto forma di parole, gesti o atti a connotazione sessuale nei confronti delle donne. Le norme contenute nel testo mettono in pratica lo spirito dell'articolo 46 della nuova Costituzione, che impone che lo Stato adotti le misure necessarie a sradicare la violenza nei confronti delle donne.

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