I trenta paesi in cui lavorare non conviene

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I paesi che prendono 5+ sono Repubblica Centrafricana, Libia, Palestina, Somalia, Sud Sudan, Siria (foto) e Ucraina. Non stupisce constatare che siano praticamente tutte nazioni devastate da un conflitto in corso o mai realmente risolto.


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I paesi con punteggio pari a 5 sono in tutto 24, ma andrebbero divisi tra nazioni relativamente alle quali questo risultato era prevedibile e nazioni dalle performance sorprendentemente negative. Tra i primi vanno certamente citati Algeria, Bangladesh, Bielorussia, Cambogia (foto), Colombia, Costa d’Avorio, Guatemala, Laos, Malesia, Nigeria, Filippine, Swaziland, Zambia e Zimbabwe.


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Tra i secondi, invece, spiccano sotto certi punti di vista la Cina, l'India e i paesi arabi (Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi), dall'altro l'Egitto, le Fiji, la Grecia, la Corea del Sud (foto) e la Turchia. I primi per non aver preso in considerazione il punto di vista dei lavoratori nella loro frenetica corsa allo sviluppo, o per aver fallito sul piano dell'integrazione degli immigrati che hanno accolto. I secondo perché, considerati paesi avanzati, non possono permettersi un punteggio così umiliante.


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Sono state trenta le nazioni che si sono aggiudicate 4 punti. Anche in questo caso, da un lato stupisce constatare che i lavoratori stiano meglio in Argentina, Bahrain, Botswana, Congo, El Salvador, Haiti, Honduras, Indonesia, Iran, Iraq, Giordania, Kenya, Kuwait, Libano, Mali, Mauritania, Mauritius, Messico (foto), Marocco, Myanmar, Nepal, Oman, Pakistan, Panama, Peru, Sierra Leone, Thailandia o Yemen che in Grecia o Corea del Sud. Ma quello che davvero fa effetto è che Hong Kong e Stati Uniti siano incluse in questo blocco.


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A dire il vero anche il terzo blocco, di cui fanno parte 33 nazioni, è molto variegato. Bahamas, Benin, Bolivia, Burundi, Chad, Cile, Costarica, Djibuti, Etiopia, Georgia, Ghana, Lesoto, Madagascar, Mozambico, Namibia, Paraguay, Romania, Sri Lanka, Tanzania, Uganda e Venezuela sono infatti a pari merito con Brasile, Bulgaria, Israele, Polonia (foto), Portogallo, ma anche Australia, Singapore, Taiwan, Regno Unito e Canada.


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Le 27 nazioni premiate con due punti sono Repubblica Ceca, Ungheria, Irlanda, Giappone, Nuova Zelanda, Portogallo, Russia (foto), Spagna, Svizzera, ma anche Albania, Angola, Belize, Bosnia-Erzegovina, Burkina Faso, Camerun, Croazia, Repubblica Dominicana, Giamaica, Lettonia, Macedonia, Malawi, Moldova, Rwanda, Senegal, Serbia, Trinidad e Tobago e Tunisia.


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18 i paesi con un punto, e non senza sorprese: Barbados, Estonia, Lituania, Montenegro, Togo e Uruguay condividono la prima posizione con Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania (foto), Islanda, Italia, Olanda, Norvegia, Slovacchia, Sud Africa e Svezia.


International Trade Union Confederation

In generale, questa classifica insegna che, forse, giudicare le condizioni di paesi così diversi tra loro può essere problematico, e che un confronto, per essere efficace, deve essere basato su variabili e condizioni simili sotto più punti di vista, altrimenti rischia di diventare fuorviante. Fare un confronto tra Italia, Regno Unito e Grecia è utile, tra Italia e Togo non più di tanto. E anche le virtù del Togo, in fin dei conti, andrebbero comparate con le performances pessime di Marocco e Mauritania, non con Stati Uniti e Brasile.


Nata nel 2006, la Confederazione sindacale internazionale (in inglese International Trade Union Confederation) si è affermata come più grande federazione sindacale del mondo. Tra gli obiettivi che si è posta quest'anno vi è quello di calcolare, facendo riferimento a 97 diversi indicatori, quali siano i paesi dove i diritti del lavoratori vengono più o meno rispettati.

Inizialmente era stato scelto di attribuire ai 139 paesi considerati un punteggio compreso tra 1 e 5. Dati alla mano, alcune nazioni sono talmente poco attente alle necessità dei lavoratori da aggiudicarsi un vergognoso 5+. Gli analisti della Csi hanno scoperto che negli ultimi dodici mesi in 35 nazioni arresto e incarcerazione sono stati utilizzati come strumenti per disincentivare la richiesta di maggiori diritti, salari più alti e sicurezza sul posto di lavoro. In altre 9, invece, le pratiche intimidatorie più comuni sono state sequestri e assassini. Infine, è preoccupante constatare che il tasso di sviluppo di un paese e la sua attenzione per i diritti dei lavoratori non procedono in parallelo. Anzi, dal punto di vista di Csi Grecia, Stati Uniti e Hong Kong hanno sistemi completamente da riformare.

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