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Touche pas a’ ma pute. I maschi difendono la liberta’ puttanesca

Ecco il manifesto appello dei ’343 salauds‘ francesi (maiali o, piu’ eufemisticamente, mascalzoni) che rivendicano la propria liberta’ di andare a puttane e la liberta’ delle puttane di prostituirsi senza essere per questo criminalizzate. L’iniziativa nasce dal progetto di legge socialista che mira a punire il cliente con multe fino a tremila euro e che arrivera’ in Parlamento il 25 novembre.

Il titolo dell’appello comparso sul mensile Causeur e firmato dai “343 salauds”, tutti maschi tra giornalisti, scrittori e gente di spettacolo, e’ il seguente: “Touche mas à ma pute”, giù le mani dalla mia puttana. Si tratta della parafrasi politicamente scorretta dello slogan di SOS Racisme (“Touche pas à mon pote”, giù le mani dal mio amico). Il numero richiama alla memoria l’autodenuncia di 343 donne – tra le altre, Simone de Beauvoir, Francoise Sagan, Catherine Deneuve, Tina Aumont – che nel 1971 dichiararono sul Nouvel Observateur di aver abortito, sebbene la legge lo vietasse ancora. Ben presto fu affibbiata loro l’etichetta di “343 salopes”, puttane, e loro per tutta risposta se ne impossessarono e cominciarono ad autodefinirsi così.
Tra i “343 maiali” spiccano Frederic Beigbeder, direttore della rivista Causeur, giornalisti come Ivan Rioufol di Le Figaro, Eric Zemmour e Daniel Leconte, gli umoristi Nicolas Bedos e Basile de Koch, l’avvocato di Dominique Strauss-Kahn Richard Malka, l’attore e regista Philippe Caubère, gli scrittori Jean-Michel Delacomptée e Francois Taillandier.
Quanto al contenuto del manifesto, che pure vi e’ ormai chiaro, ecco uno stralcio della crociata puttanesca: , eccovi accontentati: “In materia di prostituzione noi siamo credenti, praticanti e agnostici. Alcuni di noi sono andati, vanno o andranno a ‘puttane’, e non ne provano vergogna. Altri, senza essere stati personalmente clienti (per motivi che riguardano loro), non hanno e non avranno mai il riflesso civico di denunciare chi, tra coloro che gli sono vicini, ha fatto ricorso all’amore a pagamento. Omo o etero, libertini o monogami, fedeli o incostanti, siamo uomini. Questo non fa di noi dei frustrati, perversi o psicopatici descritti dai partigiani di una repressione travestita da lotta femminista…consideriamo che ciascuno ha diritto di vendere liberamente le proprie grazie – e anche di trovarlo piacevole. Rifiutiamo che dei deputati legiferino sui nostri desideri e i nostri piaceri…Non amiamo né la violenza, né lo sfruttamento né il traffico di esseri umani…Amiamo la libertà, la letteratura e l’intimità. E quando lo stato si occupa del nostro sedere, sono tutte e tre in pericolo”.

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