Topolino, un grande filosofo, parola di Giulio Giorello

Topolino filosofo. Non è una nuova avventura di casa Disney, ma il filo conduttore di un nuovo saggio firmato da Giulio Giorello, docente di filosofia della scienza a Milano, e Ilaria Cozzaglio, ricercatrice. Che presentano il mitico topo nei panni del pensatore più provocatorio del Novecento. Spregiudicato, anticonformista e capace di scardinare i pregiudizi con una forza pari a quella di Russell, Popper o Heidegger. È di lui, Mickey Mouse, che si racconta in La filosofia di Topolino (Guanda). Ce ne parla Giulio Giorello.

Perché Topolino?

«Ho imparato a leggere con Mickey Mouse, è stato il compagno di tante giornate. È una chiave per capire il mondo e le sue avventure sono come un romanzo di formazione, paragonabile a Moby Dick. E poi, non è per niente vero che Mickey Mouse è il personaggio tutto legge e ordine…»

Perché?

«Detesta i cavilli burocratici e spesso si mette contro la legge per portare avanti la sua idea di giustizia. È un pragmatista empirista e, incontrando la cultura europea, diventa il topo pensante e dubitante, seguendo il solco di pensatori che vanno da Cartesio a Russell».

Un esempio?

«Il gusto del paradossale mette bene in luce il ragionamento di Mickey Mouse. Per esempio, in un incontro con i fantasmi, Topolino dichiara il suo scetticismo, dicendo di non credere alla loro esistenza. Cioè, la pensa come Spinoza. Ma Pippo gli obietta che i fantasmi abbondano nella casa del colonnello Basettoni: “Gridano, si lamentano, trascinano delle catene e svolazzano nei paraggi”, gli dice. E il topo ribatte seccamente: “ Che stupidaggine! È impossibile! Sono impazziti se credono una cosa simile”. E Pippo, il Simplicio della letteratura disneyana, replica: “Sì, lo so! Lo sosteneva anche il fantasma quando gliel’ho detto!”. Un'immagine degna di Wittgenstein!».

Dal 1929 fino ai nostri giorni, ha vestito innumerevoli ruoli…

«Gli autori e i disegnatori, anche italiani, hanno saputo innovare nella continuità. Fino a farne una sorta di Ulisse: vaga in molte avventure ed è un eroe mondiale. Globalizzato, nella migliore accezione del termine».

Il vostro saggio sembra un tentativo di nobilitare il fumetto...

«Il fumetto è un prodotto culturale molto sofisticato, capace di fornire tanti piani di lettura diversi. Ma soprattutto, spinge ad andare oltre l’idea di genere. Non esistono classificazioni. Prendiamo la fantascienza o il giallo: il Cyrano è un esponente del primo, con i suoi viaggi sulla luna, e l’Edipo Re di Sofocle è un meraviglioso poliziesco».

Sono pronti a diventare classici della letteratura, quindi?

«L’importante è continuare a creare buoni fumetti, con battute fulminanti, testi profondi, interessanti e coinvolgenti. Basati sul piacere della narrazione: la filosofia sarebbe stata solo un’attività accademica e teorica senza i romanzi di Voltaire, per esempio».

Un consiglio di lettura?

«L’Odissea su Topolino, disegnata da Tito Farace. È in uscita in questi giorni, proprio mentre andrà in scena l’omonimo spettacolo di Bob Wilson al Piccolo Teatro di Milano».

Giulio Giorello e Ilaria Cozzaglio
La filosofia di Topolino (Guanda)

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