The Voice: tormentoni, strategie (e scollature) scaldano lo show

“Chiudete la porta che Raffaella ha sempre i brividi”. E’ Noemi a ironizzare sulla frase cult di Raffaella Carrà, “ho i brividi”, un tormentone destinato a pareggiare i conti con il “mi sei entrato dentro” di Simona Ventura versione giurata di X Factor. Qui però siamo a The Voice, terza puntata delle blind audition che, tanto carucce signora mia, ma per fortuna la prossima settima volgono al termine. Il bottone è stato schiacciato in ogni modo e maniera, l’effetto novità s’è affievolito e nel complesso la puntata si regge sul confronto tra i giudici.

RAFFA HA UNA STRATEGIA. La Carrà ha le idee chiare: “Ho una strategia per la mia squadra”. E vien subito voglia di affidarle il mandato esplorativo per la formazione del Governo. Col passare delle ore – parliamo di registrazioni monstre da sei ore l’una – i giudici trovano l’alchimia giusta e consolidano la propria verve. “Certo che la Carrà sa vendersi bene” dice ironico Riccardo Cocciante. E via Twitter Lucio Presta sintetizza: “Raffaella Carrà è un fenomeno artistico senza tempo e in The Voice ha trovato ancora un’altra primavera! Sembra fatto per lei. Grazie”. Eterna Raffa.

COCCIANTE C’E’. E’ il coach apparentemente più silenzioso e compito, ma si scioglie un poco alla volta. “Non è vero che faccio solo cose che piacciono a me”, precisa risoluto. Per due volte non ha riconosciuto la voce (ma nemmeno la figura) di due cantanti nel cast di un suo musical, ma questa volta non fallisce: Lorenzo Campani, già Clopin e Quasimodo ne Notre Dame de Paris, lo riconosce già di schiena, s’illumina, schiaccia il pulsante e quando si gira esplode di gioia, si alza in piedi e strepita. E il ragazzo, un tipo tosto che ha aperto i concerti di Vasco e Ligabue, sceglie subito il suo mentore.

NOEMI E IL GIACCHINO ‘BIRICCHINO’. “Se verrai con me faremo un grande lavoro insieme”. Pure Noemi ha il suo mantra e lo ripete assai spesso. La Carrà sottolinea maliziosa la scollatura audace: “Ah Noemi, con quel giacchino birichino”. E Piero Pelù coglie subito la palla al balzo: “Gli autori dovrebbero spostarmi di sedia e mettermi lì vicino”. Tra un apprezzamento e una battuta pseudo piccante, il ruolo del marpione è tutto suo.

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