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January 20 2015
Più che terrorista era soltanto un ragazzo con dei problemi caratteriali, lo studente turco della Normale di Pisa espulso a dicembre dal nostro paese. Se lo ricordano bene, professori e studenti della Scuola, nonostante i pochi mesi passati sui banchi del prestigioso ateneo. Introverso, stravagante, con il passare dei giorni sempre più chiuso in se stesso, fino a manifestare segni di squilibrio mentale. Ha iniziato a sentirsi spiato, pedinato, braccato. Così si è rifugiato in rete, dove ha lanciato proclami contro l’Occidente e ha minacciato di farsi esplodere.
Per il Viminale, che a distanza di quasi un mese ha fatto filtrare la notizia, si tratterebbe di pericolose simpatie islamiste. Un calderone dentro il quale, dopo gli attentati a Charlie Hebdo e l’assedio di Parigi, rischia di finirci di tutto: terroristi, foreign fighters, cani scioli, e pure fuori di testa.
Per carità, sempre meglio prevenire e agire prima che sia troppo tardi. Ma chi ha monitorato la situazione dello studente turco a Pisa e ha deciso di passare all’azione, era ben consapevole di trovarsi di fronte a uno squilibrato più che a un mujaheddin in sonno. Nessun collegamento neppure alla lontana con predicatori della guerra santa o personaggi contaminati dalla rete del terrore. Nulla di nulla. Solo un grosso disagio personale, tanto che qualcuno si spinge a dire: si è trattato di una sorta di tso, trattamento sanitario obbligatorio.