Economia
November 16 2017
Iva, irpef, addizionali regionali e comunali. E' la lunga sfilza di tasse i cui versamenti scadono il 16 novembre, una data che rappresenta un vero e proprio Tax Day in cui il fisco italiano mette pesantemente le mani in tasca ai contribuenti, sottraendo loro ben 26,5 miliardi di euro.
A pagare il conto più salato sono i lavoratori autonomi con ben 13 miliardi di euro di versamenti dell'iva. Seguono a ruota i lavoratori dipendenti che, seppur attraverso le ritenute alla fonte operate dalle loro aziende, devono pagare 10,9 miliardi per l'irpef ordinaria. Infine, altri 2 miliardi e mezzo circa se ne vanno via dai bilanci delle famiglie per il versamento dell'addizionale regionale e comunale dell'irpef e per altri balzelli minori.
Come se non bastasse, il 30 novembre arriverà un altro Tax Day con il pagamento di ulteriori 28 miliardi di euro di imposte da parte dei cittadini. Secondo i calcoli dalla Cgia, la confederazione degli artigiani di Mestre, negli ultimi 20 anni le tasse e le imposte sono cresciute in Italia di ben l'80%, contro un'inflazione di poco più del 40%. Nel 1996, l'erario incassava 275 miliardi di euro ogni 12 mesi, oggi ne incamera invece 495 miliardi.
In media, ogni cittadino deve lavorare fino al 3 giugno solo per versare al fisco l'importo dovuto: si tratta di una cifra corrispondente a 8mila euro all'anno, che salgono a 12 mila euro se si tiene conto anche dei contributi previdenziali. Per la Cgia si tratta indubbiamente di un carico eccessivo, a cui si aggiunge un' altra zavorra.
“Oltre a ridurre il peso delle tasse”, dice infatti Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio Studi della Cgia, “in Italia è necessario diminuire anche il numero degli adempimenti fiscali che, invece, continuano ad aumentare e costituiscono un grosso problema per moltissime aziende”. Oltre a pagare troppe imposte, insomma, gli italiani (o almeno quelli che non evadono mai) le pagano anche un po' troppo spesso.