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Strage di Iguala: il governo messicano ha mentito

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15 ottobre 2014. A Città del Messico, studenti universitari durante una manifestazione di protesta davanti alla sede del Procuratore generale del Messico, per chiedere informazioni sui 43 studenti della Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa, scomparsi il 26 settembre a Iguala, nello Stato di Guerrero. Migliaia di studenti hanno gridato "Sono stati presi vivi e vivi li rivogliamo indietro". Il 7 novembre verrà diffusa la versione ufficiale: gli studenti sarebbero stati consegnati dalla polizia municipale al gruppo criminale dei Guerreros Unidos, che li avrebbero barbaramente uccisi.
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Acapulco. Scontri tra la polizia e i manifestanti che chiedono giustizia per i 43 studenti trucidati ad Iguala
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19 ottobre 2014. Un membro della Gendarmeria messicana con un cane poliziotto alla periferia di Cocula, in Messico, durante la ricerca dei 43 studenti dispersi a Iguala il 26 settembre, dopo degli scontri con la polizia locale.
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Iguala. Gli studenti in piazza chiedono il ritorno a casa dei 43 desaparecidos e chiedono giustizia per i 6 ragazzi uccisi dal commando di narcos e Polizia il 26 settembre 2014
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La Commissione Interamericana per i diritti umani, un organismo super partes chiamato a far luce sulla sparizione di 43 studenti messicani avvenuta il 26 settembre 2014 a Iguala, nello Stato di Guerrero, smentisce categoricamente la versione ufficiale del governo messicano. Non è vero, come ha sostenuto il governo, che i ragazzi, rapiti mentre erano a bordo di un autobus che li avrebbe portati nella principale piazza di Iguala dove era era prevista una manifestazione di protesta, siano stati bruciati. È assai più probabile, secondo la Commissione, che i loro resti non siano più stati trovati e che anche la versione dei presunti rei confessi, che si autoaccusarono della sparizione e del successivo eccidio dei ragazzi, sia stata fabbricata ad arte per tacitare le polemiche e le proteste scoppiate nel Paese dopo la loro morte.

Si tinge ancora una volta di giallo la storiaccia dei cosidetti normalistas messicani, assassinati da una banda di malavitosi locali, con la complicità della polizia locale, dopo essere stati fatti scendere dall'autobus su cui stavano viaggiando che li avrebbe portati al corteo. Il vero movente dell’assalto ai bus, secondo gli inquirenti internazionali, sarebbe stato un tentativo di recuperare un carico di droga diretto al mercato nordamericano che era stato nascosto dai narcos su uno dei mezzi su cui viaggiavano gli studenti. Nulla c'entrerebbe insomma, secondo gli inquirenti, la versione ufficiale secondo la quale gli studenti potessero disturbare un comizio organizzato dal sindaco di Iguala insieme alla moglie, donna imparentata con un noto clan locale. È invece confermata l'ipotesi che, a spalleggiare la gang di malavitosi che ha rapito e ucciso i ragazzi, siano stati soldati e pezzi deviati dell'esercito messicano.

L'inchiesta ha consentito anche di recuperare, sempre nell’area di Iguala, i resti di 120 persone, vittime di regolamenti di conti o omicidi eseguiti da formazioni criminali spesso in combutta con la polizia. Un cancro che mina fino alle fondamenta la stabilità del Paese sudamericano.



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