Economia
September 25 2020
La lunga storia della Badoni ha inizio alla fine del settecento lungo le pendici piene di minerali di ferro del lecchese, ricche di torrenti e di canali che alimentavano le fucine per la trasformazione della materia prima in trafilati, specialità peculiare della produzione siderurgica della zona che fu ammirata anche da Leonardo da Vinci.
Siamo agli albori della prima rivoluzione industriale quando Giuseppe Badoni da Castello sopra Lecco lasciava le rive del Lario per iniziare un viaggio all'estero che lo avrebbe portato a toccaree con mano i grandi progressi tecnologici dell'Europa della prima metà del secolo nella lavorazione industriale del ferro. Giuseppe, erede di una impresa familiare mista fra il commercio alimentare, la seta e il ferro fu il vero capostipite di una dinastia imprenditoriale delle costruzioni metalliche iniziata assieme al membro di un'altra famiglia che diventerà sinonimo della siderurgia italiana, Giorgio Enrico Falck. Nel 1844 Badoni impianta a Castello sopra Lecco in una tenuta acquistata dai conti Stampa la prima vera officina industriale in stile neogotico. Alla metà del secolo, le officine si moltiplicano con lo stabilimento di Bellano (affidato a Falck) e di Somana presso Mandello del Lario. Alla morte di Giuseppe il figlio Antonio ampliava ulteriormente l'attività con le nuove officine a gas di Lecco, frontiera tecnologica dell'epoca, specializzandosi in opere ferroviarie (ponti, tettoie). Antonio, come il fratello Carlo suo socio, morirono prematuramente. I figli dei rispettivi divisero la gestione degli impianti, quelli di Antonio andarono a Rosa e Giuseppe Riccardo, ancora minorenni e tutelati dalla zia Rosa Badoni, assistita da una rete di ingegneri ed imprenditori lecchesi per la formazione professionale dell'erede. L'orfano Giuseppe Riccardo Badoni sarà l'anima dell'espansione dell'impresa familiare decollata nel ventesimo secolo. Dopo la laurea in ingegneria nel dicembre 1907 a Milano il figlio di Antonio prende le redini dell'azienda, che fa notare da subito le proprie potenzialità all'esposizione di Torino del 1911 con la costruzione di una funivia urbana sul Po e nel 1914 a Genova con le carpenterie metalliche di una futuribile monorotaia (Telfer) per il molo Giano. La guerra è ormai alle porte e determinerà la prima grande spinta produttiva dell'azienda con le commesse militari di materiale in ferro e soprattutto di teleferiche per il trasporto materiali al fronte, molte delle quali portavano la firma di Badoni (o B.B.B. dal nome della società Badoni-Bellani-Benazzoli, quest'ultimo ingegnere già compagno di studi di Giuseppe Riccardo a Milano e suo socio nei primi anni di attività). Costantemente attento alla applicazione della tecnologia d'avanguardia alle costruzioni in ferro, l'ingegnere lecchese fu il primo ad applicare negli anni postbellici la saldatura elettrica. La produzione di materiale legato allo sviluppo delle ferrovie e degli impianti industriali fu il nucleo portante della produzione tra le due guerre. Alcune delle grandi opere realizzate in quegli anni dall'azienda (tornata ad essere S.A. Antonio Badoni-Lecco) sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti, come la copertura del grande tunnel in ferro della Stazione Centrale di Milano del 1931 e quello della StazioneTermini a Roma. Nel settore delle ferrovie Badoni non si limiterà ai ponti e alle infrastrutture, ma allargherà la competenza al materiale rotabile con la costruzione di locomotori diesel da manovra, sia progettati internamente che costruiti su licenza come la serie 207 "Sogliola" su progetto tedesco, dalla caratteristica cabina stretta e piatta per limitare l'ingombro in esercizio. Sono di questi anni anche i grandi serbatoi in ferro e i gasometri, oltre al proseguimento della produzione di impianti a fune per uso industriale. Nel 1941, con la nazione già nel secondo conflitto mondiale, Badoni realizzerà il primo dei grandi capannoni industriali della Innocenti di Lambrate, su una superficie di 80.000 metri quadrati.
La guerra, portatrice di crisi e lutti, colpirà duramente anche Giuseppe Riccardo per la perdita dell'unico figlio maschio Antonio imbarcato su una nave della Regia Marina affondata nel 1943 nel Mediterraneo. La fine del conflitto non sarà affatto sinonimo di pace alla Badoni, occupata dagli operai che avrebbero voluto epurare l'ingegner "Badùn" (come veniva chiamato dai concittadini) per un presunto appoggio al regime, aspetto fermamente negato dall'interessato dichiaratosi di estrazione liberale. Estromesso per alcuni mesi, Badoni recupererà la guida dell'azienda con un atto di riconciliazione con i dipendenti alla fine del 1945.
La seconda vita di Giuseppe Riccardo e della Badoni ha inizio dagli anni della ricostruzione, fase inaugurata nel 1948 con un viaggio in Brasile (che sarà preludio alla fondazione della Badoni do Brasil) e che segnerà l'inizio dell'espansione all'estero dell'azienda, poi culminata tra gli anni sessanta e settanta contemporaneamente alle molte commesse realizzate in Italia. Nel 1950 per volere della figlia Adriana (attiva in azienda a fianco del padre dopo la morte di Antonio assieme alle sorelle Costanza, Nicoletta, Sofia e Piera) nasceva la scuola professionale interna allo stabilimento. Dagli anni cinquanta in avanti le opere civili ed industriali saranno applicate a realtà produttive che faranno la storia della grande industria, dell'architettura e della scienza italiane. I primi anni del dopoguerra videro la Badoni impegnata nella ricostruzione delle infrastrutture ferroviarie (in particolare ponti) rese inservibili dalle incursioni aeree della guerra. Ma l'azienda di Castello sopra Lecco lasciò contemporaneamente il segno nelle strutture simbolo della rinascita economica, come la costruzione nel 1951 del padiglione della Meccanica alla Fiera di Milano, progettato da Adriana Badoni, cui fecero seguito a breve distanza un secondo padiglione per la Innocenti, quello della meccanica pesante e le strutture per la Breda Siderurgica, per citare quelle più importanti. A Roma Badoni realizza la copertura metallica dell'aeroporto internazionale di Fiumicino. All'estero, nel 1958 sarà la volta delle carpenterie del colosso siderurgico venezuelano Orinoco e a Bengasi in Libia portarono la firma lecchese i grandi serbatoi di stoccaggio dislocati su una superficie di 160.000 metri quadrati. Articolata nelle diverse specialità produttive, la Badoni si estende per 50.000 metri quadrati negli stabilimenti di Lecco corso Matteotti, con circa un migliaio di dipendenti impegnati nella costruzione dei componenti di una variegata serie di grandi commesse. Gli anni del boom economico, con lo sviluppo delle località di sport invernali, vedranno l'azienda lecchese realizzare anche impianti funiviari per trasporto passeggeri, come le telecabine Aprica-Palabione, Barzio-Piani di Bobbio e Champoluc-Crest oltre alle funivie di Taormina e dei Piani d'Erna. Rimarrà attivo anche il settore delle teleferiche industriali con alcune costruzioni monumentali realizzate negli anni agli stabilimenti Eridania di Rovigo, all'Italcementi di Palazzolo (Brescia), al Cementificio di Merone (Como), alla Carbosarda di Carbonia e all'estero con l'impianto delle Minas de Hierro di Conjuro nei pressi di Granada (Spagna). Molti saranno i carri ponte e le gru costruiti da Badoni nei due decenni, tra cui la grande gru diametrale del Cnel di Frascati (oggi Enea). L'evoluzione tecnologica accompagnerà anche la produzione dei locomotori di manovra, con la punta di diamante del locomotore telecomandato da remoto realizzato per l'uso negli ambienti pericolosi degli altiforni Breda. Alla Fine degli anni sessanta l'azienda realizza una monumentale opera autostradale ancora oggi in esercizio, il grande viadotto "Italia" lungo la A3 Salerno-Reggio di Calabria di cui Badoni fornisce la travata metallica del ponte lungo oltre un chilometro e alto ben 260 metri.
Per quanto riguardava l'estero, una delle più importanti e prestigiose commesse fu la costruzione nel 1973 di uno dei grandi piloni di sostegno del ponte sul Bosforo, oggi Ponte dei Quindici Martiri a Istanbul. Pochi mesi dopo, Giuseppe Riccardo Badoni si spegneva il 21 luglio 1974 all'età di 92 anni, lasciando l'azienda nelle mani degli ingegneri Piero Stabilini e Giuseppe Kramer Badoni, suo nipote. Nel 1979 l'azienda di Lecco si aggiudicava un altro importante appalto estero, la realizzazione delle infrastrutture metalliche dell'Università di Riyad, negli Emirati Arabi e in Italia le tribune dell'ippodromo di San Siro, a Milano.
Il declino della Badoni si consumerà a partire dagli anni ottanta, duramente colpita dalla crisi internazionale del settore siderurgico che porterà alla dichiarazione del fallimento nel 1993. Tuttavia la memoria di uno dei protagonisti assoluti dell'industria del ferro in Italia e nel mondo rimane nelle opere realizzate negli anni e nella memoria collettiva dei lecchesi, per i quali Giuseppe Riccardo Badoni fu attivo in numerose iniziative nell'istruzione, nello sport e nella promozione dell'immagine della città lacustre. Tra queste ricordiamo la presidenza delle Mostre Quinquennali lecchesi, quella dell'Ente Lecchese dell'Insegnamento Professionale, la fondazione dell'Istituto Vittorio Emanuele III (poi N.Cazzaniga) per la profilassi e la cura della tubercolosi, la ricostruzione dell'asilo di Castello sopra Lecco e la lunga presidenza (dal 1912 al 1961) della Società Canottieri Lecco.
Marta Badoni, ultima figlia di Giuseppe Riccardo, con la pronipote Francesca Brambilla hanno contribuito alla raccolta e alla divulgazione del materiale archivistico della storica azienda di famiglia in collaborazione con il Polo Territoriale di Lecco del Politecnico di Milano, perché la memoria di un'impresa che fu pietra miliare della storia industriale italiana possa restare viva e forse anche ispirare le future generazioni con l'esempio di una realtà aziendale che seppe coniugare tecnica, maestrìa, arte e qualità in opere ancora oggi ammirate in tutto il mondo.